Quando sono arrivato qui vent’anni fa – o dieci, o un mese o sei giorni, non fa più differenza – mi sono reso conto di aver dimenticato a Roma le ciabatte. “E che sarà mai – mi son detto – a parte che a casa non ci sto mai, quanto vuoi che mi servano? Poi alle perse si comprano. Mica stiamo nell’Africa nera”. No, infatti. Perché nell’Africa nera qualche sciamano che te rimedia du ciavatte che non siano fottute infradito per duecento euro lo trovi. Qui no. E io odio le fottute infradito. Per tutto il tempo che sono stato qui ho resistito. Per una questione di principio, sarei stato disposto a camminare a piedi scalzi pure sulle pietre roventi, per non comprarle. Ma non a smettere di fumare il sigaro sul balcone, con le tempeste perfette che si son messe su questi giorni, senza ciabatte, era impossibile. Indovinate com’è andata a finì? Per fortuna viene in mio aiuto l’amico Lapo Elkann che, eccentrico com’è, si presenta sul red carpet non si sa per quale motivo con delle ballerine con tanto di fiocchetto. Non ridete. Non sto scherzando, adesso.
Mi sento sollevato perché al cospetto le mie infradito fosforescenti sono più mascoline che spaccare la legna in camicia a quadri con le maniche arrotolate e il deltoide in evidenza e più stilose di Orson Welles che fuma la pipa in smoking. Inoltre, non ci farei mai un dannato red carpet. Ma si sa, lui le cose le fa a cazzo di Elkann.
Oggi è il giorno di Virzì, l’uomo che quando ero ragazzino mi faceva morir dal ridere con il tizio che diceva ‘Wyoming’ a rutti in ‘Ovosodo’. Ho proprio voglia di un filmetto allegro. Esco che piango come ‘na fontana, mortacci sua. The Leisure Seeker è una storia di vecchi che si amano e ancora fanno sesso (e te credo, Helen Mirren è bona come il pane pure all’età sua. Lui invece è Donald Sutherland, gravemente rincoglionito e diciamo che il ruolo gli calza. Calcolando la differenza di resa estetica tra i due, direi che gli va benone) ma decisamente meno zuccherosa dei cicì ciciò con cui ci hanno trastullato Jane Fonda e Robert Redford direi a occhio e croce sei anni fa (o due settimane, o due giorni, non conta. Qui il tempo non esiste). Sti vecchi prossimi alla fine a un certo punto rubano un camper al figlio e si mettono in viaggio per l’America. Il finale lo possiamo immaginare ma restate dopo i titoli di coda.
SPOILER……………………………………………. appare Thanos.
Ang
Io questa
mattina ho appuntamento per trucco e parrucco, e non perché ce ne
sia particolarmente bisogno qui (come diceva Ang passiamo le
giornate tra persone vestite come DiCaprio in The
Revenant a quelli vestiti da pinguini che se vengono
solo a fà i selfie tra cinesi fuori dal red carpet), ma perché dopo
due giorni di pioggia, ma di quelle monsoniche che pensi ti abbia
mandato qualche ex fidanzato solo per romperti i coglioni e farti
uscire vestita come una foca monaca, ero impresentabile pure per il
Selvaggio Lido. Per cui realizzo che forse è il caso di rendermi
un’umana e decido anche di farmi truccare, almeno per coprire le
occhiaie da ore di sala al buio che ci rendono tanto truci, che poi
sembriamo sempre incazzati col mondo andando ad alimentare
l’orrendo cliché secondo cui i critici sarebbero sempre incazzati
perché in verità volevano fare i registi ma erano pippe ar sugo.
Orrendo, ovviamente, in quanto vero, nel 90%. Ora uno che non
lo sa pensa: ‘E che ce vò, vai, te mette un po’ di ombretto,
mascara, rossetto, 5 minuti e via’. Colcazzo, miei
amati ventiquattro lettori. Arrivo coperta con un foulard e gli
occhiali come Mata Hari per la vergogna di
mostrare le ore di sonno perse, e ti trovi davanti questo Dio che
uccide le imperfezioni, bellissimo già alle nove del mattino, che
ti scruta con calma, ti studia, e poi inizia a pulire i pennelli.
Tu osi dirgli ‘guarda, una cosa veloce giusto per nascondere le
occhiaie’ e quello emette un ultrasuono, simile forse a quello dei
delfini in un delfinario quanto non acchiappano al volo er pescetto
– o se preferite, a quello emesso del Mostro della Laguna nel film
di delToro quando gli danno scosse elettriche sulle palle, e con
buona ragione – e mentre tu cerchi di sdrammatizzare e intanto te
copri le orecchie per non avere le convulsioni lui ha già sfoderato
un porta arnesi che simile forse l’hai visto in un film di
Tarantino, e conteneva cose non proprio piacevolissime, e inizia a
lavorare. Con una cura meticolosa e sprezzante verso le lancette
che io guardo con la coda dell’occhio mi tortura per circa mezz’ora
– roba che al cospetto le ossa spezzate e le sevizie di
Brawl in Cell Block ’99 sono scherzi al
telefono che finiscono con ‘stocazzo’ – e vi assicuro sono
cose che pure io che faccio pipì in testa a Clio Make
up non avevo mai visto fare. Dopo tutto questo lavoro,
felice finalmente di potermi fumare una sigaretta, entrare in sala
e godermi il film mi metto in coda per vedere Virzì. Non l’avessi
mai fatto. Pure io ho pianto in maniera imbarazzante, scambiandomi
kleenex col mio vicino di posto che a un certo punto, se non avesse
tirato fuori una banana per far merenda (e io odio l’odore di molte
cose, tra cui quello) avrei abbracciato. Poi il pensiero è andato
al mio trucco, e al Dio dei pennelli e fortunatamente prima di
uscire dalla sala sono passata dal bagno, che è sempre un piacere
incontrare durante il festival, e ho cercato di ripulirmi senza
sembrare Pierrot. In tutto questo incontro una ragazza che piagne
pure lei, le faccio un cenno di intesa, le dico ‘Virzì eh’, me dice
‘no m’ha mollato quel gran figlio di una bòna donna del mio
fidanzato, ora che torno lo ammazzo’. Bene, come non detto, pietra
sopra. Finale con le feste, che non sempre sono una cosa bella.
Perché il tipo di feste varia da quelle in cui invitano anche i
cavalli di fronte al red carpet, a quelli in cui per entrare devi
superare prove di sopravvivenza. Ad esempio ieri io e Ang abbiamo
dovuto indossare una calzamaglia colorata e saltare su un tetto in
un posto indicatoci da una mail anonima. Su quel tetto, dopo aver
dato prova di saper stare 5 minuti nella posizione del Guerriero
tipica dello Yoga Asana. Dopo questa prova, ci siamo calati dal
tetto e io ho dovuto fare il bagno nella fontana davanti alla
biglietteria, che ora copre la famosa buca della darsena, urlando
‘Ang, Ang, came here!’. E solo allora, finalmente, un ragazzo
rasato vestito da Borghi ci ha consegnato 2 biglietti per andare
alla festa. Com’è stata? Non lo sappiamo. Siamo annati a cena da
Tiziano, ristoratore amabile che ce tiene il posto
a qualsiasi ora, perché le cose troppo complicate ci stanno sul
cazzo a prescindere. Ci vediamo domani, voi intanto fate 10
flessioni.
Vì