L’horror è, cinematograficamente, uno dei generi più apprezzati. Questo filone, oltre ad aver sfornato film diventati veri e propri cult, è anche uno di quelli più redditizi, capaci di sollevare adeguatamente il box office. Nel corso del tempo si è però notato un certo affaticamento da parte di registi, sia veterani che novelli, nel proporre storie originali, o che comunque fossero in grado di catalizzare appieno l’attenzione e l’interesse del pubblico. Questa incrinatura, se possiamo definirla così, si è riscontrata di più nei franchise, molti dei quali hanno perso di forza e potenziale. Nonostante siano tanti ad avere questa problematica, ce ne sono però alcuni che, a discapito degli anni, hanno continuato a funzionare anche con i propri sequel o, addirittura, remake, merito soprattutto di aver avuto idee valide alla base, su cui sono poi andate a costruirsi uccisioni stuzzicanti e fresche trame. Vediamo quali sono.
La casa
Uno dei franchise horror più conosciuti e amati è La casa, iniziato come trilogia diretta e prodotta da Sam Raimi con protagonista Bruce Campbell. Al centro delle rispettive trame un gruppo di cinque ragazzi che, trascorrendo un weekend in uno chalet di montagna, scoprono un libro, quello dei morti, a causa del quale verranno coinvolti in eventi terribili. La saga, forte soprattutto del suo tono satirico miscelato al gore e all’arguzia, non possiede film brutti. Una delle sue carti vincenti, almeno nei primi tre, è il main character, Ash William, per l’appunto interpretato da Campbell. Ma anche il remake di Fede Álvarez del 2013 si definisce una pellicola altrettanto avvincente, con i suoi personaggi accessibili e una trama che presenta un buon equilibrio fra commedia e orrore.
The Ring
Quando pensiamo ai franchise horror d’effetto, The Ring è in cima alla lista. In realtà a questa saga colleghiamo anche il nome di Samara, uno dei personaggi presenti più terrificanti, la cui immagine è diventata molto popolare nel tempo. Tutti i film appartenenti al franchise risultano essere molto buoni e ancora di successo nonostante l’avanzare del tempo, merito soprattutto di protagonisti avvincenti ed emozionanti. Inoltre, il franchise di The Ring riesce a bilanciare in maniera ottimale tensione e jumpscare, senza abbandonarsi a un solo tono o atmosfera. Ed è proprio il giocare su questi elementi narrativi e di scena ad aver reso The Ring famoso, producendo di conseguenza una serie di film in grado di tenere incollati alla sedia.
REC
Tra i franchise horror più sottovalutati ma efficaci c’è poi REC, di origine spagnola. Questa serie di film pone al suo centro dei personaggi che vengono infettati da un virus in grado di trasformarli in una sorta di zombie. La tecnica usata è quella del found-footage, attraverso la quale sembra che le riprese siano delle registrazioni effettuate dagli stessi protagonisti, garantendo così una piena immersione del pubblico. Tutta la saga, per il tipo di narrazione utilizzata e per la capacità di fondere fantascienza, horror e religione, è stata sin da subito apprezzata dai fan del genere e tutt’oggi riscuote successo, segno di buon lavoro e di un’originale idea di base.
Saw
Anche Saw rientra fra i franchise horror più amati dal pubblico, e uno dei motivi principali è il suo avere una componente molto forte del thriller all’interno. Creata da James Wan e Leigh Whannell, la saga (con al centro il tema splatter) è composta da dieci film e uno spin-off, realizzati dal 2004. Nonostante i metodi di omicidio risultino contorti, essi sono comunque all’altezza dello stile narrativo utilizzato per gli archi dei personaggi e per le trame. La forte suspense e la costruzione di un killer di livello come Jigsaw, capace di catalizzare tutta l’attenzione su di lui, hanno reso Saw un franchise immortale, oltre che molto redditizio.
Insidious
James Wan e Leigh Whannell sono una coppia che conosce bene il genere dell’orrore, e sanno come maneggiare la materia narrativa per plasmare racconti di terrore a causa dei quali il sonno non diventa più così tranquillo. Un altro franchise horror avvincente, nato dal loro instancabile sodalizio, è proprio Insidious, un saga che da quando è nata ha rallegrato di parecchio i botteghini di tutto il mondo. Ciò che dal 2010 ha convinto pubblico (e anche critica) è il modo in cui i film disturbano il proprio spettatore: essi infatti non ricorrono a metodi horror convenzionali, ma piuttosto sfruttano il mistero. Coloro che vengono posseduti hanno un comportamento e un aspetto ambiguo, molto strano, tanto da rendere inquieto il pubblico, che si sente angosciato. Inoltre, ogni pellicola del franchise si erge su una trama molto forte, capace di tenere da una parte impegnati i fruitori per comprenderla, dall’altra di averli sempre altamente spaventati.
Scream
Abbiamo parlato di franchise horror di grande successo, ma quando si tratta di iconicità un posto in prima fila lo ha Scream, il quale ha “dato alla luce” un villain davvero fenomenale, Ghostface. Il sottogenere è lo slasher, qui davvero rivitalizzato, e ha come creatore Wes Craven, il quale si ispirò liberamente agli omicidi perpetrati da Danny Rolling nel 1990. Uno dei meriti della saga è aver designato personaggi interessanti, realistici e con personalità molto ben sviluppate, il che ha reso ogni pellicola credibile ed entusiasmante. Inoltre, la vera bellezza dei film è che si impiantano su alcune importanti regole per sopravvivere a un prodotto dell’orrore, e ognuno di essi ne presenta di nuove.
The Grudge (Ju-On)
Un altro franchise horror che non presenta film mal riusciti è The Grudge. La saga è iniziata con le pellicole giapponesi di Ju-On, per poi espandersi e includere gli omonimi remake americani. Nonostante sia difficile che un remake possa mantenere qualità e intrattenimento del suo originale, The Grudge fa un’eccenzione: i film sfoggiano gli stessi elementi spaventosi e interessanti della loro versione orientale, e questo rende l’intero franchise oltre che valido, memorabile.
Psycho
Un franchise degno di nota è Pyscho, iniziato con l’intramontabile thriller del Maestro Alfred Hitchcock. Nel 1960 il regista insegnò al cinema come costruire la suspense attraverso la storia del folle killer Norman Bates, e alla fine il lungometraggio fu definito il precursore del genere slasher. Quando il film uscì, Hitchcock non si sarebbe mai aspettato che se ne potesse costruire un’intera saga, ed in effetti prima che questo accadde passarono degli anni. Nel 1983, il sequel divenne realtà e Anthony Perkins tornò a vestire i panni del brutale antagonista nato dalla penna di Robert Bloch. Se lo paragoniamo ad altri franchise, Psycho è uno di quelli che riesce a mantenere i suoi film freschi, includendo linee di trama aggiuntive e utilizzando un tono sempre coerente e capace di mescolare diversi generi, fra cui la commedia dark e il thriller psicologico. Questi sono fra l’altro i motivi per cui Psycho è diventato un esempio su come costruire un buon franchise senza condannarne la qualità.
Killjoy
Continuiamo con il sottogenere slasher e parliamo di Killjoy, altro franchise horror meritante di attenzione, che sorregge la sua narrazione sulle azioni di un clown killer demoniaco. La sua personalità, pur essendo malvagio, risulta essere divertente e soprattutto non ha segni di stanchezza, grazie al suo riuscire a fondere personaggi classici come Pennywise e Jojo il Klownzilla. A rendere un successo il personaggio probabilmente è il fatto che ogni suo omicidio è diverso: Killjoy non segue uno schema unico, e le sue uccisioni oscillano fra il caos incontrollato e l’organizzazione metodica, dando sempre l’impressione di assistere a qualcosa di nuovo, o comunque inaspettato. Tale caratteristica, che va aggiungendosi a un tipo di scrittura che si ispira allo stile campy, ha reso la saga indimenticabile.
Cube
Concludiamo con Cube, franchise horror fantascientifico di produzione canadese costituito da quattro film, diretti da Vincenzo Natali, Andrzej Sekuła, Ernie Barbarash e Yasuhiko Shimizu. Oltre a suscitare curiosità il mondo mai rivelato in cui i personaggi vivono gli eventi, grazie al quale il pubblico può farsi delle proprie idee, la saga propone trappole assassine che variano per stile e metodo, e che mostrano diversi tipi di mutilazione. Il mistero dell’ambientazione e il meccanismo con cui cui viene esplorata la società che ha ideato le trappole mortali, rendono Cube un franchise esente da film brutti ma che, al contrario, ha il grande potenziale per mettersi alla pari con altre saghe iconiche.