Per la rubrica film d’animazione ecco la recensione di Rock and Rule di Clive A. Smith, un vero e proprio cult del genere, distribuito allora dalla MGM.
Anno: 1983
Regia: Clive A. Smith
Trama: La storia è
ambientata in un futuro apocalittico dalle atmosfere che sembrano
omaggiare Blade Runner di Ridley Scott. In seguito ad un’esplosione
nucleare, il genere umano si è estinto e le città sono state
ripopolate da cani e topi mutanti, gli unici sopravvissuti a questa
tragedia. Mok, una folle rockstar in declino, vuole evocare
tramite le vibrazioni generate da una particolare sequenza di note
detta ‘Armageddon key’, un potentissimo demone proveniente da
un’altra dimensione. Egli è alla ricerca di una voce che riesca ad
emettere questa particolare melodia ed il caso vuole che si
imbatta in Angel, giovane vocalist in un gruppo di topi punk-rock.
La ragazza è l’unica in grado di cantare le fatidiche note
dell’Armageddon key.
Analisi: Rock and Rule è un film d’animazione realizzato nel 1983 dallo studio canadese Nelvana che due anni prima aveva prodotto Heavy Metal, altro film cult del cinema d’animazione per adulti. Gli ingenti capitali investiti in quest’ambizioso progetto, portarono la Nelvana sull’orlo della bancarotta da cui riuscì a sollevarsi grazie alla realizzazione della serie televisiva Care Bear, qui da noi i famosissimi Orsetti del cuore. Inoltre la sfortuna volle che la MGM, casa di distribuzione del film, venisse acquisita dalla United Artists proprio in quel periodo. I vertici del nuovo assetto aziendale, concentrati su nuove e più pressanti priorità, si disinteressarono a Rock and Rule e così il film non venne mai distribuito negli Stati Uniti. Fu presentato ad un festival cinematografico in Germania, distribuito in alcuni cinema del Canada senza troppa fortuna ( gli spettatori di quel periodo non si aspettavano la presenza di parolacce e contenuti trasgressivi in un cartoon ) ed infine ebbe alcuni passaggi in emittenti televisive canadesi.
Rock and Rule: recensione del film d’animazione di Clive A. Smith
La riscoperta di Rock and Rule avvenne anni dopo grazie al passaparola ed alla circolazione di VHS condivisi dai vari appassionati di questo genere che lo spacciarono come opera del regista indipendente Ralph Bakshi (Fritz il gatto, Il signore degli anelli). Rock and Rule non arrivò mai nelle sale italiane ed allo stato attuale le uniche copie in circolazione sono in lingua inglese.
Sebbene il plot
sia piuttosto debole e non del tutto originale, ciò che affascina
in questo lavoro è lo stile grafico e la colonna sonora. Risultano
particolarmente curati sia il Character Design, sia la creazione
degli sfondi e delle ambientazioni. Viene fatto largo uso del
Rotoscoping uno stile d’animazione che consiste nel creare i
movimenti del personaggio ricalcando quelli di un modello in
carne ed ossa filmato precedentemente. Viene usato per rendere più
fluide e realistiche le movenze di figure antropomorfe ed è una
tecnica molto antica a cui, ad esempio, fece ricorso anche la
Disney in alcune scene di Biancaneve e i sette nani. Forse la voce
che uno degli autori fosse Ralph Bakshi è nata proprio da questa
caratteristica del film, infatti Bakshi è stato uno dei registi più
radicali nell’impiego del Rotoscoping nel cinema d’animazione. A
quest’uso tradizionale si affianca, però, anche una sperimentazione
delle nuove tecnologie elettroniche applicate al video che negli
anni ottanta vedono il loro maggiore sviluppo e che si evolveranno
poi, nella grafica in tre dimensioni del cinema d’animazione
contemporaneo.
Frutto della collaborazione con grandi nomi del Rock, la colonna sonora voleva essere la maggiore attrattiva di questa produzione. Infatti, subito dopo il prologo, i primi nomi presenti nei titoli di testa sono quelli dei musicisti che hanno collaborato alla sua realizzazione. Per citarne alcuni, Debbie Harry vocalist del gruppo Blondie che interpreta le canzoni di Angel (ed alla quale si ispirarono i disegnatori per il character design di questo personaggio), Lou Reed e Iggy PoP che interpretano le canzoni di Mok e gli Earth, Wind & Fire con un brano inserito all’interno di una scena in discoteca (una delle più incriminate e trasgressive del film).
Rock and Rule è un film, quindi, al servizio della musica e delle immagini in grado di ipnotizzare lo spettatore. Un opera dal passato “difficile” ma che forse, grazie a questa sua recente riscoperta, potrà riscattare in futuro.