Blood Simple – Sangue facile: recensione del primo film dei Fratelli Coen

Blood Simple - Sangue facile

Blood Simple – Sangue facile è il film del 1984 diretto da Joel Coen con protagonisti Dan Hedaya, Frances McDormand, John Getz, M. Emmet Walsh, Samm-Art Williams, Deborah Neumann, Raquel Gavia, Van Brooks, Loren Bivens, William Creamer, Nancy Finger, Shannon Sedwice.

 

La trama di Blood Simple – Sangue facile

Il film ruota intorno alla liaison clandestina tra Abby, moglie di Marty, proprietario di un locale dalle indiscutibili origini greche, e Ray, un suo lavoratore stipendiato. Tra i due si accende la passione travolgente, ed è galeotta una “passeggiata” in auto per riaccompagnare la donna a casa, durante la quale riescono ad esternare entrambi i loro sentimenti e decidono di agire affittando la stanza di un motel e facendo subito l’amore.

Marty, dal canto suo, non accetta di essere cornuto e contento, così assolda un investigatore privato, tale Loren Visser, per spiare le loro messe. Quando l’uomo conferma ad un gelosissimo Marty che i due amanti traditori continuano a vedersi, l’uomo decide di pagare lautamente Visser affinché elimini fisicamente i due con un mossa sola.

L’analisi di Blood Simple – Sangue facile

Blood Simple – Sangue facile, nella traduzione italiana, è l’opera prima dei fratelli del Minnesota.  La storia segue fondamentalmente una tradizionale trama noir, con un triangolo amoroso, omicidi, sangue e tensione: ma l’abilità dei fratelli Coen (Joel, accreditato come regista, ed Ethan, solo come produttore) sta proprio nel sovvertire le regole di un genere che ben conoscono e con il quale sono cresciuti, al fine di decostruirlo e ristrutturarlo in un modo totalmente diverso ed atipico.

Particolare triangolo di inganni e riflessi, come in un gioco di specchi, tutti i personaggi coinvolti sono allo stesso tempo vittime e carnefici, predatori e prede, accollandosi colpe non loro e macchiandosi di peccati incancellabili anche quando sono palesemente innocenti oppure, in realtà, proprio per via dei loro comportamenti scorretti pagano l’ironia sadica di un destino beffardo?

I Coen, ancora lontani dall’umorismo prettamente cinico e cattivo che li contraddistingue, si concedono però di riprendere con sguardo beffardo il destino crudele che accomuna Marty, Abby, Ray e Visser: pedine sulla scacchiera della vita colta nelle sue infinite sfumature di bianco e nero, con la luce borderline che taglia il nero denso della notte irrompendo, come un faro, sulla colpevolezza delle loro nefandezze. Gli esseri umani sono tendenzialmente cinici e malvagi, e così si comportano se viene data loro l’occasione; alcuni critici hanno mosso al film particolari critiche legate alla crudeltà delle immagini e dei suoi personaggi, all’odio che traspare dalla storia e dalla pellicola stessa.

Blood Simple – Sangue facile è stato definito duro, irritante e rozzo (anche a livello tecnico), senza però negare la sottile genialità e il talento di Joel Coen, premiato dalla giuria del Sundance Film Festival del 1985, che confeziona in coppia con il fratello un prodotto ben lontano dagli standard e dalle finezze del genere noir, caratterizzato da meccanismi perfetti ad orologeria, ma forse troppo chiuso nella sua austera e rarefatta perfezione tanto da perdere di vista la verità dei personaggi e il realismo antropologico dei comportamenti umani.

Nel 2009 il regista cinese Zhang Yimou ne realizza un remake più in salsa comedy intitolato Blood Simple – a Woman, a Gun and a Noodle Shop.

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Ludovica Ottaviani
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Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.
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