Cube – Il Cubo recensione del film di Vincenzo Natali

Cube – Il Cubo è un film del 1997 diretto da Vincenzo Natali e con protagonisti Nicole de Boer, Nicky Guadagni, David Hewlett, Andrei Miller, Julian Richings, Wayne Robson e Maurice Dean Wint.

 

Cube - Il Cubo recensioneTrama Cube – Il Cubo: Un poliziotto, un criminale, un medico, un impiegato e una studentessa di matematica si risvegliano all’interno di uno strano ambiente cubico formato da sei portelli su cui sono incisi dei numeri. Senza sapere come e perché ci siano finiti, i cinque individui iniziano a collaborare, seppur con le consuete frizioni, per trovare un modo per uscire. Ben presto scoprono che alcuni dei pannelli sono mobili e si aprono su altri ambienti cubici simili al precedente, ma altri contengono trappole mortai. La studentessa capisce che solo i portelli su cui non sono indicati numeri primi conducono alla salvezza, e durante uno dei trasbordi da un ambiente all’altro, entrano in contatto con un giovane ragazzo affetto da autismo, che però pare l’unico in grado di aiutarli. Inizia così un terribile viaggio in cui il gruppo tenta di evadere da questo misterioso cubo.

Analisi: Esordio col botto per Vincenzo Natali, regista canadese di origini italiane, che reinventa il genere di unknown awakening (risveglio sconosciuto) miscelando tra loro i generi del thriller e della fantascienza, proponendoci un labirintico e opprimente universo dove l’apparente tranquillità e armonia della perfezione geometrica della matematica diventa qui simbolo di paura e caos totale.

Facendo leva sull’indefinito e sulla mancanza di informazioni spazio-temporali, in Cube – Il Cubo Natali tesse una stupenda trama in cui gli esseri umani paiono vere e proprie cavie da laboratorio in un perfido gioco di quella che pare essere un’entità superiore indefinita estremamente rigorosa e calcolatrice (nella versione originale della sceneggiatura si parlava addirittura di un’intelligenza aliena).

Ne il Cube – Il Cubo i cinque personaggi, ognuno con un nome che rimanda ad un penitenziario americano (Quentin, Rennes, Hollaway, Worth e Leaven) rappresentano l’alter ego tematico della loro condizione di prigionia, in cui però ognuno, con le sue peculiari qualità individuali, diventa un tassello prezioso nella risoluzione dell’enigma e nella possibile fuga.  Solo Kazan, il ragazzo artistico, pare un pesce fuor d’acqua, finendo però con il rivelasi il faro di salvezza del gruppo. Utilizzando una satura fotografia a colori primari edita da Derek Rogers e un unico set cubico di 14 piedi x 14 in cui i colori delle pareti cambiano a seconda della sezione, Natali sviluppa appieno il tema del topo in trappola, lavorando più per sottrazione che per aggiunta, utilizzando un montaggio minimale in favore di lunghi piani sequenza che ben rendono, assieme alle inquadrature grandangolari (marchio di fabbrica del regista), tutto il soffocamento della storia e dell’ambiente. Le stupende musiche di sintesi di Mark Korven aggiungo un tocco in più, sposandosi alla perfezioni con il rigore matematico su cui l’intera opera si basa.

Cube - Il Cubo recensione

Usando un cast di semi-sconosciuti (almeno per l’epoca) il regista ci immerge assieme ai personaggi, portandoci inconsciamente a provare il loro stesso sentimento di claustrofobia e di oppressione, in una vera forma di immedesimazione da manuale cinematografico.

Gioca con noi Natali, gioca e si diverte a far scontrare i suoi personaggi per testare le loro reazioni e per vedere come la loro intelligenza li porterà a risolvere un problema, proprio come un test scientifico sui topolini bianchi. Anticipando di gran carriera i grandi capolavori del filone che avranno in Saw la loro consacrazione, Cube – Il Cubo reinventa l’immaginario delle paure umane, propinandoci inoltre concetti matematici molto complessi in una maniera così semplice e razionale che, dopo la visione, non stupisce che i voti scolastici nella materia subiscano una brusca impennata.

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