Calls: recensione della serie tv di Fede Álvarez

Calls recensione serie tv

Calls, nuova miniserie Apple TV+, rinominata come “thriller acustico”, traccia una nuova frontiera dell’audiovisivo, risultando un esperimento mirabolante e da non perdere. Calls, la nuova serie Apple TV+, ricalca le basi di una omonima produzione francese creata da Timothée Hochet. Reinventata quasi totalmente in questa versione americana, prodotta da Studiocanal e Bad Hombre, è diretta da Fede Álvarez, conosciuto per il remake de La casa e per Man in the Dark.

 

Calls – una nuova modalità di fruizione del racconto

La miniserie consta di 9 episodi della durata di 20 minuti ciascuno, che coinvolgono emotivamente e sensorialmente lo spettatore, trascinandolo in una dimensione altra, visionaria e allucinatoria, in cui si intrecciano storie di individui apparentemente svincolate tra di loro, ma che si riveleranno poi interconnesse. Calls oltrepassa i limiti dell’audiovisivo, proponendo una nuova modalità di fruizione del racconto, da gustare in una sola visione e munendosi di cuffie, per potersi isolare dalla realtà circostante e immergersi totalmente nel ritmo serrato e conciso del racconto, in un turbinio vorticoso di mistero, rivelazioni e suspense. 

Calls: linee di dialogo in cui nulla deve sfuggire

Calls scardina il metodo di visione canonica per lo spettatore, che deve mettere in moto la propria immaginazione per seguire una narrazione incalzante e in continuo mutamento, che tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo. Noi spettatori assistiamo come degli infiltrati a conversazioni telefoniche tra due o più persone mentre sullo schermo appaiono i dialoghi scritti, supportate da onde sonore psichedeliche e allucinatorie che cambiano di intensità, dimensione e colore a seconda del tipo di racconto a cui stiamo assistendo. Sono quindi i dialoghi e le onde sonore a pervadere lo schermo e irretire lo spettatore: non assistiamo a nessuna performance di attori in carne d’ossa, siamo guidati solo linee di dialogo da seguire attentamente. Particolarità delle onde è poi che spesso rendono graficamente la forma dell’ambiente in cui avviene la telefonata: una casa, una prigione, un aereo, per meglio poter visualizzare azioni e luoghi. 

Le ambientazioni e i volti dei protagonisti possono quindi fluttuare tra i nostri pensieri, cambiando a seconda del punto di vista che ci viene presentato e mettendo in moto la nostra immaginazione. I dialoghi vengono interrotti ripetutamente da delle interferenze che avranno ripercussioni sulle vite dei protagonisti, e lo spettatore diventa co-partecipe di questo dramma, presentato inizialmente come privato, ma che si rivela essere esistenziale, comunitario. La tensione cresce di episodio in episodio, in un crescendo di carica emotiva che ognuna delle voci prelevate dal cast corale della serie riesce a trasmettere. Rosario Dawson, Nick Jonas, Karen Gillian, Jaeden Martell, Stephen Lang, Aubrey Plaza, Aaron Taylor-Johnson, Lily Collins, Riley Keough, Mark Duplass, Paul Hauser e Pedro Pascal sono gli attori chiamati a prendere parte a questo progetto incredibile, dalla narrazione mirabolante e vorticosa, scandita da un montaggio concitato, che non conosce tregua, proprio come i protagonisti degli episodi, trascinanti nel vortice incessante e delirante in cui diventano vittime, carnefici o pedine di un disegno più grande, apocalittico. 

Un’esperienza immersiva e psichedelica

Ad ogni episodio, e quindi conversazione telefonica a cui assistiamo, si associa il terrore dell’ignoto, di una dimensione altra e sconosciuta che prende il sopravvento senza alcun avvertimento. La trama di “Calls” ha a che fare con viaggi astrali, sdoppiamenti di personalità, fenomeni fisici e naturali apparentemente incomprensibili, ma il cui intento narrativo è condurre in una precisa direzione, ben stabilita dalla scrittura efficace di ogni episodio. 

Nota di merito aggiuntiva della serie sono le tracce musicali, un comparto sonoro ottimale per poter intessere la narrazione in un futuro incerto, degenerativo e al di là di ogni limite esistenziale. Ogni traccia sonora amplifica la disperazione, l’impotenza e l’incredulità dei personaggi di fronte agli avvenimenti fantascientifici che testimoniano. Le sonorità e gli effetti grafici da cui è impossibile  staccare gli occhi consegnano allo spettatore piano piano dettagli impercettibili, che però si riveleranno fondamentali di fronte al quadro complessivo della nuova frontiera cinematografica tracciata dalla serie. Anche ciascun timbro vocale degli attori protagonisti, il lavoro di modulazione del tono di voce e dell’interazione con chi sta dall’altra parte del telefono, sono fattori chiave e vincenti per condurci in un’esperienza visiva mirabolante. I personaggi presentatici sono  figure che vanno sgretolandosi, auto-distruggendosi, arrivano a lasciarsi alle spalle qualsiasi forma di umanità, di fronte ad avvenimenti indefinibili. Esistenze distanti eppure incrociate, lutti, drammi e fenomeni inspiegabili che vanno ad intrecciarsi, convogliate in un disegno più grande, che va oltre la capacità umana di comprendere. 

Riusciamo a tracciare le fila del racconto soltanto una volta conclusa l’intera miniserie. Non a caso, il regista ha consigliato agli spettatori di guardare gli episodi nell’ordine in cui appaiono su Apple Tv+, per potere ripercorrere i propri passi e tracciare un quadro complessivo di ciò a cui hanno assistito, una volta terminata la visione.

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Agnese Albertini
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calls-fede-alvarezCalls traccia una nuova frontiera audiovisiva, proponendosi come prodotto ardito e vincente nel raffigurare conversazioni telefoniche sullo schermo, che seguono una trama a sfondo fantascientifico e dai tratti psichedelici. Un esperimento mirabolante, un thriller uditivo che conduce lo spettatore al di là di qualsiasi dimensione terrena.