Tra gli eventi speciali del Fuori Concorso di Venezia 81, c’è anche a presentazione di M – Il Figlio del Secolo, la serie Sky diretta da Joe Wright e interpretata da Luca Marinelli, e adattamento del l’omonimo romanzo premio Strega di Antonio Scurati.
La trasposizione, a opera di Stefano Bises e Davide Serino, propone un ritratto moderno e graffiante di Benito Mussolini e della sua ascesa politica, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento fino all’imposizione della più feroce dittatura che l’Italia abbia conosciuto. Un’ascesa fulminea, acclamata da una popolazione allo stremo dopo le sofferenze della Prima Guerra Mondiale, che ha permesso l’apertura verso un movimento che avrebbe dovuto risollevare l’italianità ferita e che ha invece trascinato il Paese, dopo indicibili e ingiustificabili violenze interne, verso la disfatta della Seconda Guerra Mondiale.
M – Il Figlio del Secolo ha il ritmo della contemporaneità
Gli elementi caratteristici di M – Il Figlio del Secolo sono innanzitutto linguistici. Joe Wright, regista di comprovato rigore e inventiva, si affida ancora una volta a Valerio Bonelli, montatore con cui lavora dal 2017, e conferisce alla serie un ritmo forsennato e allo stesso tempo ordinato , che replica la velocità e il rigore del Futurismo, corrente letteraria all’interno della quale è fiorito il contesto culturale in cui si inserisce Mussolini filosofo della nuova italianità. Il fascismo nasce dalle aberrazioni di quella corrente di pensiero e il ritmo che Bonelli e Wright danno alla serie lo rappresenta in maniera eccellente.
Interessante è anche l’uso della musica contemporanea con il coinvolgimento del Chemical Brothers: far risultare moderno e d’impatto un pensiero come quello fascista ricorrendo alla filologia musicale dell’epoca, sarebbe stato controproducente. Invece, una musica moderna e di rottura ha sullo spettatore contemporaneo lo stesso effetto che deve aver avuto il pensiero fascista sull’italiano medio di inizio novecento.
Grottesco e rivolto direttamente al pubblico
A questo comparto tecnico ricercato e puntuale si aggiunge un’interpretazione di Luca Marinelli sempre sul limite della macchietta. Il tono grottesco adottato per la maggior parte delle scene della serie, le inquadrature forzate, i punti di vista insoliti sono senza dubbio elementi che contribuiscono a dipingere un Mussolini sgradevole e spregiudicato, ma fermamente convinto dei suoi mezzi e del suo scopo alto, della sua investitura ad ammodernatore dello Stato. Il Mussolini di Marinelli si vuole differenziare da tutti quelli che gli stanno intorno, mente a tutti e per questo alla fine è davvero solo. Persino chi lo segue, adottandone i metodi di violenza e prevaricazione, viene poi allontanato e Benito, guardando più volte in macchina, come a parlare con se stesso e con lo spettatore, si trova costretto a prendere le distanze da quello che lui stesso ha creato.
E Marinelli porta a compimento un lavoro egregio, soprattutto alla luce delle sue dichiarazioni in cui confessa che “da antifascista, sospendere il giudizio sul personaggio è stata una delle cose più difficili e dolorose che abbia mai fatto nella mia carriera”. Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo, che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo è invece Italo Balbo.
M – Il Figlio del Secolo si candida a essere l’evento televisivo italiano più importante di questa stagione e forse anche per le stagioni a venire, un prodotto che parla purtroppo anche della contemporaneità e che potrebbe essere accolto con favore anche al di fuori dei confini nazionali.
Sommario
M – Il Figlio del Secolo si candida a essere l’evento televisivo italiano più importante di questa stagione e forse anche per le stagioni a venire, un prodotto che parla purtroppo anche della contemporaneità e che potrebbe essere accolto con favore anche al di fuori dei confini nazionali.