Non è la versione al femminile di Hulk, non è un mostro, non è preda della sua rabbia: potremmo dire che She-Hulk è la controparte femminile del Gigante di Giada e potremmo dire che sia migliore di lui in ogni cosa. In effetti, dati alla mano, She-Hulk è proprio questo: una versione migliore, più equilibrata e completa di Hulk.
She-Hulk: Attorney at Law, da dove parte la storia?
Lo scopriamo da subito, nella primissima parte del pilot della nuova serie Disney+, in cui incontriamo Jennifer Walters alle prese con Bruce Banner (Mark Ruffalo). Quando Jennifer si trova a dover gestire lo stesso problema del cugino Vendicatore, è ovvio che si rivolga a lui per cercare di capire di cosa si tratta e come “curarsi”, ma presto scoprirà che lei è più brava a gestire la rabbia, a modulare la trasformazione in creatura verde, a convivere, in pratica, con la sua metà bestiale, non perde mai coscienza di sé e si trasforma in una gigantessa verde ma che conserva la personalità di Jennifer. Ma una giovane avvocatessa rampante che d’improvviso si trova investita da superpoteri, e quindi super-responsabilità, è pronta a fare l’eroe? Per Jennifer la risposta non è immediata, dopotutto ha studiato tanti anni per diventare avvocato, non vorrà mica mandare tutto all’aria per una questione di poco conto come questa?
Ally McBeal con i superpoteri, ma non solo!
She-Hulk: Attorney at Law è una serie interessante nel panorama Marvel/Disney: non si colloca mai in un genere preciso, e anche se a tutti verrà in mente Ally McBeal, il paragone, seppure giusto, non rende giustizia all’intera serie che, almeno per i primi quattro episodi, varia di tono e di tema, risultando fresca e intrigante, ma soprattutto offrendo un punto di vista nuovo sul mondo dei supereroi.
Come è stato detto in sede di presentazione della serie alla stampa, She-Hulk è un sguardo privilegiato al backstage della vita di supereroe, mentre seguiamo Jennifer Walters nella sua vita quotidiana, che fa fronte a tutti gli impegni, le incombenze, gli appuntamenti che una donna in carriera di 30 anni e single deve affrontare ogni giorno. E mentre per il cugino la doccia di raggi Gamma è stata uno sconvolgimento, Jennifer, donna multitasking che oltre a fronteggiare una vita piena e attiva si trova anche a vivere in un mondo, quello della professione forense, profondamente maschilista, è semplicemente già allenata a gestire la rabbia, il disappunto, la frustrazione e quindi la sua metà verde diventa solo un task in più.
Una donna sa già come gestire la rabbia
Tutte le emozioni che fanno di Bruce un animale indomabile, un mostro pericoloso, per Jennifer sono solo un’altra seccatura, una delle tante, da gestire in una vita piena. Ed è proprio qui che ci porta She-Hulk: Attorney at Law, nella vita di Jennifer, che sceglie di continuare a fare del bene non come supereroe, ma come avvocato, anche dopo che ha ottenuto i poteri e la sorprendente capacità di gestirli.
Il personaggio di Tatiana Maslany offre una nuova prospettiva sull’essere eroe, quella di scegliere di privilegiare l’impegno e la professionalità rispetto allo “smash”, allo spaccare tutto e combattere i cattivi con la forza bruta. Certo, anche lei verrà messa con le spalle al muro, ma sarà in grado di fare le proprie scelte, controcorrente per un supereroe Marvel, ma coerenti e realistiche per una donna contemporanea che vive nel suo tempo.
Rispettato lo stile del fumetto
La serie, con una squadra alla produzione prevalentemente al femminile, riesce a portare a schermo tutto ciò che c’era nei fumetti Marvel degli anni ’80, anche la rottura della quarta parete, ma attualizzando le questioni e il punto di vista dei personaggi a oggi, con grande efficacia e con un risultato fresco e leggero. Certo, per essere un prodotto Marvel l’azione viene lasciata un po’ indietro, ma forse la scelta di produzione è uno specchio della scelta stessa di Jennifer, che cerca di essere un’eroina con il suo incredibile cervello e non con la forza. Ha studiato per questo, in fondo!