Dopo l’enorme successo avuto nel 2020, il celebre drama-horror mostruoso sudcoreano Sweet Home (in hangeul 스위트홈) è tornato finalmente su Netflix, da venerdì 1° dicembre, con la sua tanto attesa seconda stagione. La serie – creata da Hong So-ri, Kim Hyung-min e Park So-jeong – è basata sul popolare omonimo webtoon del 2017 scritto da Kim Carnby e illustrato da Hwang Young-chan, e segue la spaventosa e tragica storia di un mondo post-apocalittico invaso da terribili mostri assettati di sangue.
Sweet Home, la trama
La seconda stagione, composta da 8 episodi di circa 75 min ciascuno, riprende esattamente dallo stesso punto in cui si era conclusa la prima parte: con l’arrivo dei militari, i dieci sopravvissuti – tra cui Lee Eun-yu (Go Min-si) e Seo Yi-kyung (Lee Si-young) – lasciano la non più sicura Green Home, oramai in macerie e abitata da mostri, per raggiungere una nuova destinazione in cui il governo ha rifugiato i pochi sopravvissuti all’epidemia. Intanto, il folle Sang-wook (Lee Jin-Wook) e Hyun-soo (Song Kang) si dirigono verso la base militare di Bamseom dove il governo attende l’ “infetto speciale”, Sang-wook, per eseguire degli esperimenti col fine di trovare un vaccino e debellare questo oscuro e pericoloso virus. Ma la strada verso la salvezza è ancora lunga e i sopravvissuti si ritrovano presto a dover lottare per la propria vita anche nel mondo esterno, lontano dalla “confortevole” Green Home, e in un mondo in cui, oltre che dai mostri, sono costretti a difendersi anche dai restanti umani.
Da interno a esterno, da suicida a “salvatore”
Se la prima stagione relega tutta l’azione nello spazio limitato della Green Home, la seconda apre le porte a un campo di battaglia più vasto e non più familiare. I protagonisti si ritrovano ora a dover sopravvivere nel mondo esterno, ormai irriconoscibile e infernale, controllato da mostri e militari. Con l’ampliamento dello spazio, nuovi personaggi sono stati introdotti alla storia, come per esempio il dottor Lim, interpretato dal noto e carismatico Oh Jeong-se (It’s ok to not be okay, When the Camellia Blooms), il corrotto scienziato del governo che, mentre finge di interessarsi alla creazione del vaccino, studia le capacità e la forza dei Mostri Umani. Ed è lo stesso dottore che, nel primo episodio, afferma che in realtà è l’umanità stessa un virus, mentre i mostri sono il vaccino. Una cura che la Terra ha creato per poter sterminare coloro che, mossi da pura avidità e brama di potere, distruggono tutto ciò che li circonda, sacrificando altre specie e avvelenando il pianeta.
Ma l’arricchimento dello spazio e dei personaggi non è l’unica novità di questo secondo capitolo. Alcuni dei più significativi protagonisti, infatti, nel corso della storia, evolvono a tal punto da apparire come personaggi nuovi. Il caso più emblematico è quello di Hyun-soo: presentato nella prima puntata della prima stagione come un giovane debole e inetto che tenta il suicidio, diviene poi, episodio dopo episodio, ciò che di più vicino c’è a un eroe. Hyun-soo, seppur infetto, non può fare a meno di cercare redenzione, sacrificandosi per gli altri con coraggio e a qualunque costo, anche quello della morte.
«Questa è una storia su di noi, quelli che cercano un motivo per vivere in un mondo in cui questo è ancora più difficile del semplice sopravvivere.» – Hyun-soo, incipit Stagione 1
La crudele guerra dell’orrore umano
Che sia umani contro mostri, umani contro umani o mostri contro mostri, nel mondo senza Dio né pace di Sweet Home non c’è spazio per la lealtà, l’amore o, addirittura, l’empatia. In fondo, il dottor Lim ha amaramente ragione: l’umanità ha fallito e la dimostrazione è la malattia stessa. I mostri di Sweet Home non sono altro che uomini, donne e bambini prigionieri di un involucro nuovo, differente e disagevole. Ciò che rende davvero un “mostro”, dunque, non è l’aspetto, ma tutti i terribili vizi, i violenti desideri, le oscure paure e l’incurabile collera degli esseri umani. In altre parole, la malattia non è che la nostra essenza più infima. Ed è così che il personaggio di Hyun-soo assume un ulteriore simbologia: Hyun-soo è uno degli infetti speciali, un MU (cioè “mostro umano”), un uomo che anche se contagiato dalla malattia non ha assunto le complete sembianze del mostro. Però è anche l’unico MU a lottare ancora contro se stesso, contro la propria “mostruosità”. Hyun-soo è pronto a tutto pur di salvare gli altri, mostri compresi. Perché c’è ancora uno spiraglio di speranza e bontà. E perché tutti meritano una seconda possibilità.
Una seconda stagione che non riesce a tenere testa alle alte aspettative
La seconda stagione di Sweet Home è “troppo”. È troppo prolissa, troppo dispersiva, troppo ricca d’azione (a tal punto da avvilire i dialoghi) e con troppi personaggi (i nuovi non riescono a essere ben sviluppati, tanto da sembrare a tratti futili e facilmente dimenticabili). La seconda stagione è, poi, troppo crudele: scena dopo scena, personaggio dopo personaggio, morte e distruzione precede qualsiasi possibile speranza del pubblico di poter assistere a un attimo rassicurante. Una crudeltà che, per quanto intenda essere significativa, finisce per apparire in molti casi ingiustificata e innecessaria. A tutto questo si aggiunge, inoltre, l’eccessiva celerità con cui si susseguono gli avvenimenti, ottenendo un ritmo angosciante e spericolato che contribuisce a far perdere l’emozionante intensità che ha caratterizzato la prima stagione.
In conclusione, questo secondo capitolo dell’action-horror sudcoreano non riesce a tenere testa alla coinvolgente drammaticità del primo che, pur con qualche imperfezione, ha catturato l’attenzione e la trepidazione del pubblico mondiale. Sweet Home 2 è, per così dire, una perenne e tormentata fuga che – con un bel po’ di cliffhanger – quasi sembra voler condurre frettolosamente lo spettatore alla prossima stagione. Come annunciato nell’ultimo episodio, infatti, la terza e ultima stagione arriverà nell’estate del 2024, con la speranza per il pubblico di poter rivivere la stessa meraviglia della prima iconica stagione.