The Decameron: recensione della commedia dark di Netflix

Disponibile dal 25 luglio su Netflix, la serie reinterpreta con successo una grande opera classica, proponendola sotto nuovi punti di vista.

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Netflix invita cordialmente gli spettatori alla festa più irriverente del XIV secolo, tra giovani nobildonne dagli abiti preziosi e copricapi discutibili, affascinanti gentiluomini lussuriosi, serve ribelli e pericolosi mercenari. Diretta da Mike Uppendahl (American Horror Story), The Decameron catapulta il pubblico nel lontano 1348, quando la campagna italiana è tormentata dalla peste nera e pericolosi furfanti. In questo orribile scenario, alcuni nobili e i loro servitori sono invitati a rifugiarsi nella lussuosa e incantevole villa fiorentina del ricco e misterioso Leonardo.

 

Nel tentativo di sfuggire alla morte, dieci persone si ritrovano così, tra inganni e menzogne, a convivere sotto lo stesso tetto nella speranza di sopravvivere alla pestilenza e alle brutalità del mondo esterno. Tra loro ci sono la viziata e caparbia Filomena (Jessica Plummer) con la sua audace ancella Licisca (Tanya Reynolds, nota per Sex Education), la pudica e religiosa Neifile (Lou Gala) con il suo intelligente marito Panfilo (Karan Gill), il debole e fastidioso Tindaro (Douggie McMeekin) e il suo arrogante medico Dioneo (Amar Chadha-Patel). A questi si aggiungono l’egoista e manipolatrice Pampinea (Zozia Mamet) e la sua fedelissima serva Misia (Saoirse-Monica Jackson), la saggia cuoca Stratilia (Leila Farzad) e, infine, Sirisco (Tony Hale), l’attento custode della villa e fedele amministratore di Leonardo, che organizza in segreto questa curiosa vacanza.

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Creata da Kathleen Jordan (autrice di Teenage Bounty Hunters) e Jenji Kohan (Orange is the New Black) e liberamente ispirata alle novelle trecentesche del Decameron di Giovanni Boccaccio, la serie è composta da otto episodi di circa un’ora ciascuno ed è disponibile dal 25 luglio su Netflix.

The Decameron Tanya Reynolds
THE DECAMERON. Tanya Reynolds è Licisca e Jessica Plummer è Filomena nell’episodio 3 di The Decameron. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix © 2023

Con gentile (ir)riverenza e un audace Carpe diem

Alzi la mano chi, dopo aver visto il trailer, ha nutrito scetticismo e titubanza riguardo all’arrivo di questa commedia dark ispirata a uno dei grandi capolavori della letteratura italiana. Sebbene sia distante anni luce dal controverso Decameron di Pier Paolo Pasolini e dal Maraviglioso Boccaccio dei Fratelli Taviani, la nuova serie Netflix riesce a catturare lo spirito dell’opera originale, reinterpretandola in una chiave moderna e con un messaggio attuale.

The Decameron, con il suo stile attraente e melodrammatico tipico delle soap opera, si ispira ai racconti di Boccaccio per ricreare metaforicamente l’atmosfera incerta, caotica e folle che ha caratterizzato i primi due anni della pandemia di Covid. L’ambientazione nel XIV secolo, con i suoi giovani e frivoli nobili, serve tanto fedeli quanto ribelli e mercenari dal colpo di spada facile, funge da specchio delle paure e delle speranze che solo fino a pochi mesi fa soggiogavano le nostre vite. Raccontando di bevute nelle campagne toscane, sesso sfrenato, religione, trasgressione, inganno e avidità, la serie riflette dunque le tensioni sociali e personali emerse durante la pandemia, evidenziando soprattutto nei giovani quel profondo desiderio di evasione dalla realtà e di carpe diem.

Eros e lotta di classe

Ma nelle campagne fiorentine dipinte da Kathleen Jordan, follia e terrore non sono le uniche emozioni che riecheggiano nell’aria. Il dramedy boccacciano, infatti, dedica ampio spazio al tema dell’eros, analizzato ed espresso nei suoi molteplici volti: l’amore coniugale ed extraconiugale, quello omosessuale e platonico, così come quello fraterno e materno. Attraverso storie d’amore sfortunate e strappalacrime, The Decameron tenta non solo di offrire un ampio catalogo sentimentale che, sullo sfondo della peste nera, mette in luce l’eros nella sua diversità e vulnerabilità, ma anche di esplorare la complessità delle relazioni umane, dimostrando come l’amore possa essere una forza motrice fondamentale in tempi di crisi.

Tra tutte le storie, quella di Neifile e Panfilo si distingue come l’amore più sincero e romantico, pur essendo privo della stessa passione, perdizione e sensualità che caratterizza la maggior parte degli altri. Un legame, così profondo e sincero, da ricordare le tragedie shakesperiane, con un finale che evoca la stessa intensità emotiva e drammatica. Oltre al tema amoroso (caratteristico dell’opera originale), la serie affronta anche la questione della lotta di classe sociale. Ciò che nel primo episodio appare come un festino scatenato e mal organizzato evolve, nel corso della serie, in una lotta per la sopravvivenza intrecciata a una bramata rivendicazione sociale.

È così che sono messe in luce le differenze di potere, evidenti non solo tra nobili e popolani, ma anche tra uomini e donne, mostrando le tensioni e le ingiustizie che caratterizzano una società frammentata e arcaica (ma non troppo). In un contesto di emergenza come quello della peste, in cui nessuno è risparmiato per la propria dote o ricchezza, i personaggi – nobili e servitori – si ritrovano rinchiusi insieme e costretti a confrontarsi con una realtà dura e implacabile, arrivando persino a rinegoziare i propri ruoli e relazioni. Esplorando temi di potere, privilegio e resistenza, The Decameron arricchisce il dramma romantico con un potente e attuale affresco sociale, affiancato da una sottile e pungente critica.

The Decameron Netflix
THE DECAMERON. Tanya Reynolds è Licisca, Zosia Mamet è Pampinea, Jessica Plummer è Filomena, Lou Gala è Neifile e Tony Hale e Sirisco nell’episodio 4 di The Decameron. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Prossimamente nella Top 10 Netflix?

Con una miscela di black humor, dramma in costume e un pizzico di grezzo romanticismo, The Decameron si presenta su Netflix come un prodotto camp, goliardico e leggero, capace di bilanciare con originalità l’eredità del passato con il dinamismo del presente. Sebbene alcuni dialoghi possano risultare ripetitivi e banali, la serie di Kathleen Jordan riesce a catturare l’attenzione del pubblico, conquistato soprattutto dalla trama familiare e dal cast variegato e talentuoso, reso iconico dai meravigliosi costumi firmati dalla premiata Gabriella Pescucci.

The Decameron affronta, infine, il rischio di reinterpretare una grande opera classica, un’impresa che potrebbe suscitare dissensi tra letterati e tradizionalisti. Tuttavia, riesce a superare questa sfida con successo, sfruttando con abilità il contrasto tra l’eleganza storica e l’energia contemporanea, e offrendo un’esperienza visivamente accattivante e narrativamente coinvolgente. Tutte queste qualità rendono dunque The Decameron un’aggiunta affascinante e interessante al panorama televisivo contemporaneo.

Sommario

The Decameron supera il rischio di reinterpretare una grande opera classica, bilanciando eleganza storica e dinamismo moderno. Pur con qualche difetto, la serie si distingue come una interessante aggiunta al panorama televisivo contemporaneo, offrendo un'esperienza unica e coinvolgente.
Annarita Farias
Annarita Farias
Nata nel 1996, laureata in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee presso l'Università Federico II di Napoli e attualmente laureanda in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all'Università di Roma Tre, dove approfondisce la settima arte per scrivere di critica cinematografica con maggiore consapevolezza e passione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania come giornalista pubblicista dal 2022, ha collaborato per due anni con la testata online Ambasciator.it e attualmente scrive di cinema per Cinefilos.it e Scuola Consulting.

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The Decameron supera il rischio di reinterpretare una grande opera classica, bilanciando eleganza storica e dinamismo moderno. Pur con qualche difetto, la serie si distingue come una interessante aggiunta al panorama televisivo contemporaneo, offrendo un'esperienza unica e coinvolgente.The Decameron: recensione della commedia dark di Netflix