The New Look, recensione della serie Apple TV+ con Ben Mendelsohn

La serie è disponibile su Apple Tv+ a partire dal 14 febbraio.

The New Look recensione

The New Look, la nuova serie targata Apple TV+ che vede protagoniste due figure leggendarie della moda come Christian Dior e Coco Chanel possiede la contraddittoria singolarità di essere uno show costruito in maniera ammirevole e al tempo stesso un’occasione tristemente mancata.

 

The New Look, la trama

Partiamo dalla storia di The New Look, la quale dopo un prologo settato qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale immerge invece la narrazione principale nella Parigi ancora occupata dai nazisti. Mentre un ancora relativamente non affermato Christian Dior (Ben Mendelsohn) lavora per Lucien Lelong (John Malkovich) il quale continua a confezionare abiti per il Reich, Coco Chanel (Juliette Binoche) ha invece scelto di chiudere la propria boutique per evitare ogni coinvolgimento. Ma le cose stanno esattamente in questo modo? Mentre Dior continua a fabbricare alta moda soprattutto per sovvenzionare la sorella Catherine (Maisie Williams) che fa parte della Resistenza, la Chanel al contrario inizia a intrattenere relazioni con la spia tedesca Hans Von Dincklage (Claes Bang) al fine di ottenere favori economici e incolumità. Il destino delle due icone della moda non potrà che incrociarsi nella maniera più imprevista e drammatica.

Creata da Todd A. Kessler (Bloodline per Netflix), The New Look si presenta come una serie in costume la cui forma soffoca sorprendentemente il contenuto: l’attenzione dedicata alla ricostruzione dell’ambiente prestigioso in cui le figure principali vivono e si muovono diventa paradossalmente una cornice talmente preziosa a livello estetico che paradossalmente quasi stride con la drammaticità dei temi trattati e del momento storico raccontato.

the new lookLa forma soffoca il contenuto

Di fronte alla bellezza dei costumi e delle scenografie, di fronte alla magnificenza decadente degli interni parigini, l’orrore dell’occupazione nazista e la guerra per la liberazione dell’Europa vengono messe in scena quasi come un compendio fastidioso, una seccatura a cui i protagonisti devono badare attenzione per continuare a sviluppare (o salvaguardare) la propria arte. The New Look soffre di una disconnessione piuttosto evidente tra la bellezza della visione e la portata del periodo raccontato.

Non che la Guerra debba necessariamente essere sempre messa in scena col realismo di Salvate il soldato Ryan, tanto per citare un esempio “alto”, ma restituirne comunque la follia e la violenza sembra a nostro avviso un atto dovuto a prescindere dalla forma scelta, e questa serie manca proprio di tale intensità. E il lato peggiore è che il cast di attori sembra in qualche modo percepire questo vuoto di densità emotiva, e si adagia su un tono di recitazione che non diventa mai veramente drammatico, anche nelle scene che in teoria dovrebbero essere volte maggiormente verso tale effetto. Ben Mendelsohn e Juliette Binoche sembrano più concentrati a restituire lo status iconico di Dior e Chanel che a interpretare due personaggi a tutto tondo, con le loro contraddizioni e mancanza umane. Sprecare il talento di questi due interpreti di valore assoluto risulta l’errore difficilmente perdonabile a The New Look. Non molto meglio riescono a fare Maisie Williams, John Malkovich, Claes Bang e la solitamente efficace Emily Mortimer che invece in questo caso si ritaglia una figura di contorno praticamente inutile, stereotipata, se non addirittura dannosa alla credibilità della storia.

the new lookUn’idea di partenza affascinante

L’idea alla partenza di The New Look era oggettivamente affascinante: raccontare come la creazione della moda contemporanea da parte di due suoi pilastri imprescindibili sia passata per scelte, situazioni e compromessi alla fine impossibili da giudicare per chi non li ha realmente vissuti. Tale spunto di partenza potenzialmente ipnotico si risolve però in uno show che quasi suo malgrado mira troppo in alto, o meglio eleva le figure principali troppo in alto rispetto al mondo rovesciato e sanguinoso in cui hanno vissuto. Alla lunga questa mancanza di spessore emotivo informa anche la narrazione, la quale in alcuni momenti si rende sfilacciata o peggio ancora artefatta, come nella esile sottotrama che lega la quarta puntata al suo (ipotetico) compimento poetico. Certo, rimane difficile non ammirare la bellezza delle tappezzerie nei magnifici interni parigini, i fantastici candelabri o i tavoli intragliati. Ma far risultare credibile l’idea che fuori da quelle mura si stava combattendo una guerra atroce ed estenuante è tutt’altro discorso.

The New Look, e vale la pena riscriverlo, vuole chiaramente farsi ammirare nell’intento di mostrare la grandezza di Christian Dior, Coco Chanel e dell’haute couture di quegli anni. E questo diventa a conti fatti il suo problema insormontabile.

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