You 3 recensione serie tv netflix
Cr. JOHN P. FLEENOR/NETFLIX © 2021

La serie tv You, ideata da Greg Berlanti e Sera Gamble, ha vissuto un successo strepitoso fin dall’esordio nel 2018 su Netflix. La terza stagione è disponibile sulla piattaforma dal 15 Ottobre e consta di 10 episodi; non devono però temere i fan della serie, che avranno ancora a che fare con Joe Goldberg, visto che la serie è già stata rinnovata per una quarta stagione.

 

You, terza stagione: dove eravamo rimasti

La serie, basata sui romanzi di Caroline Kepnes, ruota attorno alla psicosi maniacale di Joe Goldberg (Penn Badgley), un librario di New York schivo ed introverso che si innamora di Guinevere Beck (Elizabeth Lail), una giovane cliente. Il trasporto di Joe, tuttavia, sfocerà in un’ossessione morbosa nei confronti della ragazza, tanto da trasformarlo in un violento maniaco. Le vicende infauste delle ragazze incontrate da Joe proseguono poi nella seconda stagione, con Joe che si trasferisce da New York a Los Angeles, cambiando identità e facendosi chiamare Will e che questa volta farà la conoscenza di Love (Victoria Pedretti), con cui comincerà una relazione oscura e turbolenta.

I fan della serie, già avvezzi alla figura di Joe, riconosceranno subito il pericolo imminente dietro al poster apparentemente idilliaco della terza stagione di You: Joe e Love si sono infatti trasferiti presso la cittadina di Madre Linda, pronti a vivere la loro prima esperienza genitoriale. Con loro vi è anche la madre di Love, Dotti (Saffron Burrows), come anticipato nel finale della seconda stagione. L’immaginario del perfetto quartiere residenziale, tuttavia, sarà destinato ad essere deturpato progressivamente dalla presenza dell’imprevedibilmente inquietante Joe….

Il concept di You si è sempre dimostrato appetibile per gli amanti del guilty pleasure televisivo: l’introspezione soggettiva di un personaggio mentalmente instabile, stalker e assassino che cerca di giustificare l’ingiustificabile, si è assicurata una fanbase solida, che asseconda il meccanismo narrativo che prevede di “tifare” per il cattivo.

YOU 3 PENN BADGLEY e VICTORIA PEDRETTI
Cr. JOHN P. FLEENOR/NETFLIX © 2021

Questa è stata una formula vincente per uno show che, dopo la sua cancellazione su Lifetime, ha prosperato su Netflix; eppure lo show appare sempre più creativamente impoverito. Lo show ha sempre giocato sul suo titolo in due modi: facendoci inseguire i pensieri di Joe sullo you che sta inseguendo e mostrandoci una percezione distorta di quella che è l’autoconsapevolezza delle proprie azioni. Senza prendersi troppo sul serio e virando piuttosto sull’esagerazione drammaturgica e la spettacolarizzazione da thriller psicologico, You si è cosi inserito nel filone delle serie tv più di tendenza degli ultimi anni.

You, stagione 3: la diminuzione della credibilità di Joe

You si era rivelato un prodotto vincente per il palato dei giovani spettatori, in quanto miscela interessante di svariati generi, tra cui rom-com e thriller psicologico con qualche venatura horror. Le prestazioni attoriali della prima stagione, oltretutto, avevano ottenuto il beneplacito della critica, soprattutto per quanto riguarda Badgley. Purtroppo, la riproposizione di tematiche e topoi reiterati senza soluzione di continuità, ha notevolmente minato le possibilità narrative del prodotto, conferendogli una patina stantia e qualitativamente piuttosto mediocre.

Love Quinn è risultata fin dall’inizio come la controparte femminile di Joe, preda delle sue stesse manie e ossessioni, che conducono quasi sempre a risvolti sanguinolenti. Le uniche dinamiche presenti all’interno della coppia risultano quindi soltanto reazionarie, prive di qualsiasi intuizione vibrante e della claustrofobia alienante che aveva caratterizzato i precedenti rapporti di Joe con le figure femminili. I due si vedono fin da subito intrappolati in una relazione senza via d’uscita e le inutili parentesi didascaliche sulla inedita buona volontà di Joe di improvvisarsi padre non riescono minimamente a conferire credibilità al personaggio.

You 3 uscita streaming

Vana è poi l’introduzione di nuovi personaggi come Sherry (Shalita Grant), un “Momfluencer” trasportata da Desperate Housewives alla cornice delle nuove piattaforme social. Le aspettative nei confronti di un qualsiasi rapporto interpersonale tra i Quinn e i vicini vengono disattese in un battere di ciglia e la sensazione di stare mangiando una minestra riscaldata regna sovrana per tutta la visione della serie.

La parata infinita di carneficine ha smorzato l’impatto iniziale della serie e a ben poco serve ambientare la nuova stagione in una nuova location, cercando di aggiungere spazio per la satira sociale. You non riesce a svoltare la canonica forma di sviluppo narrativo, per cui la figura del sociopatico incorreggibile permette soltanto di aumentare il numero delle vittime ma non di sviluppare un personaggio. Non vi è agilità caratteriale da parte del protagonista, che continua a visualizzare le minacce allo stesso modo, reiterando l’usuale modus operandi sanguinario. Continua a vedere le donne come vettori di piacere e buona compagnia, che ferirebbe o ucciderebbe nel tentativo di renderle sue. E’ un personaggio profondamente calcolatore, le cui esplosioni di violenza vengono ora implementate dalla personalità oscura di Love: né Joe né Love provano un significativo senso di vergogna e sono incapaci di sviluppare una coscienza personale e di coppia.

You è in qualche modo una vittima del suo successo: La prima stagione, tossicamente avvincente, ha introdotto una figura del male e ha cercato di renderla sia temibile che attraente. È un equilibrio che lo show non è riuscito a mantenere in modo credibile, e così abbiamo Joe alle prese con i suoi sentimenti sulla paternità, o che cerca di sostenere sua moglie nelle sue “giuste” missioni di vendetta. Sempre di più, lo serie sembra dire, le lotte di Joe sono solo una versione leggermente amplificata di quelle dello spettatore. Nello spingere non solo ad umanizzare ma a rivendicare un personaggio la cui mostruosità ne costituiva l’unico scopo, You è andato oltre, perdendo ogni senso di credibilità.

 

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