Da sempre la Disney cerca di trasmettere attraverso le proprie opere dei valori positivi, attraverso cui i propri spettatori possano crescere come individui e cittadini migliori. Che piaccia o meno, il celebre studios sembra infatti avere molto a cuore la realizzazione personale di ogni essere umano. Con la docuserie Becoming – Questa è la mia storia aspira così a compiere un ulteriore passo in avanti a riguardo. Con un produttore esecutivo del calibro di LeBron James, oggi considerato il più grande giocatore di basket in circolazione, e che ha fortemente voluto la realizzazione di questo progetto, si può infatti entrare nella vita di alcune note celebrità, scoprendone i loro segreti. La loro formazione, i loro successi e anche gli ostacoli diventano così fonte di ispirazione, materia con cui lo spettatore può sognare in grande. E come diceva Walt Disney: se puoi sognarlo, puoi farlo.
Disponibile sulla piattaforma
Disney+ a partire dal 18
settembre, la serie si compone di 10 episodi, ognuno di questi
dedicati ad una singola celebrità. Si va dal giocatore di football
Ron Gronkowski all’attore di Stranger
Things Caleb McLaughlin, dalla
giocatrice di basket Candace Parker alla cantante
Colbie Caillat. Ogni episodio segue il
protagonista di turno nella propria città natale mentre rivisita i
luoghi memorabili che sono stati fondamentali per la propria
educazione. Membri della famiglia, allenatori, insegnanti, mentori
e amici intimi condividono ricordi personali significativi di
queste star prima che raggiungessero il successo. Queste storie
raramente raccontate forniscono uno sguardo intimo nei momenti
centrali del viaggio di ogni celebrità che li ha portati a
diventare ciò che sono oggi.
La strada verso
il successo
L’aspetto interessante di Becoming è che, salvo qualche nome, sceglie celebrità non particolarmente blasonate, ottenendo da loro dei racconti inediti, che seppur molto simili tra loro presentano inevitabilmente dei particolari unici. In modo estremamente umile questi personaggi ci conducono con loro nei luoghi in cui sono cresciuti, ci permettono di entrare nelle loro case e ammirare i loro ricordi. Assume così i toni di un vero e proprio viaggio nel passato, alla ricerca di quel momento in cui le loro vite si sono trovate davanti ad un bivio. Ognuna delle celebrità intervistate racconta infatti delle proprie scelte, di come abbiano perseguito le loro ambizioni invece di soffocarle. Ciò che forse è ancora più interessante, però, è notare come la serie non tenti di oscurare i loro momenti difficili, ma anzi li esalti.
Nei tre episodi visti in anteprima, infatti, si ritrova l’elemento comune della caduta. Ognuno degli intervistati si trova inevitabilmente a fare i conti anche con gli aspetti più bui o dolorosi della propria celebrità. È così, ad esempio, che l’attrice Ashley Tisdale, celebre grazie alla serie Zack e Cody al Grand Hotel, o per i film di High School Musical con Zac Efron, ricorda del suo momento di crisi. Una crisi generata dalla paura per quella popolarità improvvisa, e che sembrava soffocarla. Becoming dimostra allora l’umanità di queste persone, troppo spesso idolatrate e considerate invincibili. Se c’è qualcosa che questa serie può insegnare, non si ritroverà nel come questi personaggi siano diventati celebri, ma nel come abbiano saputo gestire la popolarità anche nei momenti più difficili.
Becoming: la recensione
L’aspirazione a diventare qualcuno al giorno d’oggi è sempre più diffusa, anche se molto spesso tale ardente desiderio viene spento da fattori diversi. Il più comune è quello relativo alla sensazione di non essere nati nel momento giusto o al posto giusto. Becoming tenta invece di sfatare anche questo mito, e per questo diventa fondamentale il ritorno a casa delle celebrità intervistate. Vedere il loro luogo d’origine permette allo spettatore di ritrovarsi nella loro semplice quotidianità, di immedesimarsi e accorgersi di come anche loro siano partiti da zero, costruendo sé stessi nonostante tutto e tutti. Grazie a questi due elementi, la caduta e il ritorno a casa, la serie riesce ad allontanarsi dal pericolo di diventare un documentario didattico senza particolari segni distintivi.
Non meno importante, la sua breve durata (complessivamente circa 25 minuti ad episodio) è un valore aggiunto al tutto. Se da un lato rischia di dare alla puntata un aspetto sbrigativo su alcuni aspetti, dall’altro certamente aiuta nella sua fruizione. Mantenendo viva l’attenzione dello spettatore, può così trasmettere al meglio il proprio messaggio. E se anche chi guarda non avesse aspirazioni in nessuno degli ambiti trattati, potrà comunque ritrovare preziosi insegnamenti, comunicati in modo semplice ed efficace. Becoming, infatti, aspira a parlare ad un pubblico più vasto possibile, in puro stile Disney.