Dexter: New Blood, recensione del revival con Michael C. Hall

Dexter: New Blood

Una foresta innevata. Un uomo corre impugnando un fucile di precisione, sta cacciando un magnifico cervo bianco. Si ferma, prende la mira, ma non riesce a sparare il colpo mortale, e lascia così che l’animale si allontani. Quell’uomo è Dexter Morgan. 

 

Dexter: New Blood, dove eravamo rimasti?

Solo che ora si fa chiamare Jimmy e vive tra i boschi vicini a una sperduta cittadina di provincia. Ha chiuso con la pessima abitudine di assassino seriale? Certamente, anche se vari indizi seminati all’inizio della storia lasciano supporre che la sua mente continui a flirtare con l’idea di spargere ancora il sangue di persone tutt’altro che innocenti: prima di tutto continua a vedere (e dialogare con) sua sorella Debra, nonostante questa sia deceduta anni prima. In secondo luogo si è trovato un impiego, guarda caso, proprio nel negozio che vende armi da taglio e da fuoco. E infine continua ad avere rapporti ravvicinati con la polizia locale, in quanto si è messo insieme all’agente Angela Bishop. Insomma, sotto la superficie tranquilla e sonnolenta della vita fin troppo comune di Jimmy, la follia sanguinaria di Dexter è pronta a esplodere nuovamente…

Il ritorno del serial killer

A otto anni dalla conclusione enigmatica dello show che vedeva protagonista il più celebrato serial killer della TV contemporanea, Michael C. Hall torna nel ruolo iconico grazie a Dexter: New Blood, nuovamente targato Showtime. L’ambientazione è radicalmente diversa dalla soleggiata e sfavillante Miami della serie originale: stavolta come già scritto il serial killer si muove tra distese piene di neve e piccole cittadine di campagna, pronto a scatenare la sua furia vendicativa. Sono proprio i setting così differenti dai precedenti a rappresentare il principale punto di forza del pilot, in quanto immergono personaggi e storia in un contesto che offre potenzialmente aperture narrative ed estetiche interessanti.

Dal momento che Dexter: New Blood non punta di certo a cambiare carte in tavola, mente intende invece riproporre al pubblico che ha amato lo show originale la stessa formula che capace di renderlo un successo, quello che conta non è l’arrivo del percorso dell’episodio pilota – ogni fan di Dexter Morgan sa come andrà a finire… – quanto piuttosto il percorso stesso. E in questo la puntata iniziale della nuova stagione si rivela purtroppo fragile, priva di spunti veramente originali. Poiché mentre i semi di possibili variazioni sul tema vengono messi in scena con cura e sono oggettivamente intriganti, personaggi e situazioni sviluppati nel pilot risultano al contrario piuttosto accademici, se non in alcuni casi addirittura stereotipati. Quale potrebbe essere il motivo di tale mancanza? Probabilmente il fatto che riportare in televisione oggi un personaggio eversivo e radicalmente ambiguo come Dexter Morgan è un rischio, seppur ovviamente calcolato vista la moda dei revival esplosa in questi ultimi tempi.

Meno sangue e violenza rispetto al passato

L’estetica visivamente ardita degli episodi passati – soprattutto quelli delle prime stagioni di Dexter –  sembra per ovvi motivi essere stata sostituita da un approccio meno esplicito, maggiormente sfumato nel rappresentare sangue e violenza, in particolar modo stemperando quella visione in qualche modo goliardica che rendeva diverse e (brutalmente) innovative molte puntate della serie. Allo stesso modo il  codice morale che regola le azioni del personaggio principale appare più rarefatto, immerso in una “zona grigia” di interpretazione problematica: chi è Jimmy/Dexter in questo nuovo show? Ha ancora il potere di affascinare il pubblico come sanguinario angelo vendicatore?  Il risultato è un pilot che rimane sospeso a metà, un episodio che non riproduce lo spettacolo gore ma iconoclasta di un tempo eppure allo stesso tempo non intende distanziarsene con decisione, tentando strade differenti.

L’ambientazione fa la differenza

Se non fosse per la nuova e interessante ambientazione opposta al passato, Dexter: New Blood sarebbe risultato il tentativo fin troppo “telefonato” di rinverdire i fasti di una figura fondamentale della televisione contemporanea. Speriamo che gli episodi successivi dello show propongano nei contenuti e nella narrazione delle vie non battute in precedenza, o almeno lo facciano con maggiore veemenza. 

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