Fedeltà: recensione della serie Netflix

Fedeltà recensione serie netflix
Cr. SARA PETRAGLIA/NETFLIX © 2021

Parlare di fedeltà è sempre difficile, è un argomento che tocca tutti coloro che vivono una relazione di coppia eppure sembra sempre un tabù, perché sempre più spesso va a toccare delle corde molto nascoste di ognuno, quelle che a volte teniamo nascosti anche a noi stessi. È difficile parlarne ed è difficile raccontarla la fedeltà, ma nonostante questo la nuova serie Netflix, dal titolo Fedeltà, appunto, ci prova.

 

Fedeltà, la trama

Si tratta in realtà di un adattamento dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli, in cui seguiamo la vita di una coppia apparentemente felice e affiatata, formata da Carlo, professore e scrittore bloccato nella stesura del suo secondo romanzo, e Margherita, agente immobiliare laureata in architettura, con il sogno di aprire uno studio suo.

La coppia, bellissima e molto innamorata, comincia a mostrare dei cenni di cedimento quando trai due si insinua il dubbio del tradimento, un dubbio che rode entrambi e che porterà a delle conseguenze importanti e impossibili da ignorare. La regia della serie è distribuita tra Andrea Molaioli e Stefano Cipani, che si dividono gli episodi, e si basano su una sceneggiatura scritta a sei mani da Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella che provano ad adattare al meglio il romanzo originale. Nel cast principale Michele Riondino (Carlo Pentecoste), Lucrezia Guidone (Margherita Verna), Carolina Sala (Sofia Casadei), Leonardo Pazzagli (Andrea) e Maria Paiato (Anna Verna).

Tuttavia, già nell’adattamento si riscontra il primo problema di Fedeltà. La storia segue moltissimi percorsi mentali, conflitti e non detti, ragionamenti intimi che è molto difficile tradurre in azioni e in linguaggio audiovisivo, questo aspetto è il principale deterrente per una storia che si interroga su argomenti importanti e seri, ma che non li affronta per davvero, limitandosi, in fin dei conti, alla classica storiella in cui una coppia entra in crisi e i due poi prendono strade separate. Niente di nuovo, tutto già visto.

Un pessimo lavoro di adattamento

A questo lavoro debole di adattamento si aggiunge una messa in scena assolutamente patinata e poco credibile, in cui i personaggi si muovono con movimenti e gesti affettati, sempre sospesi, allusivi e mai naturali. Non crediamo neanche per un momento all’amore tra Carlo e Margherita, né crediamo a Sofia e ai suoi misteri, o al tenebroso Andrea, fisioterapista con una vita segreta.

Il risultato è un ammasso di scene madri abbastanza deludenti, che non riescono a far risultare credibile nessuna delle tante emozioni messe in gioco dalla storia. Nelle intenzioni, Fedeltà doveva essere una riflessione su cosa siamo risposti a dare e prendere da una storia, rinunciando o meno a ciò che siamo, se scegliere di abbandonarci alla fiducia e al compromesso oppure rimanere il centro della nostra stessa vita e non permettere agli altri di limitarci o di guidarci.

Sono tutti interrogativi e questioni delicate, interessanti e profonde, che però non arrivano sullo schermo, annacquate da scelte banali di messa in scena, dialoghi triti e forse una mancata predisposizione del materiale di partenza a trasformarsi in un prodotto audiovisivo. Fedeltà arriva il giorno di San Valentino su Netflix, e, se si è in una relazione, se ne sconsiglia la visione in coppia.

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