Fondazione (Foundation): recensione della serie Apple TV +

Fondazione (Foundation) recensione serie tv

Partiamo immediatamente con lo scrivere che Fondazione (Foundation) è molto probabilmente il prodotto di fantascienza meglio concepito e realizzato da anni a questa parte. 

 

Un’affermazione certamente ambiziosa, la quale speriamo incuriosisca i lettori che ancora non hanno visto il prodotto. Realizzato per Apple TV+ e tratto dalla serie di romanzi di Isaac Asimov pubblicati a partire dal 1951 – anche se in origine vi sono racconti la cui edizione va dal 1942 al 1950 – Fondazione (Foundation) è tutto quello che la fantascienza dovrebbe essere: un genere che sotto la superficie della fiction indaga la realtà del presente, analizza gli eventi passati e soprattutto pone legittimi interrogativi riguardo dove la società sta andando. 

La trama di Fondazione (Foundation)

Protagonista dei primi due episodi di Fondazione (Foundation) è la giovane Gaal Dornick, invitata dal matematico Hari Seldon a raggiungerlo sul pianeta Trantor, sede dell’Impero galattico. Qui la donna scopre che il suo mentore è in realtà in procinto di essere arrestato e processato dalle autorità in quanto creatore di una scienza denominata psicostoria, che gli ha permesso di predire la caduta dell’Impero stesso. Alla fine del processo viene data la possibilità a Seldon e Dornick di essere esiliati su Terminus, un pianeta alla periferia della Galassia su cui potranno iniziare a sviluppare la Fondazione, un’istituzione il cui compito è quello di preservare la civiltà conosciuta di fronte ai secoli di buio che seguiranno alla caduta dell’Impero. Ma sia il viaggio che lo stesso, remoto pianeta riserveranno ai protagonisti non poche sorprese…

I creatori dello show David S. Goyer e Josh Friedman hanno lavorato sulla forma e sul contenuto di Fondazione (Foundation) con eguale accuratezza, arrivando a una sintesi equilibrata e profondamente appagante. In questo modo lo spettatore, mentre viene affascinato dalle immagini eleganti eppure mai ostentate di una messa in scena visivamente portentosa, riesce a instaurare immediatamente una forte connessione emotiva con i protagonisti: prima la sete di conoscenza di Gaal Dornick e la saggezza rivoluzionaria di Hari Seldon, in seguito la fierezza combattiva di Salvor Hardin vengono sviluppate nei vari episodi con una precisione ammirevole, in modo da immergere tali psicologie dentro una storia capace di trascendere la semplice narrazione per diventare riflessione filosofica sulla condizione umana.

FoundationUno sguardo al contemporaneo attraverso la fantascienza

Attraverso le trame sviluppate dai molteplici personaggi in scena, Fondazione (Foundation) affronta temi fondanti della realtà contemporanea come ad esempio l’identità del singolo, la dicotomia tra potere e progresso, quella tra scienza e fanatismo religioso. Soprattutto, la serie ribadisce l’idea che la conoscenza, intesa principalmente come istruzione, può diventare il mezzo per superare tempi problematici che la società ciclicamente attraversa: un concetto oggi più che mai di importanza primaria.

Senza mai diventare dogmatico, lo show permette allo spettatore di riflettere su tali questioni mentre allo stesso tempo può gustare uno spettacolo estetico sontuoso, capace di esplicitare con dovizia lo status sociale delle ambientazioni principali, in particolar modo i pianeti Trentor e Terminus, antitetici tra loro per opulenza e stile di vita. La lucidità di esposizione si fonde dunque in grande armonia con una trama ardita che interseca storie, si produce in salti temporali di decenni, costruisce un puzzle narrativo avvincente. In questo modo Foundation impegna il pubblico in uno sforzo emozionale e intellettuale genuini.

Si rende giustizia all’opera letteraria

L’adattamento di Fondazione (Foundation) rende piena giustizia all’opera letteraria da cui è stata tratto: dei testi di Isaac Asimov restituisce infatti l’eleganza dell’esposizione, la precisione dei ritratti psicologici, l’arguzia nel costruire trame intriganti ma non inutilmente complesse. C’è una potenza espressiva composta in questa serie, una volontà quasi solenne di esplorare i significati che il genere può contenere. Il risultato è un prodotto che impone le proprie regole invece di seguirne altre già dettate. E lo fa con una sicurezza e una coerenza interna semplicemente ammirevoli. 

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Adriano Ercolani
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