Inventing Anna: recensione della nuova serie di Shonda Rhimes

Dall'11 febbraio su Netflix, in tutti i paesi in cui è attivo il servizio, arriva il nuovo pezzo del puzzle di ShondaLand.

Inventing Anna recensone serie tv netflix

Dopo il travolgente successo di Bridgerton, che ha inaugurato la collaborazione di fiction con Netflix (dell’inizio 2020 è il documentario Dance Dreams: Hot Chocolate Nutcracker), Shonda Rhimes propone Inventing Anna, una nuova storia a puntate per la piattaforma della grande N rossa, un nuovo tassello che si aggiunge allo straordinario mondo di ShondaLand. 

 

Inventing Anna, la trama

Inventing Anna racconta di una ragazza che, da nulla, è arrivata ai vertici dell’alta società newyorkese, e che è a un passo dal realizzare il suo sogno, quello di aprire una Fondazione a suo nome, la Anna Delvey Foundation, che potesse rappresentare un rifugio, un ritrovo per l’altissima borghesia della città, tra arte, moda, ristoranti di classe e lusso sfrenato. Tutto questo senza possedere un dollaro, in realtà, ma promuovendo se stessa e intessendo relazioni, conoscenze, auto-promuovendosi come figura aspirazionale e, ovviamente, cercando finanziatori. A un passo dalla realizzazione del suo sogno, il suo castello di carte crolla, e Anna viene arrestata. All’indomani di questo scandalo parte la nostra storia: chi è Anna? Chi la conosce davvero? Come ha fatto a infiltrarsi nell’alta borghesia di New York? Vivian, una giornalista incinta in cerca di affermazione, tenterà di dare una risposta a queste domande, inseguendo “una storia” che intravede tra le pieghe dell’incredibile parabola di una venticinquenne che ha quasi messo in ginocchio una città. 

Inventing Anna trama castTratto da una storia (semi) vera

Prendendo come spunto un articolo dei New York Times, How Anna Delvey tricked New York’s Party People, scritto da Jessica Pressler, Shonda Rhimes ci presenta la sua Anna Delvey, interpretata da Julia Garner che, dopo una lunghissima gavetta, ottiene finalmente un ruolo da co-protagonista, dal momento che la serie si focalizza su due donne, tenaci allo stesso modo seppure profondamente diverse per intenzioni, estrazione e percorsi. Accanto, o meglio di fronte a Anna c’è Vivian, che ha il volto, gli occhi azzurri e la presenza scenica travolgente e confortante allo stesso tempo di Anna Chlumsky. Entrambe le attrici si contendono lo scettro di protagoniste, per un testa a testa che si prolunga fino all’ultimo minuto della nona e ultima puntata. 

Precisamente, lo spettatore è trasportato nella vita di Anna attraverso i racconti che, di volta in volta, gli intervistati da Vivien fanno di lei. Il ritratto di Anna che emerge è quello di una persona complicata, con molto segreti ma innegabilmente affascinante e brillante, che forse, con un pizzico di fortuna in più, sarebbe effettivamente riuscita a portare avanti il suo progetto e a mettere a segno la truffa del secolo. 

Un racconto a punti di vista

Ogni episodi è strutturato come un piccolo pezzo del puzzle che è Anna, offerto dal punto di vista di una persona che l’ha incontrata e che ha stabilito un legame con lei. Le puntate sono nomi di persone, individui che per caso o per scelta sono entrati nella vita di Anna e ne hanno tratto beneficio, per poi sprofondare insieme a lei, man mano che la facciata di ricchezza e sicurezza si sgretolava. 

Inventing Anna serie tvCome accaduto anche con Bridgerton, Shonda Rhimes prova ad inglobare nella storia la contemporaneità, scrivendo di un mondo in cui sembra non esserci nessuna questione femminile, in cui le donne sono considerate allo stesso livello degli uomini e non fa notizia il fatto che sia una donna la protagonista della frode che ha sconvolto la New York ricca, oppure che sia donna la persona che sta indagando e seguendo questa storia. Come la “questione” etnica di Bridgerton, anche in Inventing Anna ci muoviamo in un mondo che sembra offrire parità e che si concentra esclusivamente sul fatto, drammatizzando e sviscerando ogni possibile punto di vista, forse annacquando il senso del racconto e concedendosi una lunga coda che forse serviva più a Rhimes stessa, che ai personaggi o allo spettatore.

Inventing Anna si colloca perfettamente dentro un universo (ShondaLand) che continua a differenziarsi per cercare di rintracciare il più possibile il gusto dello spettatore, mantenendo un occhio di riguardo verso il pubblico femminile e verso la drammatizzazione soapoperistica, ma confermandosi prodotto di una furba narratrice.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
Articolo precedenteShang-Chi: 7 alleanze possibili nel suo futuro del MCU
Articolo successivoThe Batman: cosa ci aspettiamo dal film di Matt Reeves
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
inventing-anna-serie-di-shonda-rhimesInventing Anna si colloca perfettamente dentro un universo (ShondaLand) che continua a differenziarsi per cercare di rintracciare il più possibile il gusto dello spettatore, mantenendo un occhio di riguardo verso il pubblico femminile e verso la drammatizzazione soapoperistica, ma confermandosi prodotto di una furba narratrice.