Blade, uscito nel 1998 e diretto da Stephen Norrington, rappresenta una svolta significativa nel panorama dei cinecomic, inaugurando un tono più cupo e violento rispetto ai precedenti adattamenti dei fumetti Marvel. Il film si concentra sulle avventure di Eric Brooks, alias Blade, un mezzo vampiro impegnato a proteggere l’umanità dai vampiri assetati di sangue, combinando horror, azione e noir urbano. La sua estetica dark e le sequenze di combattimento coreografate hanno anticipato lo stile dei cinecomic moderni, aprendo la strada a interpretazioni più adulte e violente dei personaggi dei fumetti.
Il film si distingue anche per la scelta di Wesley Snipes nel ruolo del protagonista, la cui presenza carismatica e fisicità hanno contribuito a definire Blade come icona action-horror. La colonna sonora, l’illuminazione notturna e la scenografia urbana contribuiscono a creare un’atmosfera unica, lontana dal tono più leggero e ironico dei successivi film Marvel. Questa combinazione di elementi ha fatto di Blade un prodotto innovativo, capace di attrarre sia gli appassionati di fumetti sia il pubblico dei thriller soprannaturali.
A differenza dei cinecomic tradizionali dell’epoca, Blade non si concentra sull’umorismo o sulle tematiche adolescenziali, ma sull’eterno conflitto tra umani e vampiri, esplorando tematiche di vendetta, identità e appartenenza. La violenza grafica e le atmosfere gotiche lo rendono più vicino a un film horror-action che a un classico film di supereroi. Nel resto dell’articolo si proporrà una spiegazione dettagliata del finale, evidenziando come esso apra la strada ai sequel e approfondisca il conflitto tra Blade e il mondo dei vampiri.

La trama del film Blade
La vicenda si apre alla fine degli anni Sessanta, dove una donna incinta viene attaccata e morsa da un vampiro. I medici riescono a salvare il bambino, ma la madre di questo muore in seguito ad un’infezione. Trent’anni dopo, quel bambino è ora cresciuto ed è diventato un letale cacciatore di vampiri. Si fa chiamare Blade, e da quel morso indiretto che ricevette mentre era nel grembo di sua madre ha ereditato una serie di poteri speciali. Possiede infatti la stessa forza, velocità e le abilità rigenerative dei vampiri, ma non le loro debolezze.
Egli è infatti in grado di muoversi anche con la luce del sole, e per questo viene chiamato “Il Diurno”. Ora, egli è sulle tracce del pericoloso Diacono Frost, uno spietato vampiro che aspira a diventare la creatura più potente mai esistita. Per riuscirvi sta organizzando un antico rito, che gli conferirà poteri illimitati. Fermarlo prima che ciò avvenga è l’unica possibilità per Blade di scongiurare quella che si preannuncia essere una vera e propria apocalisse. Potrà ad ogni modo contare sull’aiuto del suo mentore Abraham Whistler e di una donna di nome Karen.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Blade, l’azione raggiunge il culmine quando Frost completa il rituale per evocare il “blood god” La Magra, acquisendo poteri sovrumani. Blade, dopo aver subito l’aggressione e la privazione del suo sangue, riesce a sopravvivere grazie a Karen, che gli permette di nutrirsi temporaneamente del suo sangue. Blade affronta quindi Frost nel Tempio della Notte Eterna, dopo aver eliminato la maggior parte dei suoi seguaci. Lo scontro è serrato: Blade affronta Frost in un combattimento che combina le abilità sovrumane del protagonista con strategie basate sulle vulnerabilità dei vampiri, preparando la scena per la resa dei conti finale.
Blade utilizza le conoscenze di Karen e il siero EDTA per indebolire Frost, somministrandogli un sovradosaggio che provoca l’esplosione del vampiro, segnando la fine della sua minaccia. Il sacrificio della madre di Blade e la distruzione dei membri del Consiglio dei Vampiri amplificano il tono tragico e cupo della conclusione, sottolineando il costo personale della lotta tra Blade e i vampiri. Karen riesce a sopravvivere, offrendo supporto al protagonista, che riconosce però di non poter essere curato completamente, riaffermando la sua condizione di cacciatore in eterno conflitto.

Questo finale porta a compimento i temi principali del film: la lotta tra umanità e mostruosità, il conflitto identitario di Blade come ibrido e il sacrificio personale necessario per proteggere gli innocenti. La sua vittoria non è priva di costi emotivi, mostrando che la giustizia richiede determinazione e resilienza. La collaborazione tra Blade e Karen evidenzia anche l’importanza della fiducia e della cooperazione tra esseri umani e “altri” per superare minacce sovrumane, consolidando il tono dark e maturo del film rispetto ad altri cinecomic Marvel dell’epoca.
Inoltre, il finale rafforza il senso di continuità narrativa verso i sequel, introducendo elementi come la lotta di Blade contro vampiri sempre più potenti e l’evoluzione del suo ruolo di protettore dell’umanità. La sopravvivenza di Karen, la sua capacità di sviluppare nuovi sieri e la risolutezza di Blade aprono la strada a nuovi conflitti, nuovi antagonisti e a un approfondimento della mitologia vampirica. L’epilogo a Mosca, con Blade già pronto a confrontarsi con vecchi nemici, suggerisce un mondo più ampio e pericoloso che sarà esplorato nei film successivi.
Infine, il film prepara gli spettatori ai sequel mostrando Blade come un eroe instancabile e in continua evoluzione. La combinazione di azione, horror e elementi soprannaturali, unita alla costruzione di un universo narrativo coerente, stabilisce le premesse per Blade II e Blade: Trinity. La vittoria sul potente Frost, pur con sacrifici personali, conferma la figura del cacciatore solitario e oscuro, pronto a confrontarsi con minacce sempre maggiori, consolidando il tono adulto della saga e creando aspettativa per nuove avventure, scontri e sviluppi dei personaggi principali.
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