Uscito nel 2004, Catwoman è stato uno dei primi tentativi della Warner Bros. di riportare sul grande schermo un personaggio femminile ispirato all’universo DC Comics in una produzione standalone. Interpretata da Halle Berry, già vincitrice dell’Oscar per Monster’s Ball, la nuova incarnazione di Catwoman si distaccava radicalmente dalla celebre versione di Selina Kyle vista nei fumetti e nei film precedenti, proponendo invece un personaggio originale: Patience Phillips. Il film, diretto da Pitof, regista francese proveniente dagli effetti visivi, cercava di fondere elementi di azione, fantasy e sensualità, puntando su uno stile visivo molto marcato.
Nonostante l’ambizione di creare un’icona femminile forte e indipendente, il film non riuscì a convincere né la critica né il pubblico. Lontano dallo spirito e dalla mitologia della Catwoman classica, il film venne ampiamente criticato per la sceneggiatura debole, gli effetti speciali poco convincenti e una regia caotica. Persino l’interpretazione di Berry, pur intensa e fisica, non bastò a risollevare le sorti del film, che fu un clamoroso flop al botteghino e venne rapidamente bollato come uno dei peggiori cinecomic mai realizzati.
Il suo fallimento fu tale da frenare per anni i progetti su supereroine protagoniste e divenne oggetto di numerose parodie e ironie, anche da parte della stessa Berry. Tuttavia, a distanza di anni, Catwoman continua a suscitare curiosità, se non altro come esempio emblematico di cosa accade quando si tenta di reinventare un personaggio iconico snaturandone le origini. Nel resto dell’articolo ci concentreremo proprio sul finale del film, analizzando come si chiude la vicenda di Patience Phillips e cercando di interpretare il significato all’interno del percorso narrativo che il film cerca di tracciare.
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La trama di Catwoman
Il film racconta le vicende di Patience Phillips (Halle Berry), una donna timida e piuttosto accomodante, che lavora come designer in una società di cosmetici. Un giorno riceve l’incarico di disegnare una campagna pubblicitaria per una nuova crema di bellezza, la Beau-line, ma mentre sta per consegnare il progetto al suo capo George Hedare (Lambert Wilson), assiste a una conversazione che la sconvolge profondamente: questo nuovo prodotto miracoloso che stanno per promuovere, in realtà, se non assunto regolarmente, può distruggere la pelle e provocare addirittura la morte.
La donna decide allora di voler denunciare la truffa, ma durante la fuga dall’azienda attraverso i condotti di scarico, le guardie dell’edificio azionano la fuoriuscita dell’acqua, facendola così annegare. Sebbene Patience sia morta, torna magicamente in vita grazie all’intervento di Midnight, un gatto con poteri soprannaturali che le infonde i tratti di un carattere felino. La mattina seguente, infatti, la donna si sveglia diversa: è più forte, determinata e dannatamente sexy. Con il nome di Catwoman, Patience decide così di vendicarsi dei suoi assassini.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Catwoman, la protagonista Patience Phillips si confronta dunque con la verità dietro la sua trasformazione e le macchinazioni dell’industria cosmetica Hedare Beauty. Dopo aver scoperto che il rivoluzionario prodotto anti-età dell’azienda provoca danni irreversibili alla pelle, Patience decide di affrontare Laurel Hedare, l’elegante ma spietata moglie del fondatore, che si è rivelata la vera mente criminale dietro l’intera vicenda. La resa dei conti tra le due donne culmina in una spettacolare battaglia nel grattacielo dell’azienda, dove Laurel finisce per cadere dalla finestra, punita dalla stessa vanità che l’aveva spinta a nascondere la verità.
Dopo aver chiarito la propria innocenza nella morte di George Hedare e aver salvato molte vite rivelando la tossicità del prodotto, Patience decide di non tornare alla sua vecchia vita. Rinuncia all’amore del detective Tom Lone, l’unico che era riuscito a vederla davvero, per abbracciare fino in fondo la sua nuova identità. Nell’ultima sequenza del film, la vediamo saltare sui tetti della città, libera, indipendente, consapevole del proprio potere. È una chiusura che sottolinea il distacco definitivo dalla sua esistenza passata e la piena assunzione del suo ruolo come vigilante solitaria e ribelle.
Il significato del finale di Catwoman ruota dunque attorno al tema dell’emancipazione personale. Patience inizia come una donna timida e remissiva, sfruttata sul lavoro e invisibile agli altri, ma la sua “rinascita felina” diventa metafora di una trasformazione interiore. Il film, pur con tutti i suoi limiti, tenta di raccontare un percorso di autodeterminazione femminile, in cui la protagonista trova forza proprio nell’abbracciare la sua diversità e nel rifiutare le aspettative che la società impone alle donne, sia in termini di bellezza che di comportamento.
Tuttavia, questa rilettura moderna del personaggio si discosta profondamente dalla Catwoman dei fumetti DC: una ladra ambigua, affascinante e moralmente complessa. La scelta di creare un personaggio completamente nuovo ha reso difficile per i fan accettare la legittimità di questa “nuova” Catwoman. Il film non si inserisce poi nella mitologia più ampia dell’universo DC, e questo ha pesato sulla sua ricezione. Il finale, pur offrendo una chiusura simbolica coerente con la narrazione interna, lascia aperta la questione dell’identità: chi è veramente Catwoman? In questo caso, non un’eroina in costume legata a Gotham o a Batman, ma una figura indipendente che incarna l’idea astratta di rinascita, forza e ribellione.