Il film Il coraggio di Blanche (qui la recensione) è una produzione francese del 2023 diretta da Valérie Donzelli, regista nota per le sue opere che esplorano con delicatezza profonda le dinamiche emotive e relazionali. In questo caso, Donzelli affronta un tema tanto attuale quanto drammatico: la violenza psicologica all’interno della relazione di coppia. Il racconto porta lo spettatore nel quotidiano apparentemente tranquillo di Blanche Renard, che crede di aver trovato l’amore della vita ma si troverà invischiata in una spirale di controllo, manipolazione e isolamento. È una vicenda intima che si apre al sociale, un thriller psicologico in cui l’orrore non viene da mostri sovrannaturali ma da chi appaia normale.
Il genere del film può essere definito drammatico/thriller relazionale: non un action, non un horror, bensì un’analisi cinematografica della fragilità individuale e della violenza subdola. La regia di Donzelli sceglie uno stile sobrio, che privilegia sguardi, silenzi, spazi chiusi e l’isolamento della protagonista, più che colpi di scena e gesti eclatanti. Virginie Efira interpreta Blanche con intensità e vulnerabilità, mostrando passo dopo passo il progressivo logoramento della sua libertà personale e della sua identità. Il film si distingue per la sua capacità di rendere visibile ciò che spesso rimane invisibile: il controllo psicologico, la gelosia insidiosa, la rottura dell’io.
Dal punto di vista dei temi, Il coraggio di Blanche esplora l’amore tossico, la manipolazione affettiva e la difficoltà di uscire da una relazione che appare rassicurante all’inizio ma diventa una prigione. La trama evidenzia come l’isolamento – fisico e mentale – sia utilizzato come strumento di dominio e come la protagonista debba trovare in sé il coraggio di reagire. L’impatto del film è forte: presentato al Festival di Cannes 2023 nella sezione “Cannes Première”, ha ricevuto riconoscimenti e ha aperto un dibattito importante sulle dinamiche di abuso che spesso restano invisibili. Nel resto dell’articolo ci soffermeremo sulla domanda centrale: il film è tratto da una storia vera o meno?, per capire in che misura la vicenda di Blanche rispecchia una realtà documentata.
La trama di Il coraggio di Blanche
Il film racconta la storia di Blanche Renard (Virginie Efira), che dopo aver incontrato Greg Lamoureux (Melvil Poupaud), è convinta di aver trovato l’uomo della sua vita. Poco dopo, però, Greg inizierà a mostrare il suo lato possessivo e pericoloso, tant’è che i due si trasferiranno lontano dalla famiglia di Blanche. È così la donna si ritrova coinvolta in una relazione tossica e morbosa, vergognandosi di rivelare la vera natura del suo nuovo compagno. Quando però capirà che la sua vita è messa in serio pericolo, dovrà decidere se rimanere in silenzio per sempre od opporsi all’uomo da cui credeva di essere amata.
La storia vera dietro il film
Il film Il coraggio di Blanche non è direttamente tratto da una storia vera, ma si basa sul romanzo L’amore e le foreste (L’amour et les forêts) scritto da Éric Reinhardt e pubblicato nel 2014. L’autore, noto per la sua attenzione ai rapporti di potere e alle nevrosi della società contemporanea, si è ispirato a testimonianze reali raccolte nel corso della sua vita, ma senza raccontare un caso specifico. Il libro nasce dal bisogno di dare voce a quelle donne che, come la protagonista, vivono relazioni segnate dalla manipolazione psicologica, dalla perdita di autonomia e da una violenza che si consuma nell’intimità domestica, lontano dagli occhi del mondo.
Reinhardt ha raccontato in più interviste che il personaggio di Blanche è stato ispirato da una lettrice che gli aveva scritto una lunga lettera dopo la pubblicazione di un suo romanzo precedente. In quella lettera, la donna gli narrava la propria storia di matrimonio tossico e di distruzione personale. Quella testimonianza, unita ad altre simili, ha spinto lo scrittore a creare un personaggio simbolico più che realistico, rappresentativo di molte donne intrappolate in relazioni abusanti. Dunque, L’amore e le foreste non racconta un caso realmente accaduto, ma è il risultato di un mosaico di esperienze autentiche e di osservazioni sociali che restituiscono un quadro estremamente realistico della violenza psicologica.
Nel portare sullo schermo il romanzo, Valérie Donzelli ha scelto di rimanere fedele allo spirito dell’opera di Reinhardt, accentuandone però la dimensione visiva e sensoriale. Il film amplifica la percezione di oppressione attraverso l’uso della luce, dei silenzi e della messa in scena claustrofobica, permettendo allo spettatore di vivere dall’interno la lenta discesa della protagonista in un rapporto distruttivo. Donzelli evita l’enfasi melodrammatica e privilegia l’autenticità psicologica, affidandosi alla straordinaria interpretazione di Virginie Efira, capace di restituire con delicatezza il trauma invisibile di chi è vittima di coercizione emotiva.
Nel complesso, Il coraggio di Blanche risulta un film di grande realismo emotivo, anche se non racconta una storia vera nel senso stretto del termine. La regista e l’autore condividono l’intento di rendere visibile ciò che spesso resta nascosto: la violenza che non lascia lividi, ma consuma dall’interno. Il film mostra con accuratezza la progressione tipica dell’abuso psicologico — dall’idealizzazione all’isolamento, dalla colpa alla paura — offrendo uno spaccato credibile e profondamente umano. Pur non essendo documentaristico, Il coraggio di Blanche restituisce una verità universale: quella di tante donne che, come Blanche, trovano la forza di riconoscere la propria prigionia e di lottare per riappropriarsi di sé stesse.
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