Il mistero di Donald C., diretto da James Marsh nel 2018, è un dramma biografico che fonde il fascino del cinema d’avventura con la profondità psicologica del ritratto umano. Il film racconta la vera e tormentata storia di Donald Crowhurst, l’uomo d’affari inglese che nel 1968 decise di partecipare alla Golden Globe Race, la prima regata in solitaria e senza scalo intorno al mondo. Con una regia sobria ma intensa, e un’interpretazione introspettiva di Colin Firth, Il mistero di Donald C. indaga non solo l’impresa nautica, ma soprattutto la fragilità dell’uomo di fronte alle proprie ambizioni e paure.
Il film si inserisce nel solco delle grandi narrazioni di sfide solitarie contro la natura e sé stessi, accostandosi per atmosfere e tematiche a pellicole come All Is Lost con Robert Redford o Vita di Pi di Ang Lee. Tuttavia, rispetto a questi titoli, Il mistero di Donald C. assume toni più cupi e introspettivi, soffermandosi sulle crepe interiori del protagonista e sull’illusione tragica dell’eroismo. James Marsh, già premiato per La teoria del tutto, costruisce un racconto sobrio e misurato che alterna momenti marittimi di grande bellezza a scene intime che esplorano la disperazione, il senso di colpa e il bisogno di riconoscimento.
Nel corso dell’articolo approfondiremo la straordinaria storia vera da cui il film è tratto: l’impresa, o meglio la caduta, di Donald Crowhurst, un uomo comune spinto a una competizione impossibile. Racconteremo come si svolsero realmente i fatti nel 1968, quanto il film si attenga alla realtà e quali siano le principali licenze drammaturgiche. Dalla costruzione della barca all’inganno che lo condurrà all’isolamento psicologico, ripercorreremo le tappe di un evento che ancora oggi affascina e commuove, tra mito, mistero e tragedia.
La trama e il cast di Il mistero di Donald C.
Nell’autunno del 1968, Donald Crowhurst (Colin Firth), padre di famiglia e uomo d’affari inglese amante della vela, prende una decisione estrema: partecipare alla Golden Globe Race, regata solitaria intorno al mondo senza scalo. Donald si mette alla prova nella folle traversata per un desiderio di rivalsa, o forse solo per estinguere i debiti accumulati nella sua attività commerciale sull’orlo del collasso: la rivista Sundey Times ha infatti messo in palio un corposo premio in denaro per chi arriverà primo.
Deciso a vincere, il 31 ottobre salpa da Teignmouth a bordo del suo trimarano Electron. Assecondato e sostenuto dalla moglie Clare (Rachel Weisz) e dai tre figli, Donald s’imbarca in questa improbabile impresa, dove il mare però non ha pietà di fronte alla sua inesperienza. Non riuscendo a seguire il percorso di gara, s’inventa altri tragitti, comunicando via radio menzogne e barando sulle sue posizioni: la stampa segue la gara e lui non vuole perdere la faccia.
La storia vera dietro il film
Come anticipato, nel 1968 Donald Crowhurst, imprenditore britannico con poca esperienza marinaresca, decise di prendere parte alla prima Golden Globe Race – una regata attorno al mondo in solitaria e senza scalo lanciata dal Sunday Times, che assegnava un premio di 5.000 sterline al più veloce velista. Crowhurst ottenne finanziamenti ipotecando casa e affari per costruire il trimarano Teignmouth Electron, progettato in fretta e con vistose carenze tecniche. Salpò da Teignmouth il 31 ottobre 1968, all’ultimo giorno utile, con una barca non pronta e la pressione di dover risollevare la sua azienda sull’orlo del fallimento.
Ben presto Crowhurst si rese conto che la propria barca non avrebbe superato gli oceani meridionali in sicurezza. Di fronte alla scelta tra abbandonare e affrontare il fallimento finanziario o continuare con la consapevolezza di mettersi in pericolo, elaborò un piano: cominciò a falsificare le sue posizioni nautiche, inviando rapporti radio ingannevoli che lo mostravano in testa alla regata, pur restando nell’Oceano Atlantico. Intuì che proseguire e arrivare primo avrebbe comportato l’analisi completa del suo diario di bordo falso, cosa che lo avrebbe svelato. Così mantenne trasmissioni ambigue, tentando di far credere di completare la circumnavigazione senza esporsi troppo.
Il finale si consumò nell’estate del 1969: il 29 giugno interruppe le trasmissioni, l’1 luglio scrisse l’ultima voce nel suo diario, e il 10 luglio il Teignmouth Electron fu ritrovato abbandonato al largo delle Bermuda, poi inabbandonato a Cayman Brac. Esaminati i suoi log e i diari, si scoprì che non aveva mai circumnavigato il globo, e che la sua mente si era sgretolata sotto il peso dell’isolamento e della menzogna. Il corpo non fu mai trovato: è verosimile che si sia suicidato gettandosi in mare. Solo Robin Knox-Johnston completò la gara, vincendo e donando le 5.000 sterline alla famiglia Crowhurst.
Il film Il mistero di Donald C. si ispira dunque a questa vicenda, già raccontata nel documentario Deep Water (2006), utilizzando materiali originali e testimonianze dirette per ricostruire la storia. Tuttavia, il lungometraggio introduce licenze drammatiche, semplificando personaggi, aggiungendo sequenze di dialogo immaginate e accentuando la tensione interiore del protagonista a fini narrativi. Mentre nel documentario emerge la discesa nella follia di Crowhurst attraverso registrazioni reali, il film opta per una rappresentazione più tradizionale del conflitto psicologico e narrativo. Si tratta dunque di un’opera in cui la verità storica viene adattata senza mai tradirla, ma puntando anche a coinvolgere uno spettatore moderno.