Io prima di te (qui la recensione) è un film del 2016 diretto da Thea Sharrock e tratto dall’omonimo romanzo di Jojo Moyes, che ne ha anche curato la sceneggiatura. Al centro della storia troviamo il rapporto tra Louisa Clark, una ragazza eccentrica e solare in cerca di una nuova direzione nella vita, e Will Traynor, un giovane brillante e ricco imprenditore rimasto tetraplegico in seguito a un incidente. La pellicola, interpretata da Emilia Clarke e Sam Claflin, si distingue per la sua capacità di raccontare con delicatezza e sensibilità il confronto tra due mondi opposti, esplorando i temi dell’amore, della dignità, dell’autodeterminazione e della sofferenza invisibile.
Il film ha avuto un grande successo di pubblico, in particolare tra gli appassionati del genere romantico, grazie anche alla popolarità del libro, uscito nel 2012 e diventato un bestseller internazionale. La Moyes ha costruito una storia capace di toccare corde molto profonde, portando alla ribalta una riflessione intensa sul valore della vita e sulla libertà di scelta in situazioni estreme. Il rapporto tra Lou e Will, infatti, non si limita a un’evoluzione sentimentale, ma diventa anche un percorso esistenziale che obbliga entrambi i protagonisti a mettersi in discussione. La forza narrativa del film sta proprio nella tensione tra l’energia vitale di Lou e la rassegnazione consapevole di Will.
Non tutti sanno, però, che Io prima di te prende ispirazione da una vicenda realmente accaduta. In particolare, Jojo Moyes ha dichiarato di essersi ispirata a un fatto di cronaca che la colpì profondamente: la storia di un giovane atleta britannico, affetto da paralisi, che scelse il suicidio assistito in Svizzera. Un evento che ha sollevato ampi dibattiti etici e sociali nel Regno Unito e che ha fornito alla scrittrice lo spunto per creare un racconto che fosse anche una riflessione sul diritto all’autodeterminazione. Nel corso dell’articolo andremo a scoprire nel dettaglio la vera storia che ha ispirato il romanzo e il film.
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La trama di Io prima di te
Protagonista del film è Louisa “Lou” Clark, una giovane ragazza vivace e colorata, residente in una tipica cittadina della campagna inglese. Nonostante sia di indole ottimista, Lou non sa ancora bene cosa fare della sua vita. Ha 26 anni e passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia. Il suo inattaccabile buonumore viene nuovamente messo a dura prova quando si ritrova ad affrontare una nuova sfida lavorativa. Trova infatti lavoro come assistente di Will Traynor, un giovane e ricco banchiere finito sulla sedia a rotelle per un incidente e la cui vita è cambiata radicalmente in un attimo. I due finiranno per cambiarsi reciprocamente la vita molto più di quanto potrebbero immaginare.
La storia vera dietro il film e il romanzo
Come anticipato, molti lettori e spettatori potrebbero rimanere sorpresi nell’apprendere che il tema emotivo e delicato trattato nell’opera della Moyes è stato ispirato da eventi reali. “Quando stavo scrivendo il libro, avevo due parenti che necessitavano di assistenza 24 ore su 24”, ha raccontato Moyes a People, parlando della sua fonte di ispirazione. “Penso che se si vive quotidianamente in una situazione del genere, non si possa fare a meno di porsi domande sulla qualità della vita e su ciò che stiamo facendo per le persone viventi, perché grazie ai progressi della scienza medica è possibile offrire loro la possibilità di vivere, ma non necessariamente una buona qualità di vita“.
“Quindi immagino che tutte queste questioni fossero molto presenti nella mia mente mentre scrivevo“. L’autrice ha però aggiunto di essere stata ulteriormente ispirata e commossa da una notizia che aveva sentito su un giovane rimasto tetraplegico dopo un incidente. “Mentre tutto questo accadeva nella mia famiglia, ho sentito una notizia su un giovane sportivo in Inghilterra che aveva subito un terribile incidente che lo aveva lasciato tetraplegico”, ha spiegato. “Diversi anni dopo l’incidente, aveva convinto i suoi genitori a portarlo a porre fine alla sua vita. Fin dall’età di tre anni era ossessionato dall’attività fisica, tutto ciò che voleva fare era praticare sport“.
“Sono rimasta molto colpita dalla sua storia perché, come genitore, non riuscivo a capire come si potesse accettare di portare il proprio figlio a porre fine alla sua vita. Probabilmente ero anche piuttosto critica nei confronti di questa scelta”. Moyes ha però aggiunto: “Più leggevo, più mi rendevo conto che lui si era chiuso in se stesso e che i suoi genitori si erano trovati in una situazione impossibile. Non sapevo nulla della tetraplegia, non conoscevo gli aspetti sanitari. Non si tratta solo di stare su una sedia a rotelle, ma di una serie costante di interventi, umiliazioni e problemi di salute”.
“Ho iniziato a pensare: ‘Come sarebbe se una persona che ami prendesse quella decisione? Come sarebbe se fossi tu quella persona?. Tutti noi vorremmo pensare che saremmo forti e coraggiosi come Christopher Reeve. Io non sono sicura che lo sarei. Penso che sarei amareggiata, arrabbiata e invidiosa delle persone che possono ancora usare il proprio corpo, quindi quella storia non mi è uscita dalla testa ed è da lì che è nata, è stata un’esplorazione di una persona normale in una situazione straordinaria”. Dietro Io prima di te, dunque, si possono rintracciare reali situazioni di questo genere, purtroppo all’ordine del giorno e che ci chiedono di riflettere su tematiche che spesso si preferirebbe ignorare.