La notte del 12 (qui la recensione) è un thriller drammatico del 2022 diretto da Dominik Moll, noto per la sua attenzione al dettaglio psicologico nei precedenti titoli Harry, un amico che vi vuole davvero bene e Due volte lei. Il film si ambienta in un contesto perfettamente contemporaneo con toni rigorosamente realistici, mettendo al centro un’indagine su un femminicidio che scuote una comunità di provincia circondata dalle montagne della Savoia. Emblematico del genere poliziesco francesce moderno, il racconto segue i passi di un gruppo della polizia giudiziaria di Grenoble alle prese con un delitto atroce: una giovane donna bruciata viva, il cui assassino resta impunito.
Dietro la sceneggiatura, firmata da Moll insieme al collaboratore Gilles Marchand, c’è l’adattamento dell’inchiesta documentaristica 18.3 – Une année à la PJ scritta dalla giornalista Pauline Guéna, che ha passato un anno al fianco della PJ di Versailles osservando casi reali. L’idea drammaturgica centrale – che ogni investigatore segua un “crimine che lo ossessiona” – nasce proprio da una frase in apertura del libro ed è diventata il punto di partenza dell’indagine personale del protagonista Yohan. Grazie a una regia sobria e un montaggio misurato, Moll restituisce così il lavoro di polizia con rigore, evitando sensazionalismi e privilegiando l’atmosfera opprimente degli uffici e dei paesaggi alpini.
Il film ha riscosso grandi consensi ai festival e in sala: presentato a Cannes nella sezione Premières nel maggio 2022, ha ottenuto poi dieci candidature ai César 2023, vincendone sei, tra cui miglior film, miglior regista per Moll, miglior adattamento e premi agli attori Bastien Bouillon e Bouli Lanners. Ha trionfato anche ai Premi Lumière come miglior film e miglior sceneggiatura. Questo successo sottolinea la capacità della pellicola di miscelare tensione narrativa, empatia e riflessione sociale. Nel resto dell’articolo approfondiremo però il legame con la storia vera che ha ispirato il film, esplorando il caso reale da cui è tratta e le eventuali differenze narrative rispetto ai fatti documentati.
La trama di La notte del 12
Il film ruota attorno a un caso di omicidio, quello di Clara, di cui si occupa l’investigatore Yohan, di recente giunto a Grenoble come capo della polizia giudiziaria. Nonostante le accurate indagini e gli estenuanti interrogatori, l’uomo non riesce a risolvere il caso e a trovare l’assassino. È così che l’omicidio di Clara diventa una vera e propria ossessione per lui, intenzionato a capire a tutti i costi chi sia l’assassino della giovane e chiudere il caso. Insieme al collega Marceau, l’investigatore individua diversi sospettati, per lo più conoscenti della ragazza, ma le ricerche porteranno a galla anche molti dei segreti di quello che appare al di fuori come un paesino tranquillo.
La storia vera a cui si ispira il film
Come anticipato, il film La notte del 12 trae origine dal libro-inchiesta della giornalista Pauline Guéna, in cui l’autrice racconta le dinamiche interne della polizia giudiziaria di Versailles durante un intero anno di lavoro. Moll ha dichiarato di essere stato colpito proprio dalla frase in quarta di copertina: “ogni investigatore ha un crimine che lo ossessiona”, e ha scelto di mettere al centro del film questa ossessione, concentrandosi sul caso dell’omicidio di una giovane donna bruciata viva la notte del 12 ottobre 2016, nel dipartimento della Savoia. La decisione di focalizzarsi sui retroscena psicologici degli inquirenti e sul contesto quotidiano delle indagini nasce da un approccio che privilegia il realismo sul sensazionalismo.
Il caso reale da cui il film prende spunto riguarda l’omicidio di una ventunenne, bruciata viva per strada, un delitto tremendamente efferato le cui dinamiche restano in gran parte insolute. Sebbene non ci siano conferme ufficiali da parte degli sceneggiatori, diversi indizi fanno pensare che il film possa ispirarsi al caso di Maud Maréchal, uccisa a Lagny-sur-Marne nella notte tra il 12 e il 13 agosto 2013. Quella sera, Maud partecipava a una festa organizzata da una vicina di casa, evento a cui era presente anche suo fratello. Secondo quanto riferito da lui agli investigatori, la ragazza ha lasciato il luogo per ultima verso le 2:30 del mattino, senza mostrare segni di inquietudine.
Un’ora dopo, intorno alle 3:30, una pattuglia ha scoperto il suo corpo parzialmente bruciato in mezzo alla strada, a poca distanza dalla sua abitazione. Gran parte dei residenti ha dichiarato di non aver notato nulla di sospetto; soltanto una persona ha raccontato di aver udito delle urla nella notte. L’autopsia ha rivelato che la causa della morte è stata l’esposizione alle fiamme, senza rilevare tracce di violenze fisiche o abusi sessuali. Le indagini iniziali non però hanno portato alla luce elementi rilevanti nella vita privata della giovane, se non un dettaglio significativo: circa un anno prima, Maud aveva sporto denuncia contro ignoti presso la questura di Lagny-sur-Marne, dopo aver ricevuto numerose telefonate moleste, ma la cosa non portò a nulla di concreto.
Come accade anche nel film La notte del 12, anche l’omicidio nella realtà non è dunque mai stato chiarito e resta a oggi irrisolto. La sceneggiatura scelta da Moll e Gilles Marchand conserva ad ogni modo la struttura di un’autentica indagine: interrogatori prolungati, sospetti ricorrenti, ipotesi che si rivelano infruttuose. Il senso di frustrazione e impotenza che avvolge gli investigatori è proprio l’identikit di un crimine “ossessionante” che non permette né conclusioni facili né epiloghi consolatori. Le accurate testimonianze presenti nel libro di Guéna sono dunque state rielaborate nel film senza tentare di ricostruire fedelmente i fatti, ma restituendo l’atmosfera opprimente di un’indagine realistica.
Moll ha poi raccontato di essersi recato personalmente nella sede della polizia giudiziaria di Grenoble, confermando di aver voluto cogliere la “quotidianità poliziesca”: quella fatta di lunghi rapporti, interrogazioni, attese e momenti di stallo che contrastano con l’approccio eroico del genere poliziesco tradizionale. L’inchiesta si trasforma così nell’occasione di riflettere sul rapporto tra uomini e donne, su un contesto maschile tradizionale che spesso tende a colpevolizzare o a invisibilizzare la vittima femminile.
Infine, il film fa chiaro riferimento a un dato statistico reale evocato all’inizio: circa il 20% degli omicidi in Francia rimane irrisolto. La conclusione del film – che non consegna un colpevole – non è dunque un artificio, ma una scelta coerente con l’obiettivo di Moll di raccontare un’indagine reale e complessa, priva di finali semplicistici o facili soddisfazioni narrative. Con questo approccio, La notte del 12 diventa più di un thriller poliziesco: è un viaggio nell’inquietudine della verità e della giustizia, che chiede allo spettatore non una risposta, ma uno sguardo critico su cosa significhi cercare giustizia anche quando tutto sembra perduto.