Norimberga: spiegazione del finale del film con Russell Crowe

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Norimberga, dal 18 dicembre al cinema con Eagle Pictures, racconta una storia vera ambientata dopo la Seconda Guerra Mondiale, che segue il medico militare Doug Kelley, interpretato da Rami Malek, che si immerge nelle menti dei criminali nazisti incarcerati. Il film, diretto da James Vanderbilt, è incentrato sulle sue intense sedute con Hermann Göring, un ufficiale di alto rango, interpretato da Russell Crowe, un tempo braccio destro di Hitler. Göring viene finalmente ritenuto responsabile degli orrori che ha causato in quella guerra.

La domanda principale che anima Norimberga è se Douglas Kelley possa studiare uomini come Göring e allo stesso tempo mantenere il proprio senso del bene e del male. Una volta concluso il film, una cosa salta all’occhio: non ce la fa. La caccia alla crudeltà più atroce lo porta fuori strada, mostrando come provare troppi sentimenti, senza limiti, possa lacerare una persona dall’interno.

Le conseguenze della guerra

La storia inizia nel 1945, subito dopo la morte di Hitler. Göring, insieme a una ventina di importanti esponenti del nazismo, viene catturato e portato a Norimberga, una città nel cuore della Germania, dove si forma un tribunale internazionale sotto la guida del giudice Robert H. Jackson (interpretato da Michael Shannon), pronto ad accusarli di brutali atti di guerra.

Il compito principale di Kelley era monitorare lo stato psicologico dei detenuti. Ma lui è alla ricerca di qualcosa di più grande: capire come persone normali possano razionalizzare un omicidio di massa, e usare queste intuizioni per scrivere un libro che potrebbe fermare future atrocità.

Norimberga: La battaglia delle menti

RAMI MALEK as Lt. Col. Douglas Kelley in ‘Nuremberg’ Image: Scott Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics

Kelley si aspetta che Göring sia un uomo distrutto, ma invece trova un abile manipolatore che usa fascino e intelligenza per distorcere la realtà. Göring insiste di aver servito solo il suo Paese e scarica la colpa su altri membri della gerarchia nazista.

I loro colloqui si trasformano in un gioco mentale. Mentre Göring cerca di dominare ogni incontro, Kelley si ritrova attratto dalle argomentazioni dell’uomo; il suo solito distacco inizia a svanire. Nel frattempo, il giudice Jackson insiste per ottenere dettagli che potrebbero aiutare il caso, lasciando Kelley intrappolato tra il fare ciò che è giusto dal punto di vista medico e ciò che ritiene moralmente necessario.

Con il procedere del film, il fascino che Göring esercita su Kelley diventa sempre più inquietante. Lo psichiatra inizia a capire che il male che sta studiando non è una forza disumana, ma qualcosa di spaventosamente familiare, nato dall’orgoglio, dal potere e dall’autoinganno.

Il processo raggiunge il culmine quando Göring viene condannato a morte. Ma poco prima dell’esecuzione, ingoia una pillola di cianuro che teneva nascosta, rubando ogni possibilità di risposta sia ai giudici che a Kelley.

Per Kelley, è un colpo devastante. Il suo tentativo di comprendere Göring non si conclude con una rivelazione, ma con la disperazione. Si rende conto che le azioni mostruose di Göring non sono state il risultato della follia, ma di scelte umane comuni portate all’estremo della crudeltà.

Alla fine del film, Kelley è completamente diverso. Un tempo era sicuro di sé e rifletteva attentamente su tutto; ora ha perso quella scintilla, appesantito dalle cose a cui ha assistito e dall’idea assillante che chiunque, anche le persone normali, possano fare cose crudeli.

Il finale risponde alla domanda centrale: no, Kelley non può uscire indenne dal suo studio. Il suo lavoro lo lascia distrutto, non perché sia ​​d’accordo con Göring, ma perché vede con quanta facilità le persone giustifichino l’imperdonabile.

Norimberga si chiude con una nota cupa, ricordando agli spettatori che le lezioni dei processi rimangono vitali. Ottant’anni dopo il vero tribunale, il film sostiene che la stessa arroganza, lo stesso odio e la stessa indifferenza che alimentarono i nazisti si ritrovano ancora oggi.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice e Direttore Responsabile di Cinefilos.it dal 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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