Skyfall: la spiegazione del finale del film sull’Agente 007

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Skyfall (qui la recensione), diretto da Sam Mendes, rappresenta un punto di svolta cruciale nella saga di James Bond. Ventitreesimo capitolo ufficiale della serie e terzo con Daniel Craig nei panni dell’Agente 007, il film celebra i 50 anni del personaggio cinematografico introducendo al tempo stesso un’evoluzione profonda nel tono e nella narrazione. Dopo l’approccio più fisico e spoglio di Casino Royale e Quantum of Solace, Skyfall punta a una riflessione più intima sul mito di Bond, esplorandone la vulnerabilità, il passato e il rapporto complesso con l’autorità, rappresentata dalla figura materna di M, interpretata da Judi Dench.

Tra le principali novità apportate, spicca l’approccio visivo sofisticato firmato dal premio Oscar Roger Deakins, che dona al film un’eleganza formale rara per il genere action. Al tempo stesso, Mendes introduce una minaccia più personale e psicologica attraverso il villain Silva, interpretato da Javier Bardem, un ex agente MI6 tradito e assetato di vendetta. L’ambientazione, che spazia da Istanbul a Macao fino alla desolata campagna scozzese, accompagna una narrazione che mette in discussione le fondamenta del mito: la tecnologia può davvero sostituire l’azione sul campo? I fantasmi del passato possono essere sconfitti? E soprattutto, chi è davvero James Bond senza l’organizzazione che lo sostiene?

 

Il successo di Skyfall fu immediato e clamoroso, sia di pubblico che di critica: superò il miliardo di dollari al box office globale e vinse due premi Oscar, tra cui la miglior canzone per Adele. Ma oltre i numeri, il film segnò un nuovo equilibrio tra spettacolo e introspezione, aprendo la strada a una riformulazione più adulta del personaggio. Nel resto dell’articolo, analizzeremo in dettaglio il finale del film, svelando il significato simbolico delle ultime scene e il loro impatto duraturo sull’universo narrativo di 007.

Judi Dench in Skyfall
Judi Dench in Skyfall. Foto di Francois Duhamel – © 2012 – Danjaq, LLC, United Artists Corporation, Columbia Pictures Industries, Inc. All rights reserved.

La trama di Skyfall

A Istanbul, James Bond (Daniel Craig) ed Eve Moneypenny inseguono il mercenario Patrice, che ha rubato un disco rigido contenente informazioni su agenti sotto copertura. Mentre 007 e il criminale combattono su un treno in movimento, M (Judi Dench) ordina a Moneypenny (Naomi Harris) di sparare a Patrice, la quale però colpisce per sbaglio Bond, che precipita in un fiume. Mentre tutti credono che l’agente britannico sia morto, il mercenario fugge con il prezioso hard disk. L’MI6 viene quindi messa sotto accusa: in particolare, M viene pressata da Gareth Mallory, presidente del comitato per l’intelligence, il quale ritiene che per lei sia giunto per lei il tempo di ritirarsi in pensione.

Tuttavia, M resiste alle pressioni, ritentendosi ancora utile per la causa. Pochi istanti dopo essersi congedata da Mallory, si verifica però un’esplosione nell’edificio dell’MI6. Venuto a sapere di questo incidente, Bond rientra in servizio dimostrando di essere ancora vivo. M gli affida quindi il compito di rintracciare Patrice, rubare l’hard disk e ucciderlo. Così, l’Agente 007 vola a Shanghai per compiere la sua missione, dove scoprirà che l’uomo per cui Patrice lavora non è altri che Raoul Silva (Javier Bardem), un ex agente dei servizi segreti britannici, che ha molto da raccontare sul suo passato.

La spiegazione del finale del film

Il finale di Skyfall si consuma in una cornice atipica per un film di James Bond: una vecchia casa di campagna isolata nelle Highlands scozzesi, la tenuta di famiglia di Bond, appunto chiamata Skyfall. Dopo aver attirato Silva lontano da Londra, Bond e M decidono di affrontarlo in campo aperto, senza l’appoggio del MI6 e con mezzi rudimentali, preparando trappole artigianali all’interno della villa. Con loro c’è Kincade, il vecchio guardiacaccia, che rappresenta un legame con l’infanzia di Bond. Questa scelta narrativa sottolinea il ritorno alle origini dell’agente, sia in senso fisico che simbolico: Bond non combatte più per l’Inghilterra o per il dovere, ma per proteggere ciò che resta del suo passato e della sua figura materna, M.

Javier Bardem e Daniel Craig in Skyfall
Javier Bardem e Daniel Craig in Skyfall. Foto di Francois Duhamel – © 2012 – Danjaq, LLC, United Artists Corporation, Columbia Pictures Industries, Inc. All rights reserved.

Lo scontro culmina in un attacco brutale da parte degli uomini di Silva, che riesce a raggiungere la cappella dove M si è rifugiata con Kincade. Qui avviene il confronto finale tra il villain e i suoi due “genitori simbolici”: Silva implora M di ucciderli entrambi con un colpo solo, ponendo fine alla loro sofferenza condivisa. Ma prima che ciò possa accadere, Bond interviene e uccide Silva con un coltello, ponendo fine alla sua vendetta. La scena ha però un tono tragico: M è gravemente ferita e muore poco dopo tra le braccia di Bond. La sua morte chiude un’epoca e segna una frattura emotiva nella vita dell’agente, privato della figura che più lo aveva compreso e protetto.

Il significato di questa conclusione è profondo: Skyfall non racconta solo una missione, ma una perdita. Con la morte di M, James Bond completa un percorso di trasformazione interiore, affrontando il dolore, la memoria e l’identità. Il passato, letteralmente fatto esplodere con la distruzione della villa, viene lasciato alle spalle. L’agente sopravvive, ma non è più lo stesso: più consapevole, più solo, forse anche più umano. Infine, il film si chiude con una rinascita simbolica. Nella scena conclusiva, Bond incontra il nuovo M, Gareth Mallory (Ralph Fiennes), in un ufficio che richiama fedelmente l’iconografia classica della saga.

Nel mentre, la collega che lo aveva ferito a Istanbul, decide di abbandonare gli incarichi operativi per diventare la segretaria di M, ed è pronta a rivelare a Bond il suo nome, Eve Moneypenny. Con questo film, dunque, l’universo di 007 si rinnova: Skyfall ha distrutto per ricostruire, chiudendo un ciclo per aprirne uno nuovo. Gli faranno seguito Spectre No Time To Die, in cui il personaggio di James Bond viene ulteriormente messo in crisi ed esplorato nel profondo, fino al tragico finale che pone fine all’avventura di Craig nei panni di questo iconico ruolo.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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