Dopo aver diretto Skyfall, Sam Mendes ha firmato anche la regia di 007 Spectre, uscito nel 2015, il quale rappresenta il ventiquattresimo capitolo ufficiale della saga di James Bond e il quarto con Daniel Craig nei panni dell’agente segreto più famoso del cinema. Il film si colloca narrativamente dopo gli eventi del precedente e ne raccoglie l’eredità, proseguendo il percorso di introspezione del personaggio e portando avanti il tentativo di collegare i film di Craig in un’unica grande trama orizzontale. Spectre segna anche il ritorno in scena dell’organizzazione criminale omonima, già apparsa nei film classici della saga, e introduce ufficialmente Ernst Stavro Blofeld in questa nuova continuity, rivelandolo come l’ombra dietro molte delle minacce affrontate da Bond fino a quel momento.
Tra le principali novità apportate dal film vi è proprio questo legame più esplicito tra tutti i precedenti antagonisti del Bond di Craig, ricondotti sotto l’egida della Spectre. Questo elemento di continuità narrativa è una scelta atipica per la saga, solitamente più episodica, e mira a dare profondità alla mitologia del personaggio. Visivamente, il film mantiene invece l’estetica sofisticata e curata già apprezzata in Skyfall, con sequenze d’azione spettacolari, tra cui spicca l’inseguimento iniziale durante il Giorno dei Morti a Città del Messico. Il cast arricchito dalla presenza di Léa Seydoux, Christoph Waltz e Monica Bellucci conferisce ulteriore fascino al racconto.
Spectre ha poi ottenuto un grande successo commerciale, diventando uno dei film di 007 con il maggiore incasso della storia. Ha ricevuto un’accoglienza critica più tiepida rispetto al suo predecessore, ma ha comunque consolidato l’identità del Bond di Craig, accentuandone i tratti emotivi e vulnerabili. Nei prossimi paragrafi, approfondiremo la spiegazione del finale del film, svelando i colpi di scena, i significati nascosti dietro le scelte narrative e il modo in cui imposta il percorso verso No Time to Die, l’ultimo capitolo della saga con Daniel Craig.
La trama di Spectre
In questo episodio James Bond (Daniel Craig) si vede sospeso dal nuovo M, Gareth Mallory (Ralph Fiennes), in quanto accusato di aver causato un incidente diplomatico per aver condotto un’operazione priva di autorizzazioni a Città del Messico. Successivamente M viene a sapere da C, Max Denbigh (Andrew Scott), di un piano volto a sostituire il sistema degli agenti segreti 00 con un progetto chiamato Nove Occhi, ma né M né l’intelligence sembrano convinti della necessità del nuovo sistema proposto da C. Bond nel frattempo si reca segretamente a Roma, dove incontra e seduce la vedova dell’uomo che ha ucciso a Città del Messico (Monica Bellucci) per infiltrarsi nell’organizzazione criminale chiamata SPECTRE.
La sua copertura salta però a causa del capo Oberhauser (Christoph Waltz) che scopre la sua vera identità. Bond è quindi costretto quindi a fuggire, iniziando però a seguire una pista molto pericolosa con l’intento di incastrare Oberhauser, ricevendo anche l’aiuto di un antico nemico, Mr. White (Jesper Christensen). In punto di morte, infatti, l’uomo gli offre informazioni importanti in cambio della promessa che l’agente proteggerà sua figlia Madeleine (Léa Seydoux). 007 mantiene fede al suo accordo e raggiunge la ragazza giusto in tempo per salvarla da un attacco degli uomini di Oberhauser. Continuando le sue ricerche, Bond capisce che il criminale è in combutta con il capo dei servizi C. Dovrà dunque sventare quel complotto prima che sia troppo tardi.
La spiegazione del finale del film
Nelle fasi finali di Spectre, James Bond affronta il suo nemico più personale: Ernst Stavro Blofeld, il quale rivela finalmente la sua identità: è il figlio dell’uomo che crebbe Bond dopo che questo rimase orfano e, invidioso delle attenzioni del padre verso il giovane James, uccise il genitore e si finse morto entrando nel mondo del crimine con il nome di Blofeld, il cui obiettivo era quello di fare soffrire il fratello adottivo. È infatti lui il burattinaio dietro le precedenti minacce affrontate da Bond in Casino Royale, Quantum of Solace e Skyfall. Il confronto culmina in un’azione decisiva all’interno dell’edificio abbandonato dell’MI6 a Londra, simbolicamente trasformato in una trappola psicologica e fisica.
Qui Blofeld sottopone Bond a una scelta crudele: salvare Madeleine Swann, la donna che ama, o perseguire la vendetta. Bond riesce però a salvare lei e sé stesso, dimostrando una maturazione del personaggio che finalmente riesce a privilegiare l’amore sulla missione, spezzando il ciclo di morte e vendetta che ha contraddistinto il suo percorso. Dopo aver distrutto l’elicottero su cui fugge Blofeld sul Westminster Bridge, Bond lo lascia vivo, affidandolo alla giustizia e rifiutando l’omicidio come soluzione finale. Questa scelta ha un significato cruciale: segna il rifiuto di Bond di essere solo uno strumento del potere, e apre la possibilità di una nuova vita.
Il gesto è anche un netto contrasto con quanto accaduto nei film precedenti, dove la violenza era sempre la risoluzione ultima. Qui Bond sceglie la pietà, riconoscendo la possibilità di redenzione o, quanto meno, il bisogno di non ripetersi. Nel mentre, Q riesce a fermare l’attivazione dei Nove Occhi mentre Denbigh muore nella lotta contro M cade dal palazzo. Il film si chiude con Bond che lascia l’MI6 e parte con Madeleine, apparentemente deciso a rinunciare alla vita da agente segreto. Il finale suggerisce un addio, o perlomeno una pausa, dalla sua esistenza fatta di missioni e pericoli. Tuttavia, la scelta di andarsene con Madeleine è ambigua: è un gesto d’amore, ma anche una scommessa sulla possibilità di cambiamento.
Il simbolico recupero dell’Aston Martin DB5, restaurata, accompagna questa uscita di scena e rafforza il tono nostalgico ma speranzoso del finale. Dal punto di vista narrativo, Spectre pone le basi per No Time to Die. La decisione di Bond di ritirarsi e vivere con Madeleine sarà al centro del conflitto del film successivo, dove il passato tornerà a perseguitarlo. Inoltre, il fatto che Blofeld sia sopravvissuto prepara il terreno per il suo ritorno futuro, cosa che avverrà proprio nel capitolo successivo. Il finale di Spectre, quindi, non chiude completamente la storia, ma funge da ponte emotivo e tematico verso una conclusione più definitiva, che verrà raggiunta solo con l’ultimo atto della saga interpretata da Daniel Craig.