Visions: la spiegazione del finale del film

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Visions è un thriller psicologico firmato da Yann Gozlan, che sposta l’azione dal mondo delle indagini a un ambiente più intimo ma perturbante: la mente e la percezione della protagonista. Il film mescola tensione, ambiguità e spaesamento, costruendo un’atmosfera in cui sogno, ricordo e realtà si confondono, andando oltre il genere “thriller classico” per esplorare l’ossessione, il tradimento e l’instabilità emotiva.  Tra le particolarità di Visions c’è l’idea di partire da un pretesto “ordinario” (una vita apparentemente stabile, un matrimonio, una carriera professionale di successo) e di destabilizzarlo progressivamente attraverso impulsi nascosti, passioni sopite, visioni e incubi ricorrenti.

Gozlan, già autore di thriller come Boîte noire, utilizza lo spazio dell’aviatrice protagonista e la routine del “viaggio, lavoro, casa” per smantellare la certezza del controllo, trasformando la griglia del quotidiano in un terreno di violenza psicologica e disorientamento. Nel cast figurano Diane Kruger, che interpreta la protagonista Estelle, una pilota di linea; Mathieu Kassovitz, nel ruolo di Guillaume, suo marito medico; e Marta Nieto, che interpreta Ana, un personaggio dal passato ambiguo che riaccende nella protagonista desideri e domande represse.

Il trio garantisce alla storia una dimensione intensa e credibile, capace di generare tensione emotiva e sospetto costante. Come tutti i thriller psicologici che si rispettino, anche Visions lascia però diversi dubbi nello spettatore, una volta che si giunge al finale. Molte domande, inoltre, non trovano volutamente risposta, lasciata piuttosto alla libera interpretazione di chi ha appena finito di vedere il film. Nel corso dell’articolo si proporrà dunque una spiegazione approfondita del finale di Visions, cercando di chiarire come le rivelazioni, i colpi di scena e l’interpretazione finale si inseriscano nel contesto dei temi trattati e delle ambiguità narrative deliberate dal regista.

Diane Kruger nel film Visions
Diane Kruger nel film Visions

La trama di Visions

Protagonista di Visions è Estelle, brillante comandante di linea aerea, sposata con Guillaume, un medico rinomato. Alla ricerca della perfezione, Estelle ha sempre tutto sotto controllo. Quando però incontra casualmente Ana, una sua ex fiamma, Estelle si innamora di nuovo. Man mano che la loro relazione diventa sempre più intensa, Estelle ha visioni ricorrenti, incubi, allucinazioni. Quando poi Ana scompare misteriosamente, Estelle inizia a perdere il contatto con la realtà. Teme così che la sua vita sia in pericolo e inizia una spirale di follia, che la costringerà a fare scelte difficili mentre cerca di capire cosa sia reale e cosa frutto della sua percezione alterata.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Visions, Estelle si risveglia in ospedale dopo l’incidente e, progressivamente, i ricordi che aveva rimosso riaffiorano con dolorosa chiarezza. Le immagini confuse delle sue accuse contro Guillaume si ricompongono mentre scopre la verità: non è stato suo marito a uccidere Ana, bensì lei stessa, in un momento di gelosia incontrollata e ferocia improvvisa. L’omicidio, nascosto dal trauma e dall’anestetico somministrato da Guillaume per proteggerla, ritorna in superficie, obbligandola a confrontarsi con la parte più buia di sé e con le conseguenze delle proprie azioni.

Una volta ricostruita la verità, Estelle sceglie di non denunciare Guillaume e di accettare il patto tacito che li lega, fatto di colpa, silenzi e protezione reciproca. I due tornano a casa insieme, apparentemente pronti a ricominciare, ma segnati da una realtà che non può essere cancellata. Nell’ultima scena, Estelle chiede al marito di fermarsi vicino alla scogliera: da lì osservano una donna in costume rosso emergere dal mare, immagine che richiama il prologo. La ripetizione della visione chiude il racconto, suggerendo un ciclo perturbante e il confine fragile tra memoria e allucinazione.

Diane Kruger in Visions
Diane Kruger in Visions

Il finale di Visions porta così a compimento uno dei temi centrali del film: l’instabilità della percezione e la capacità della mente di distorcere la realtà per proteggersi dalla colpa. La figura della donna in rosso, vista sia all’inizio che alla fine, non è un’apparizione sovrannaturale, ma un segno simbolico: rappresenta l’immagine che Estelle ha represso e che continua a riaffiorare, una memoria che non può essere del tutto sepolta. La scena mostra come la protagonista viva sospesa tra consapevolezza e rimozione, incapace di separare ciò che accade davvero da ciò che la mente le restituisce.

Attraverso questo epilogo, Gozlan conclude la riflessione sui limiti del controllo e sull’autoinganno come meccanismo di sopravvivenza. La colpa di Estelle non viene punita né risolta, ma assorbita in un equilibrio tossico che lei stessa accetta pur di non affrontare la distruzione totale della sua identità. L’unione finale con Guillaume, anziché essere un gesto d’amore, diventa un’alleanza nel nascondimento. Il film afferma così che la verità emotiva può essere più insopportabile della menzogna, e che la psiche umana sceglie spesso la via più distorta, ma più sopportabile, per continuare a esistere.

Visions lascia allo spettatore un messaggio inquietante: ciò che percepiamo come certo può essere frutto di selezioni, omissioni e distorsioni operate dal nostro stesso inconscio. Estelle crede a una versione dei fatti perché è l’unica che può tollerare, e il film mostra quanto sia facile confondere ricordo e desiderio, paura e realtà. La conclusione ciclica suggerisce che alcuni traumi non scompaiono, ma ritornano sotto forma di immagini che la mente non smette di rielaborare. È un finale che invita a interrogarsi sulla fragilità dell’identità e sull’oscurità che può celarsi dietro ogni convinzione.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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