Wim Wenders, quando il cinema diventa poesia

Wim Wenders nasce a Dusseldorf il 14 agosto 1945; il suo primo nome fu quasi una forzatura in quanto Wim, nome scelto dalla madre di origine olandese, era considerato dalle autorità…poco tedesco.

 

Sin da bambino mostra un particolare interesse per la fotografia: a sette anni scatta le prime foto e a dodici ha già una propria camera oscura, a diciassette la prima Leica.

Wim Wenders, biografia

Figlio di un medico anche Wim Wenders inizia gli studi in medicina per poi spostare i suoi interessi di studente verso la filosofia prima e la pittura poi; sarà proprio l’arte che lo porterà a  Parigi dove, nel quartiere di Montparnasse, lavorerà come incisore presso lo studio dell’artista statunitense John Friedlander.

Nella capitale francese Wim Wenders inizierà ad approcciarsi con trasporto e passione verso il cinema, l’arte che lo renderà celebre. Inizia a frequentare corsi presso l’Institute des hautes etudès cinèmatographiques ( IDHEC) e trascorre intere giornate a visionare film al Cinèmatheque dove è capace di vedere anche cinque film di seguito, con particolare attenzione verso i classici tedeschi.

Nel 1967 torna in Germania dove si iscrive presso l’Accademia del cinema di Monaco, ormai ha ben chiaro in testa quale strada percorrere. I primi cortometraggi arrivano per l’appunto tra il 1967 e il 1970: Scenari è il primo lavoro del ’67 mentre Alabama 2000 anni luce del ’69 segna l’inizio della collaborazione con Robbie Muller per quanto concerne la fotografia. Questi primi corti rivelano una forte influenza della “Nouvelle Vague” francese e del “New American Cinema” nello stile di Wahrol in cui si susseguono lunghe scene prive di eventi significativi e con una narrazione aperta.

Wim Wenders, quando il cinema diventa poesia

Ma Wim Wenders è sopratutto sempre più convinto di voler perseguire un prototipo di cinema nuovo, indipendente e libero dalle convenzioni tradizionali; così decide di unirsi ad un gruppo di 15 registi e sceneggiatori tedeschi con i quali fonda nel 1971 la Film Verlag der Autoren, con lo scopo di autogestire produzione, diritti e distribuzione dei propri films.

Wim Wenders, film e filmografia

Il primo lungometraggio è datato 1970, Estate in città, seguito da La paura del portiere prima del calcio di rigore, 1971, primo film sceneggiato in collaborazione con Peter Handke con cui lavorerà anche in seguito. A inizio anni ’70 Wim Wenders dirigerà tre lungometraggi accomunati dalla tematica del viaggio che li porterà ad essere riconosciuti come “la trilogia della strada”: Alice nella città, 1973, ancora oggi considerato uno dei suoi lavori migliori, Falso movimento e Nel corso del tempo film per il quale Wim Wenders otterrà i primi riconoscimenti internazionali. Nel 1975 Wim Wenders, oltre a fondare la casa di produzione “Road Movies”, dirige L’amico americano film tratto dal romanzo di Patricia Highsmith “Ripley’s Game”. Il film, che vede come interpreti protagonisti Dennis Hooper e Bruno Ganz, può essere associato alla “trilogia della strada” in considerazione di tematiche comuni quali il misurarsi con il grande cambiamento sociale in atto nel suo paese oltre ad uno spiccato amore verso la musica rock.

Con L’amico americano Wim Wenders vede accresciuta la sua fama negli Stati Uniti, tanto che il film attirerà l’attenzione persino di Francis Ford Coppola il quale vorrà essere coinvolto nella co-produzione. Nel 1982 Wim Wenders gira Lo stato delle cose un film maturato dopo la difficile lavorazione di un progetto precedente incentrato sul giallista americano Dashiell Hammet; il film illustra con spietata schiettezza le difficoltà nel fare cinema a cui il regista dedica un’amara riflessione. Lo stato delle cose avrà un grande successo di pubblico e critica tanto da vincere il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Gli anni ’80 non hanno finito di serbare importanti riconoscimenti per il regista tedesco, infatti con Paris Texas del 1985, arriva anche la Palma d’oro al Festival di Cannes. Il film, scritto in collaborazione con Sam Shepard, è ambientato nel deserto americano dove un uomo apparentemente senza memoria cerca un collegamento con il suo passato.

Solo due anni dopo Wim Wenders presenta quello che, probabilmente, è uno dei suoi lavori più famosi, celebrati e commoventi: Il cielo sopra Berlino. Per la sceneggiatura si torna alla collaborazione con Peter Handke mentre per il ruolo principale, l’angelo che rinuncia alla sua immortalità per amore di una donna, riecco Bruno Ganz. Il film vincerà, sempre a Cannes, il premio per la migliore regia. Gli anni ’90 si aprono con la realizzazione di un progetto a cui Wenders lavorava da diversi anni, Fino alla fine del mondo, 1990, un film dal budget molto alto, circa venti milioni di dollari, e girato in quattro continenti. In questo ambizioso romanzo fantascientifico riaffiora per l’ennesima volta il tema del viaggio e dell’amore, in questo caso inseriti in un contesto di progresso tecnologico. La meravigliosa colonna sonora impreziosita da pezzi degli U2, dei REM, dei Talking Heads, Lou Reed e Nick Cave, conferma il ruolo fondamentale della musica nei film del regista tedesco. Per rispettare contratti e accordi presi con la società di distribuzione al film Wenders dovrà apportare numerosi tagli.

Il 1993 è l’anno di Così lontano, così vicino! Sequel de Il cielo sopra Berlino. Nel cast ritroviamo Bruno Ganz, Peter Falk e Otto Sander già protagonisti nel film precedente; la storia è questa volta ambientata nella Germania unificata e ha ancora nella figura dell’angelo il suo protagonista principale. Nel corso del decennio Wenders si fa notare anche per una collaborazione con il maestro italiano Michelangelo Antonioni, con cui dirige nel 1995 Al di là delle nuvole, e per sedere a capo dell’European Film Academy di cui ancora oggi è presidente.

Nel decennio che apre al nuovo millennio Wim Wenders esordisce con uno dei suoi lavori migliori e più apprezzati: Buena Vista Social Club. Il film è un documentario intenso ed emozionante in cui il regista esprime tutto il suo legame con la musica e l’importanza che essa ha sempre ricoperto nella sua vita artistica. Il film è un viaggio alla riscoperta della musica cubana attraverso l’incontro con personaggi del calibro di Ry Cooder, Ibrahim Ferrer, Ruben Gonzales e Company Segundo di cui il regista stila un affettuoso ritratto. Il film sarà anche candidato all’Oscar. Nel 2000, solo un anno dopo, Wim Wenders decide di lavorare sulla sceneggiatura tragicomica scritta e ideata da Bono Vox, cantante e leader degli U2; il film, che ha per protagonisti Milla Jovovich e Mel Gibson, è Million Dollar Hotel, una storia di amore, tradimento e amicizia incondizionati. Vincerà l’Orso d’oro al Festival di Berlino.

Nel corso dell’ultimo decennio, il lavoro di maggior rilievo è sicuramente Palermo Shooting, 2008, in cui il regista riprende il tema a lui tanto caro del viaggio, della ricerca di sé e la scoperta delle diversità. Il film, che ha come protagonista Dennis Hooper, è ambientato in Sicilia e narra la storia di un uomo tedesco di mezza età il quale per rompere con un passato che vuole dimenticare in preda ad una crisi esistenziale, si recherà in Italia e più precisamente a Palermo. In questa realtà tanto diversa dalla sua avrà modo di conoscere una giovane donna e di vivere una vita completamente nuova. Anche qui la musica, la musica intesa come elemento chiave della sceneggiatura e che si esprime attraverso le note di famosi cantanti come Lou Reed e Patti Smith. Wim Wenders insegna cinema alla Scuola di Belle Arti di Amburgo dal 2003, ha ricevuto dottorati onorari vari tra cui quello della Sorbonne di Parigi e dal 2006 è il primo cineasta ad essere insignito dall’Ordine “Puor le Mèrite” per la Scienza e l’Arte. Attualmente ha una sua casa di produzione, la “Neue Road Movies”.

L’ultimissimo lavoro del grande regista tedesco è Pina. Balliamo, balliamo altrimenti siamo perduti. Il film-documentario, attualmente nelle sale, è il compimento di un lungo progetto artistico che Wenders ha potuto realizzare, purtroppo, solo un anno dopo la morte dell’amica e grande coreografa Pina Baush, figura centrale del film stesso. Per poter presentarci al meglio l’arte e la poetica che sprigionano gli spettacoli della Baush, Wenders ha fatto ricorso alla tecnologia 3D, unico modo, secondo il regista, di coinvolgere lo spettatore con la magia del teatro danzante, un modo per creare un contatto di grande intensità. Pina è il primo caso di tecnologia tridimensionale applicata ad un film d’autore, l’ennesima riprova che lo spirito pionieristico e sperimentale di Wim Wenders non si è certo esaurito con il passare degli anni e questo, se permettete, è da considerarsi una fortuna.

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