È così paradossale che è difficile crederlo, esiste una città degli Stati Uniti che ogni anno ha più morti delle guerre e le invasioni in Medio Oriente. Parliamo di Chicago, dove in dodici mesi muoiono più di 7000 persone in media, molte delle quali bambini o ragazzi del tutto estranei alle meccaniche delle gang e dei traffici di droga. Un tema talmente drammatico che però passa spesso inosservato e che il regista Spike Lee ha preso a cuore. Chi-Raq (qui la nostra recensione) è infatti la Lisistrata di Aristofane ambientata però nel presente, nei quartieri desolati della città americana. Un musical che omaggia implicitamente West Side Story che, nonostante la leggerezza e l’ironia, denuncia e alza la voce contro una delle storie più assurde del nostro secolo.
“Chicago si può definire una zona di guerra vera e propria, dall’inizio del 2016 sono già morte 53 persone. In America invece muoiono ogni giorno 99 persone a causa della violenza e delle armi da fuoco, e nulla sembra migliorare con il tempo, anzi. L’obiettivo di questo film era proprio attirare l’attenzione dei media, lanciare un allarme forte, e ho scelto di farlo con la satira, con l’ironia estrema, con la commedia, perché è un po’ la caratteristica di tutti i miei film” ci ha detto il regista al Festival di Berlino 2016, dove il film è in concorso per l’Orso d’Oro.
“Negli Stati Uniti è il denaro che
gestisce tutto” ha continuato, “in ogni strato della società, dalla
vendita delle armi sino ad arrivare ai premi Oscar. Anche in questo
caso è tutto in mano ai soldi, è su questo che la giuria sceglie le
sue nomination. Se nessuno alza la voce, le cose continuano
come stanno, anche quando sono sbagliate.” Una dichiarazione che si
trascina ancora le polemiche delle settimane scorse, quando proprio
il regista aveva accusato l’Academy di essere imparziale con gli
autori e gli attori di colore.
Decisamente più pacato John Cusack, nel film è un prete che aiuta la comunità in rivolta, che ha dedicato il film alla città di Chicago “e agli attivisti che lottano ogni giorno per una società migliore, contro questa scia di sangue. La chiesa raccontata nel film è la chiesa che piace a me, quella che respira e vive nelle strade, che si attiva accanto alla gente per raggiungere la pace. Sono stato entusiasta di partecipare al film sin dalla lettura del soggetto, la sceneggiatura non ha fatto che conquistarmi ancora di più.”