La Befana vien di Notte, intervista a Stefano Fresi

la befana vien di notte
L'attore Stefano Fresi (Mr Johnny) durante la lavorazione del film "La Befana vien di notte". La Befana vien di notte, regia di Michele Soavi, direttore della fotografia Nicola Pecorini; con Paola Cortellesi (Befana) e Stefano Fresi (Mr Johnny). 2017-2018

Attore, musicista, trai caratteristi più amati del cinema italiano, Stefano Fresi è Mr. Johnny, il cattivo de La Befana vien di Notte, il nuovo film di Michele Soavi, con Paola Cortellesi, al cinema dal 27 dicembre.

 

Il suo personaggio è un cattivo un po’ particolare, uno squilibrato con la mania dei giocattoli e con il cuore spezzato di bambino. Sarà lui a ostacolare il lavoro della Befana (Cotellesi) e a tentare di eliminarla per prendere il suo posto. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare qualche dettaglio in più sul suo strampalato personaggio.

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Nel film è l’eroe stesso, la Befana, che in qualche modo crea la sua nemesi, che tipo di riferimenti hai utilizzato per il tuo personaggio?

Molteplici, uno che mi piace moltissimo è lo Stregatto. Il mio personaggio è un po’ felino e suadente, fa quel balletto a quattro zampe, all’inizio. Ma anche tutti i cattivi in generale, e proprio come tutti questi personaggi, presenta una fragilità di fondo, è un grande deluso, ha ancora una parte infantile bella viva, gioca con i giocattoli, spara ai suoi scagnozzi con la vernice. È proprio un cattivo mal riuscito, un bambino mai cresciuto e rimasto capriccioso.

I bambini sono i veri protagonisti di quest’avventura, come accadeva nei film per ragazzi degli anni ’80. È una scelta volutamente citazionista?

Dovremmo chiederlo a Guaglianone (autore di soggetto e sceneggiatura, ndr). Non so per certo se sia citazionista oppure se tutte le necessità espressive di un’artista sono le necessità interiori condite con i tuoi ascolti, le tue letture, le tue visioni. Se decidi di fare il pittore nella vita, non puoi prescindere da ciò che ti ha fatto innamorare dell’arte. Quindi probabilmente questo c’è, perché Guaglianone si è formato anche guardando quei film, non so se abbia voluto citare proprio quelli però: i bambini hanno le biciclette, le biciclette le trovi su E.T. Lo stesso Stranger Things strizza l’occhio agli anni ’80.

Quindi sicuramente c’è un riferimento, ma quello che mi piace molto è che i protagonisti sono proprio i bambini. Il messaggio più bello del film è che l’unione fa la forza e l’arco di trasformazione più ampio ce l’hanno proprio loro. Il bulletto diventa migliore amico del bullizzato, ci sono i due che si innamorano, e vedere questo discorso secondo cui l’unione per uno scopo comune porti a crescere penso sia il messaggio più bello del film.

Com’è lavorare con Paola Cortellesi?

A Roma si dice “ti piace vincere facile”. Lavorare con Paola è molto facile, perché è una persona stracolma di talento, durante il ciak. Al di fuori del ciak è una persona adorabile, quindi ci si fa amicizia in due minuti. È una professionista incredibile, di una serietà impressionante, ma poi è anche divertente quando c’è da divertirsi. Tra l’altro il film è la nostra terza collaborazione, ma siamo già al lavoro sulla quarta e quindi ormai c’è anche un rapporto di amicizia consolidato.

E per quanto riguarda il divertente numero musicale che esegui nel film?

Il numero è stato possibile grazie al maestro Andrea Farri che ha scritto un pezzo molto divertente. Io nasco musicista, sono un compositore, suono pianoforte e si sta spargendo la voce, così tutti pensano di farmi suonare o cantare. Così è uscito fuori questo numero strampalato, perché io cerco di essere suadente e di convincerla della mia grandiosità, ma in realtà interpreto un imbecille che si matte da solo dei gradi sulla giacca, perché nessuno lo premia.

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