Il cast presenta La sedia della felicità, ricordando Carlo Mazzacurati

La sedia della felicitàCi pensa  la moglie – e aiuto regista – di Carlo Mazzacurati, Marina Zangirolami, a definire il lavoro che resterà purtroppo l’ultimo nella carriera del regista, scomparso a gennaio. “Postumo è una parola che non si adatta per niente a questo lavoro”, dice (a lei e alla figlia Emilia è dedicato) “A questo film Carlo teneva tantissimo, vi hanno lavorato le persone che più adorava”. A sottolineare non solo una lezione di vita e cinema, ma un’attitudine cui non si può rinunciare proprio oggi: quella di chi ha saputo guardare la realtà “con gli occhiali dell’ironia”, come afferma Isabella Ragonese – protagonista accanto a Valerio Mastandrea – “allergico alle frasi fatte” e alla retorica, come sottolineano tutti i presenti. Si tratta ovviamente de La sedia della felicità, ultimo film del regista Carlo Mazzacurati, scomparso di recente lasciando un grande vuoto nel cuore del suo pubblico e dei suoi collaboratori.

 

Com’è stato lavorare con Mazzacurati? Un suo ricordo

Valerio Mastandrea:Ricordo un grande entusiasmo quotidiano, più che le difficoltà tecniche e fisiche. Avrei voluto lavorare con lui molto tempo prima. Era un uomo di cinema da cui avrei potuto imparate molto. Parlavamo di Dino in terza persona. Condivideva il mio scollamento dal personaggio”.

Giuseppe Battiston:Questo film ha un cast ricchissimo. Mentre lo preparava,  gli chiedevo stupito se pensava che gli attori avrebbero tutti accettato. Lui mi rispondeva: chi vuoi che dica no a un povero malato? Questo racconta il suo modo di affrontare il mestiere e la vita. Il suo occhio così umano e divertito mi mancherà”.

Isabella Ragonese:Ho dei ricordi personali molto belli, che tengo gelosamente per me. Questo film mi ha insegnato che il nostro mestiere ci fa continuare a vivere. Rivedendo i suoi film possiamo risentirlo vicino. Qui, poi, non si ride per dimenticare. La sua ironia è un modo di vedere le cose con la giusta distanza”.

Come sono nati film e titolo?

Angelo Barbagallo:Il figlio del montatore (di tre anni), ha trovato il titolo del film. Ne era il più grande fan, ma non amava il titolo precedente (La regina delle nevi). Ci ha suggerito questo e noi gli abbiamo regalato una delle sedie. Il tono di Carlo era sempre scanzonato e ironico, di leggerezza e divertimento intelligente. Questo forse è il film che lo rappresenta di più”.

Marco Pettenello:Carlo aveva già narrato il disagio e la fatica di abitare in Italia in questi anni, un paese andato un po’ in malora. Qui, ha voluto descrivere come in questo mondo ci sia ancora vita, amore, rabbia: materiale da cui trarre una storia che si può raccontare a un bambino.

Doriana Leondeff:Il desiderio di leggerezza che c’è in questo film è precedente alla malattia di Carlo, come la prima stesura della sceneggiatura. Poi, la malattia gli ha permesso di arrivare al cuore allegro delle cose. Non solo non pensavamo che sarebbe stato il suo ultimo film, ma ne stavamo scrivendo un altro, da girare in Toscana, tra i vigneti di Bolgheri, con Mastandrea e tanti altri”.

È possibile che venga fatto da un altro regista?

D.L.:Non era ancora una sceneggiatura, ma un soggetto in fase di elaborazione,lontano dall’essere compiuto”.

Che personaggio è Bruna?

I.R.:Per Carlo, Bruna somigliava a un’eroina di Miyazaki:  una ragazza normale, che si ritrova in avventure rocambolesche in cui tira fuori la  sua grinta. Abbiamo pensato questa estetista molto colorata, quasi uno sponsor del suo mestiere”.

Negli ultimi anni, nei film di Mazzacurati la sceneggiatura si era inspessita?

M. P.:Come spettatore, negli ultimi anni Carlo era più amante del cinema americano eccentrico (fratelli Coen, Wes Anderson) che di quello europeo. Aveva meno paura del cinema artefatto e di usare la fantasia”.

Al cinema in 150 copie dal 24 aprile, in preview parziale su Rai Movie il 22 aprile.

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