In occasione della sua
imminente uscita nelle sale cinematografiche italiane, il regista
polacco Lech Majewski ha presentato stamattina al cinema
Barberini di Roma la sua nuova opera intitolata
Onirica che, come tiene lui stesso a precisare, fa
parte del trittico (e non di una trilogia come alcuni l’hanno
definita), composto dai suoi due precedenti lungometraggi Il
giardino delle delizie, ispirato al quadro del fiammingo
Jeronymus Bosch, e I colori della passione che
prende ispirazione dal quadro di Bruegel La salita al
calvario. Stavolta ad ispirare il Maestro Lech
Majewski sono i versi della Divina Commedia di
Dante Alighieri.
Majewski spiega che il suo contatto con Dante è avvenuto quando ancora era un giovane studente:
“Ho conosciuto Dante per la prima volta tramite la sua presenza nelle opere di altri artisti. Da ragazzino guardavo le illustrazioni di Gustav Dorè ( che mi spaventavano moltissimo) ma poi ho ritrovato riflessi di Dante anche, ad esempio, nella poesia di T.S. Elliot ed Ezra Pound. In seguito ho provato a leggere direttamente la Divina Commedia ma ho trovato molte difficoltà e sono riuscito ad apprezzare i versi danteschi solo alcuni anni dopo grazie ad una formidabile traduzione in inglese. C’è nella poesia di Dante un qualcosa che non riesco a spiegare, una sorta di afflato divino e leggendolo ho provato la stessa sensazione di quando, a venitrè anni, esaminai fotogramma dopo fotogramma Otto e mezzo di Federico Fellini. Anche in questo caso avevo visto il film a quattordici anni e ne ero rimasto incantato, soprattutto dal punto di vista visivo. Penso che anche Fellini sia stato influenzato dalla Divina Commedia nel mettere su pellicola questa sorta di viaggio astrale.”
Risponde quindi ad
una domanda che gli viene fatta riguardo all’idea di mettere in
relazione, all’interno della narrazione di Onirica, un
dramma privato con un dramma collettivo, ovvero la sequenza di
catastrofi che investì la Polonia nel 2010:
“Dante stesso, nella Divina Commedia, ha messo in relazione la sua storia personale con la storia universale, non solo del suo paese e della sua città ma del mondo e della chiesa. Vivendo nel medioevo anche Dante si esprimeva tramite una simbologia ben precisa e tendeva a leggere tramite questa la sua realtà. Visto in quest’ottica, il 2010 per la Polonia è stato un anno estremamente simbolico perchè è stato un anno di grandi tragedie: alluvioni, disastri ambientali ed infine il disastro aereo che ha decapitato tutta la leadership del paese. Ho immaginato come Dante avrebbe descritto questi eventi apocalittici.”
Subito dopo viene chiesto al regista se il trittico diventerà un polittico e se, quindi, continuerà a produrre film di questo tipo, avvalendosi quindi di spunti letterari e pittorici:
“Non penso che continuerò con questo tipo di film perchè credo di aver appreso la lezione dai maestri del passato. E’ come se alla fine delle riprese di Onirica mi avessero detto : Adesso vai avanti e non aver paura di esprimerti con la tua voce. Quello che infatti ammiro degli artisti del passato, è il loro porsi sempre al centro del loro mondo. Ora gli artisti hanno paura di esprimersi con una voce personale ( tranne rare eccezioni ) e questo avviene soprattutto nel cinema. E’ come se si nascondessero dietro la loro arte, le loro opere o i gusti del pubblico.”
L’ultima domanda riguarda un celebre connazionale di Majewski, Karol Wojtyla, il papa prossimo alla santificazione. Viene chiesto al Maestro dove Dante lo avrebbe collocato nella sua Divina Commedia:
“So di sicuro dove collocherebbe Berlusconi ed anche Putin, ma non ho idea di dove collocherebbe quel Papa. A me piaceva molto, era un poeta come lo sono stato anch’io agli inizi della mia carriera artistica.”