Nel 2021, Strappare Lungo i Bordi, la “serie di Zerocalcare” per Netflix, è stato il prodotto audiovisivo più visto in Italia. La serie ha dimostrato, una volta di più, che l’animazione è un linguaggio che le produzioni italiane maneggiano con destrezza e consapevolezza e che il pubblico è affamato anche di storie raccontate in animazione, purché siano di alto livello.

 

In occasione dell’edizione 2022 di Arf! Festival del Fumetto a Roma, durante il panel “Dalla closure al frame, dal fumetto all’animazione”, abbiamo avuto modo di incontrare da vicino i protagonisti di questo “fenomeno”, coloro che costruiscono i sogni disegnati che diventano poi personaggi in animazione. Parliamo di Movimenti Production, che è lo studio che ha prodotto proprio Strappare Lungo i Bordie Bonelli Entertainment, che sta realizzando il cartone animato di Dragonero, basato sull’omonima serie a fumetti di Luca Enoch e Stefano Vietti.

Ospiti dell’incontro sono stati Giorgio Scorza, CEO di Movimenti Production che ha prodotto e firmato la regia tecnica (insieme a Davide Rosio) di Strappare Lungo i Bordi, Giovanna Bo, Executive Producer di DogHead, studio d’animazione che ha prodotto materialmente la serie, Vincenzo Sarno, direttore di Bonelli Etertainment, che sta producendo la serie animata di Dragonero, Giovanni Masi, Creative Producer dello show insieme a Mauro Uzzeo (che in questa occasione ha ricoperto il ruolo di moderatore del panel), Enrico Paolantonio e Sabrina Callipari rispettivamente regista e direttrice di produzione della serie.

Come è nata Strappare Lungo i Bordi

Come si arriva a realizzare una serie animata basata sul primo libro del fumettista più venduto in Italia? A rispondere è Giorgio Scorza che racconta così la genesi del progetto che ha portato alla realizzazione di Strappare Lungo i Bordi“La collaborazione per è nata da una conoscenza duratura negli anni con Michele Rech (Zerocalcare), lui aveva cominciato a studiare animazione da solo, perché voleva gestire tutta la sua produzione in autonomia. Si è reso conto che non era fattibile, perché l’animazione è il prodotto di un lavoro di squadra. Ma tutto è nato dalla maturazione di un rapporto artistico e umano”. Scorza prosegue poi dicendo che da una parte Rech aveva ricevuto una chiamata da Netflix, dall’altra Movimenti Production era già in contatto con il reparto di Young Adult Animation della piattaforma, e così le due intenzioni si sono ritrovate ed è nata la collaborazione fattiva per realizzare la serie. “Non era scontato che fosse una collaborazione virtuosa, ma dalla nostra avevamo la fortuna di andare molto d’accordo con il talent coinvolto – dice Scorza – Così abbiamo lavorato con un gruppo molto ristretto che prendeva le decisioni, e un gruppo molto ampio di artisti che si occupava della parte concretamente realizzativa.” 

Quella parte concretamente realizzativa era lo studio di animazione DogHead. Giovanna Bo ha definito l’impresa “una delle produzioni più importanti e sfidanti per noi. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Movimenti, che ha realizzato tutta la parte di pre-produzione e post-produzione, noi ci siamo occupati di rigging, animazione e compositing. Il feeling con Zero è stato immediato e per noi è stata una grande sfida adattare le nostre metodologie di lavoro per ottenere un risultato che fosse quanto più simile e vicino possibile al fumetto di Zerocalcare“.

Prosegue Bo: “La risposta a questa nostro obbiettivo è arrivata dalla contentezza dei fan, che hanno vista rispettata la natura e il mood del fumetto dell’autore che tanto amano. Questo ha comportato grande lavoro, tecnico e stilistico, sia con Zerocalcare che con i nostri artisti interni, e con la regia tecnica. Abbiamo dovuto trovare una modalità di animazione dei personaggi mantenendo la coerenza con gli originali a fumetti. Credo che il risultato sia di grande impatto visivo. È stato un lavoro di oltre cento persone, un team messo in piedi in pochissimo tempo, con i nostri migliori talenti e molti altri richiamati dalle produzioni estere, li abbiamo formati sui software e sul modo di operare che sarebbe stato seguito in lavorazione.” L’impresa di DogHead e Movimenti è stata quella di realizzare 100 minuti di animazione, praticamente un film, in 5 mesi, un tempo misero per gli standard d’animazione.

La fedeltà al materiale originale di Zerocalcare

Spesso capita che le trasposizioni in animazione di tavole a fumetti ne tradiscano l’immagine o lo spirito, ma Strappare Lungo i Bordi propone esattamente quelli che sembrano i disegni di Zerocalcare, il suo mood i suoi toni. 

“Michele è sempre stato generoso nel ringraziare tutti per il suo lavoro – ha raccontato Giorgio ScorzaNoi abbiamo cominciato oltre 15 anni fa come animatori, poi abbiamo fondato le produzioni, cercando di collaborare con l’estero. Appena siamo riusciti a produrre i nostri titoli e ci siamo costruiti una forma interna abbiamo deciso di strutturarci e di mettere in piedi lo studio DogHead per sfidare il concetto che fosse impossibile fare animazione in Italia ad alti livelli.”

“Il nostro è stato davvero un lavoro di dipartimenti organizzatissimi, una produzione molto attenta dove la restituzione dello stile dell’autore è stata oggetto di una ricerca abbastanza minuziosa, sia da parte di Michele, che mia e di Davide – prosegue Scorza – Non avevamo tanto tempo, volevamo che lo show uscisse ragionevolmente vicino all’annuncio. Ogni giorno avevo il compito di far accettare a Michele delle decisioni del team creativo, le domande e le risposte che ci siamo dovuti fare e dare sono state parecchie, soprattutto su quanti artisti dovessero prendere quella mano per realizzare quel tipo di disegno per cogliere l’essenza delle forme e delle reazioni dei personaggi, da come si muovevano a come camminavano. È stato un lavoro maniacale ma bellissimo, e super divertente perché avevamo a che fare con uno scrittore geniale, unico per la nostra generazione. C’era un senso di responsabilità, ma c’era anche tanto entusiasmo, la paura non ha mai prevalso, nonostante la difficoltà di lavorare in pieno lockdown. Credo che quella passione ci abbia premiati, alla fine”. 

Ma quanto tempo ci è voluto, davvero, per realizzare tutta la serie? “Da quando abbiamo detto per la prima volta ‘Zerocalcare’ a quando la serie è uscita è passato meno di un anno, non so neanche come abbiamo fatto”. Ammette Giorgio Scorza, e continua: “Adesso è stato annunciato il nuovo progetto di Michele, con la stessa squadra, siamo partiti, è un progetto diverso, non una seconda stagione. È una serie più lunga, con episodi da mezzo’ora e uno stile narrativo diverso. Ma il lavoro di Movimenti non si esaurisce nella collaborazione con lui, siamo in produzione su alcune serie per ragazzi con la Rai, mentre stiamo anche cominciando a sviluppare progetti Young adult.”

La formazione di nuove generazioni di professionisti

Ripercorrendo brevemente la storia di DogHead e parlando di come lo studio di animazione riesca a crescere, includendo nelle sue stanze di lavoro sempre nuovi tecnici e professionisti, Giovanna Bo ha spiegato: Abbiamo provato che l’animazione in Italia può competere in termini di produzione con l’estero. Siamo partiti con una squadra di trenta persone per la produzione di Topogigio nel 2019 e adesso siamo quasi duecento unità. Siamo cresciuti tantissimo lavorando su tante produzioni. Sono rimasti con noi quelli che sono partiti con noi, ma abbiamo anche formato tanti nuovi talenti. E questo è il risultato di una felice congiuntura con le scuole di animazione, quindi ogni anno abbiamo a disposizione nuovi artisti che vengono formati in queste scuole qui. Organizziamo dei workshop professionalizzanti che forniscono ai giovani animatori tutti strumenti di cui hanno bisogno per lavorare nel mondo dell’animazione. Ci riusciamo anche grazie al contributo della Toscana Film Commission e, a oggi, circa 50 persone che lavorano con noi sono state assunte alla fine di questo percorso formativo. Il nostro team è molto grande, talentoso, formato al 60% da artiste donne, cosa che ci fa molto piacere, e ha ancora bisogno di crescere, e produzioni così intensive come quella di Strappare Lungo i Bordi offrono una velocità di crescita e formazione superiore al normale.”

Dragonero: come si è composta la squadra operativa

Il progetto di una serie animata di Dragonero era stato annunciato ufficialmente a marzo 2020, quando Rai Ragazzi ha reso noto il suo coinvolgimento nella produzione Bonelli, un viaggio che però parte da molto lontano, e che nella seconda parte del panel è stato raccontato nel dettaglio dagli addetti ai lavori. In particolare, Sabrina Callipari, direttrice di produzione, ha spiegato com’è nata la collaborazione fattiva con il ramo Entertainment della più grande casa editrice di fumetti in Italia: “Siamo arrivati a collaborare con Bonelli Entertainment perché con Vincenzo (Sarno, direttore di Bonelli Entertainment, ndr) ci conosciamo da tanti anni, abbiamo lavorato insieme molte volte in varie forme e, quando ha deciso di fare questa operazione di trasformazione del fumetto in animazione ovviamente ci ha chiesto se eravamo interessati e noi eravamo felici di questa possibilità. Abbiamo partecipato a questo progetto con grande entusiasmo, continuiamo a farlo ogni giorno, visto che siamo ancora in lavorazione. La trasposizione dal fumetto alla serie è un lavoro che prende davvero tanto tempo ed energia, soprattutto perché parliamo di una serie lunga, sono 26 episodi di oltre venti minuti, con tanti personaggi e tante tante cose da fare.”

Enrico Paolantonio ha poi ricostruito il percorso che lo ha condotto a lavorare con la Bonelli che gli ha affidato il ruolo di regista di Dragonero: “Ho cominciato a occuparmi di animazione quando in Italia non si faceva ancora. Ho studiato all’Istituto Rossellini e poi ho studiato cinema d’animazione. Ho lavorato a piccole cose, passando man mano a progetti più importanti. Durante questo percorso, ho fondato con Sabrina Lynx Multimedia Factory e ho conosciuto Vincenzo Sarno, con cui abbiamo lavorato alle nostre ultime tre serie d’animazione, a partire da un progetto per la Lux su Jules Verne, una serie molto corposa sia per la storia che per personaggi e situazioni. Vincenzo ci ha portati in DeAgostini per la serie Egyxos e poi, non se se per la qualità o la simpatia (ride, ndr), ci ha chiamati in Bonelli per lavorare a Dragonero, e stiamo facendo questo percorso insieme. E Mauro Uzzeo e Giovanni Masi sono i fari indiscussi per il lavoro a questa serie.”

Vincenzo Sarno, direttore di Bonelli Etertainment, è un nome che è cominciato a circolare nel mondo del fumetto da molto tempo, prima nell’ambito indipendente, poi quando Sergio Bonelli Editore ha annunciato che si sarebbe mossa nell’ambito del multimedia e dell’audiovisivo. A capo di questo dipartimento, che sarebbe stato battezzato come Bonelli Entertainment, è stato messo proprio lui. Come mai? Qual è stato il suo percorso?

“Io non ho il talento della scrittura, non ho il dono della creatività – esordisce Sarno – Quello in cui sono molto bravo è leggere fumetti. Fin da piccolo, è quello che so fare meglio. I fumetti mi hanno insegnato una cosa straordinaria: che potevo costruirmi una famiglia, che potevo farne un lavoro, che potevo circondarmi delle persone che stimavo di più. Solo dopo sono venuti i corsi, l’esperienza, la gavetta, ma tutto è nato da una pagina stampata e dall’emozione che mi ha trasmesso. E il mio sogno è diventato di riportare agli altri quell’emozione. Il modo per farlo era trasformare i fumetti in cartoni animati, in film, in serie tv.”

Facile a dirsi, ma difficile a farsi. “Per riuscire a farlo dovevo rinunciare ad avere una vita, studiare, mangiare libri di strutture narrative, di economia, cose che non c’entrano niente tra loro ma che mi servivano per dire agli altri che i fumetti sono una cosa fichissima – continua infervorato – Il mio sogno era arrivare a fare quello che faccio, ho cambiato delle aziende, sono cresciuto alla DeAgostini, che è una multinazionale. E lì selezionavo gli anime da acquistare, tutti mi dicevano che ero molto bravo, perché io ho un altro talento: sono bravissimo a guardare le serie tv, oltre che a leggere i fumetti. DeAgostini mi ha permesso di avere accesso al network internazionale, mi ha fatto imparare tutto. Con questo bagaglio di esperienze alle spalle, ho vissuto il momento che mi ha cambiato la vita. Ho incontrato Davide Bonelli e al tavolo di un ristorante abbiamo deciso che era il caso che i fumetti, che io amavo tanto leggere e che lui produceva, in quanto proprietario della Casa Editrice più importante d’Italia, diventassero qualcos’altro.”

Chi è e cosa fa il produttore creativo?

Giovanni Masi, insieme a Mauro Uzzeo, è il produttore creativo della serie. Masi è principalmente noto come sceneggiatore di fumetti, ma la verità è che la sua carriera è molto varia e che lavora da tantissimi anni per l’animazione. È stato uno degli artefici del successo di Winx Club, la serie Rainbow venduta in tutto il mondo. Insieme a Yoshiko Watanabe, storica animatrice giapponese, ha conosciuto sia il maestro Hayao Miyazaki presso lo Studio Ghibli, che Takayuki Matsutani, presidente della Tezuka Production, fondata dal maestro Osamu Tezuka, definito da tutti il “dio” dell’animazione. Adesso ricopre un ruolo che per il mercato italiano è ancora poco diffuso, ma che sta prendendo sempre più piede. Ma chi è e cosa fa il produttore creativo? “In poche parole, è la figura che mette in comunicazione tutti i reparti, tecnici, artistici e produttivi, di una serie animata, coordinandoli tra di loro.”

“Quando si lavora a un progetto complesso come Dragonero dichiara Masi – le figure che vengono coinvolte sono tantissime, e Bonelli ha sempre messo al centro gli autori dei propri fumetti, infatti essendo Dragonero un fumetto di Luca Enoch e Stefano Vietti, entrambi sono coinvolti in prima persona nella serie. Hanno scritto loro i soggetti di tutti gli episodi, una cosa che non si verifica spesso in questo ambiente, ma noi abbiamo la fortuna di averli in produzione fin dal primo momento anche affiancandosi a me, a Mauro (Uzzeo) e a Federico Rossi Edrighi nella supervisione delle nostre sceneggiature. La figura del produttore creativo è necessaria per allineare il linguaggio artistico, e quello produttivo e anticipando i problemi e trovando le soluzioni di una produzione così grande.”

Il lavoro con cui la squadra è alle prese è titanico. “Stiamo lavorando a più di 400 minuti di animazione, un equivalente di quattro film, e lo stiamo facendo in un tempo brevissimo – continua Masi – con la pandemia ancora in corso che rallenta la produzione, dal momento che non siamo tutti fisicamente nello stesso posto. Ad esempio il direttore tecnico Corrado Virgili è di base nelle Marche, Luca Genovese che si è occupato di parte del design è a Bologna. I creative producer sono quelle figure che mediano trai vari reparti, tenendo sempre al centro della loro vita il prodotto creativo. Noi serviamo a tenere oliati gli ingranaggi di questa enorme macchina in movimento, senza mai ostacolare il processo. Ci troviamo a fare riunioni anche di 12, 24 ore per le revisioni di ogni piccolo dettaglio, su tutti gli episodi. La mole di lavoro è gigantesca e il nostro ruolo è quello di aiutare affinché tutto vada bene.”

Ma come mai la Bonelli ha affidato a Masi e Uzzeo questo ruolo così importante? “Io e Mauro abbiamo ottenuto questo ruolo per vari motivi; intanto ci conosciamo e lavoriamo insieme da molto tempo quindi c’è un’ottima intesa, poi siamo trai pochi, in Italia, ad avere una buona esperienza con la scrittura per l’animazione in 3D, che è una skill specifica e un lavoro difficile, che produce sceneggiature la cui realizzazione è molto costosa. Ci siamo sempre localizzati all’interno di produzioni sfidanti. E Dragonero ci ha posti e ci pone davanti a situazioni difficili. Ad esempio, durante la modellazione dei personaggi secondari, ci siamo dovuti inventare un sistema per facilitare il lavoro e velocizzarlo, abbiamo messo a punto una tecnica che prima non esisteva e che è stato risultato di uno sforzo tecnico e creativo.” 

Come accaduto per Strappare Lungo i Bordi, anche Dragonero si pone l’obbiettivo di replicare lo stile dei disegni che lo rappresentano su carta. La casa editrice voleva che venisse riprodotto il segno del 2D, e la tecnica per ottenere questo risultato è il cel shading, che simula il disegno ed evita quell’effetto “rotondo” delle animazioni della Pixar, ad esempio. In questo modo si è replicato l’effetto della pagina di Enoch e Vietti.

La divisione dei ruoli

La squadra produttiva di Dragonero è dunque formata da persone che hanno anni di esperienza alle spalle, progetti di varia natura, conoscenze pregresse, un know how che permette loro di raggiungere livelli altissimi nei rispettivi campi. Tuttavia, è verità assodata nel mondo dell’animazione che tutti questi aspetti creativi e tecnici devono essere tenuti insieme e cadenzati da una mente organizzativa superiore: nessun regista chiuderebbe mai un episodio d’animazione, se non fosse per il direttore di produzione. In questo caso, l’ingrato compito di dire “stop alle modifiche” spetta a Sabrina Callipari, che chiude il lavoro e dà finalmente agli spettatori la possibilità di vedere il cartone animato.

“In tutte le produzioni ci sono i creativi che vogliono cambiare le cose in continuazione, ma arriva sempre il momento in cui bisogna chiudere e consegnare e ci siamo noi direttori di produzione che abbiamo il compito di far rispettare le scadenze – dichiara Callipari – È una dicotomia di ogni produzione, anche gli altri progetti che stiamo portando avanti richiedono questo tipo decisioni. Non sono sempre situazioni semplici da gestire ma è il nostro lavoro, ci appassiona, ci piace vedere il prodotto finito, ci piace vedere che il lavoro piace e soprattutto è uno sprone a portare avanti la nostra battaglia: si può fare animazione in Italia.”

“Inoltre c’è un altro problema da noi – interviene Paolantoni – ovvero che si pensa all’animazione come a un prodotto riservato ai più piccoli, invece ho molto apprezzato la serie di Zerocalcare, innanzitutto come spettatore, ma poi anche perché ha dimostrato che l’animazione non è solo per bambini.” Riconoscere all’animazione nobiltà di linguaggio e non di genere è una battaglia che in molti portano avanti: l’animazione non è solo “un genere” per bambini, ma è uno strumento per affrontare qualsiasi tipo di narrazione. Dopotutto la storia recente ci insegna che a livello internazionale è già così, tanto che Flee, documentario in animazione di Jonas Poher Rasmussen, ha ricevuto tre nomination agli Oscar 2022, non solo come Miglior Film d’animazione, ma anche come Miglior Film Internazionale e Miglior Documentario. Il film è stato chiaramente valutato non solo in quanto “film d’animazione” ma soprattutto in quanto racconto impegnato, drammatico e politico, molto lontano da quella sfera edulcorata e protetta che parla solo ai bambini.

Un progetto che è nato quando “un orco e un bambino si sono dati la mano”

Ma quando è nata davvero la serie di Dragonero? Quando è partita la lavorazione? A rispondere è Vincenzo Sarno: Dragonero è entrato in produzione effettiva nel marzo 2020, in mezzo all’Apocalisse. Tuttavia, come mi hanno insegnato in Bonelli, tutto nasce dal fumetto. Per cui, per come la vedo io, tutto ha avuto origine nella prima storia di Dragonero, uscita per la collana Romanzi a fumetti, nel 2007. In quel fumetto che raccontava la storia del nostro protagonista, c’era un piccolo flashback di lui da piccolo. Mi colpì tantissimo una vignetta in cui Ian e Gmor uniscono le mani per fare squadra e decidono di combattere per far trionfare il bene. Credo che da quella vignetta sia nato tutto questo. Noi siamo tutti insieme su questo palco perché quasi vent’anni fa, in una pagina di un fumetto pensato da Luca e Stefano, un orco e un bambino si sono dati la mano. Adesso quella storia sta per compiere il passo definitivo e diventare una serie per ragazzi.”

Una serie che offrirà avventura e azione, emozione e amicizia, lotte di valorosi guerrieri contro le forze del male, ma soprattutto una serie che promette un alto livello tecnico e tantissima passione da parte di tutti i talenti che profondono il loro impegno in questo progetto. Così come è stato per Strappare Lungo i Bordi, e così come sarà per il futuro, ci auguriamo radioso, dell’animazione in Italia.

Il panel integrale è disponibile sul canale Youtube di Letture Metropolitane.
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