Alessandro Genovesi, alle prese con il sequel dell’acclamato 10 giorni senza mamma, che gli aveva permesso di vincere il “Biglietto d’oro” come film più visto in sala nell’annata 2018/2019, ripropone, stavolta sul piccolo schermo, le vicende della famiglia Rovelli, disponibili dal 4 dicembre su Amazon Prime video.
Stavolta abbiamo una new entry che fa la differenza: Diego Abatantuomo, il quale veste con maestria e dolcezza i panni di un inedito Babbo Natale; a fargli quasi da spalla un Fabio De Luigi un po’ meno divertente di 10 giorni senza mamma, ma che comunque non perde la sua verve.
In 10 giorni con Babbo Natale troviamo una famiglia cresciuta (invecchiata) e problematica: Carlo (Fabio De Luigi) è il mammo (come lo definisce Bianca) disoccupato, Giulia (Valentina Lodovini) è la perfetta donna in carriera mai a casa, Camilla (Angelica Elli) è alle prese con un’adolescenza ambientalista e Tito (Matteo Castellucci) sta attraversando una fase di disincanto sfociata in filo-fascismo, mentre Bianca (Bianca Usai) rimane la piccola di casa, che fa qualche osservazione di troppo.
A fare da molla due
esigenze contrapposte, ma non inconciliabili: da un lato la
necessità di Giulia di raggiungere Stoccolma nelle feste di Natale
per un colloquio di lavoro e dall’altra quella di Carlo di non
perdere la sua famiglia; di qui la decisione di Carlo di rimettere
in moto il vecchio van dove era sbocciato il loro amore e
trascorrere il Natale tutti
insieme. Nonostante l’entusiasmo della truppa non
sia esattamente alle stelle, l’incontro di un uomo vestito da Babbo
Natale cambierà radicalmente la direzione del loro
viaggio.
Il Film è il classico racconto di Natale che però si blocca
a metà fra realtà e fantasia, forse non soffermandosi abbastanza
nell’indagine dell’una né dell’altra. Si propone di esplorare una
famiglia problematica, come lo sono tutte (chi più, chi meno) alla
ricerca di una serenità da tempo perduta.
10 giorni con Babbo
Natale è un Road Movie
È un road movie dove il lato “road” della storia non sempre convince: a volte si impantana, rallenta, ma non per questo non riesce nella resa dei conflitti, accentuandoli ed inasprendoli in un climax ascendente di dissapori, di parole non dette e gesti esagerati, alleggeriti dalla comicità esilarante e sempre convincente di un Diego Abatantuomo straordinariamente in parte.
Il film tocca i temi più disparati, dal razzismo al conflitto genitori – figli, dalla disoccupazione all’elemento magico, soffermandosi su di alcuni più di altri, peccando talvolta di poca sostanza, poco pragmatismo.
Alessandro Genovesi firma la regia di una commedia di Natale che non supera, né tantomeno eguaglia i livelli di comicità e compiutezza del capitolo precedente; tuttavia riesce a dotare di una dimensione più spirituale e ragionata un film leggero, che lascia col sorriso lo sguardo a volte disilluso di chi, crescendo, ha scordato la magia del Natale.