A United Kingdom: recensione del film con Rosamund Pike

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Può un grande amore cambiare la storia? Ne è convinta Amma Asante, regista di  A United Kingdom, in sala dal 2 febbraio, ma soprattutto lo è il protagonista David Oyelowo (Selma – La strada per la libertà), che ha voluto il film con il produttore Rick McCallum.

A Oyelowo e Rosamund Pike (Gone Girl – L’amore bugiardo) il compito di incarnare Seretse Khama e Ruth Williams, che negli anni ’50 con la loro unione interraziale hanno traghettato il Botswana, allora Bechuanaland, verso l’indipendenza dalla Gran Bretagna – ottenuta nel 1966 – e la democrazia, opponendosi al dilagare delle politiche segregazioniste in molti stati africani, primo fra tutti il vicino Sudafrica.

A United Kingdom, il film

Seretse e Ruth si conoscono nel 1947 a Londra. Lui, laureato ad Oxford, sta per tornare in Botswana,  protettorato britannico, per diventare re, prendendo il posto dello zio Tshekedi. Ruth è una giovane londinese impiegata in uno studio legale. Si innamorano e decidono di sposarsi contro il parere di tutti: Tshekedi e il popolo del Botswana non vogliono una regina bianca; il Sudafrica minaccia di invadere lo stato e impedire agli inglesi l’accesso alle risorse minerarie sudafricane; il governo britannico è determinato a tutelare i propri interessi nell’area. Nonostante ciò, la coppia si sposa e in Botswana inizia una dura battaglia per poter vivere liberamente il proprio amore – contrastato anche con l’esilio di Seretse – e per l’autodeterminazione del paese africano.

A United KingdomRosamund Pike e David Oyelowo nel trailer di A United Kingdom

Il soggetto del film è tratto dalla biografia di Ruth e Seretse ad opera di Susan Williams, una storia vera di per sé appassionante, i cui protagonisti sono due figure anticonformiste, che hanno avuto il coraggio di osare compiendo un gesto rivoluzionario e di resistere. Parla di razzismo – dei bianchi nei confronti dei neri e viceversa – e di un’integrazione possibile, del ruolo della donna nella società – la figura femminile è forte e determinata, rivendica la sua libertà al fianco del marito in un contesto fortemente tradizionalista – anticipando le lotte per i diritti civili degli anni ’60.

Tuttavia, anziché proporre questo materiale in una veste dinamica, coinvolgente, attuale e realistica, non imbrigliata in rigidi schemi che le tolgano vitalità, Asante sceglie una regia paludata e confeziona un mèlo romantico in stile retrò, che riporta alla filmografia anni ’40. La sceneggiatura di Guy Hibbert sacrifica alcuni punti chiave: non riesce a rendere l’amore travolgente che ha spinto Ruth e Seretse a sfidare le convenzioni, raffreddandolo nello stereotipo romantico con l’uso di un linguaggio affettato e retorico; né fa di Khama quella figura carismatica, elogiata anche da Nelson Mandela, che certo è stata.

Diventa quindi difficile per i protagonisti far passare le emozioni attraverso i formalismi, sebbene Pike abbia l’elegante bellezza della first lady e Oyelowo cerchi di sfruttare al meglio gli stretti margini a disposizione. Così A United Kingdom, anziché essere un viaggio appassionante nel profondo di due mondi e di due individualità, diventa un’occasione non colta.

Sommario

Così il film, anziché essere un viaggio appassionante nel profondo di due mondi e di due individualità, diventa un’occasione non colta.
Scilla Santoro
Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni c'è proprio la musica (rock e pop), assieme alla pittura e all'arte in genere.

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