Caracas: recensione del film di Marco D’Amore

Da un romanzo di Ermanno Rea la seconda regia dell’attore napoletano, protagonista con Toni Servillo.

Tratto dal romanzo Napoli Ferrovia di Ermanno Rea, arriva nelle sale italiane dal 29 febbraio Caracas, di e con Marco D’Amore. Dopo Nostalgia di Mario Martone (2022), un nuovo adattamento per il cinema dagli scritti dell’autore partenopeo. In passato vi erano stati anche L’ultima lezione di Fabio Rosi, dall’omonimo libro sulla figura di Federico Caffè (2001), e La stella che non c’è di Gianni Amelio, ispirato a La dismissione, sulle vicende dell’Ilva di Bagnoli (2006). Marco D’Amore e Toni Servillo tornano a lavorare fianco a fianco, dopo il teatro e l’esordio sul grande schermo di D’Amore, che fu proprio accanto a Servillo in Una vita tranquilla di Claudio Cupellini. Marco D’Amore ricopre ora la doppia veste di regista e interprete, rinnovando un fortunato sodalizio.

 

La trama di Caracas

Giordano Fonte, Toni Servillo, è un noto scrittore napoletano che manca da molti anni dalla sua città. È in crisi e si domanda se abbia ancora senso continuare a scrivere, quando decide di tornare a Napoli, dove riceverà un premio. Prende alloggio in un lussuoso hotel, in cui il direttore, Mario Pirrello, lo accoglie con ogni riguardo. La città, che appare buia, uggiosa e sordida, in qualche modo lo fagocita. Tra i suoi vicoli Fonte incontra Caracas, Marco D’Amore: un uomo tormentato, dal passato difficile, in cerca di qualcuno o qualcosa che gli indichi la strada da percorrere. Per questo subisce il fascino di ideologie e religioni, muovendosi tra fascismo e fede islamica e incontrando così l’amore per Yasmina, Lina Camélia Lumbroso, in una Napoli sofferente tra miseria, violenza e solitudine. Fonte e Caracas si incontrano per caso. Allo scrittore Caracas ricorda qualcosa di sé e, sebbene i due non potrebbero essere all’apparenza più diversi, Fonte sembra voler fare da guida a Caracas, spingendolo a seguire le proprie sensazioni ed emozioni, piuttosto che delle ideologie contrapposte. In un flusso caotico di eventi ed incontri tra passato e presente, Fonte ritrova l’entusiasmo per la scrittura e per le storie della sua città, di cui si credeva ormai incapace di raccontare.

Una Napoli differente

Il tema del ritorno a Napoli dopo una lunga assenza è spesso presente nei romanzi di Ermanno Rea, e poi nei film da essi tratti. Lo si era visto in Nostalgia di Mario Martone. Napoli appare come una città amata e odiata allo stesso tempo, che fagocita i protagonisti con la sua vitalità, coi ricordi dell’infanzia e della giovinezza, ma anche con la violenza, con il male, che qui sembra presentarsi sotto varie forme. I protagonisti delle storie di Rea sanno che per salvarsi devono allontanarsi da Napoli. Poi, però, cedono al suo richiamo, cui in qualche modo non possono fare a meno di rispondere, e tornano. Giordano Fonte non fa eccezione e Caracas diventa un’occasione per raccontare una Napoli diversa sia da quella turistica, che dallo stereotipo criminale legato alla camorra. Una città contemporanea, popolata anche da immigrati di prima e seconda generazione, che si confronta con problematiche nuove di convivenza e integrazione, e piaghe sociali vecchie: assenza delle istituzioni, marginalità, solitudine, violenza.

La sceneggiatura confusa di Caracas

Purtroppo, molti buoni propositi del regista si infrangono però a causa di un problema di fluidità nella scrittura e nell’articolazione della vicenda. Napoli Ferrovia, lo afferma lo stesso sceneggiatore Francesco Ghiaccio, è un testo complesso e di difficile trasposizione. Tuttavia, il soggetto e la sceneggiatura da lui curati assieme a Marco D’Amore – i due avevano già collaborato per L’immortale – appaiono poco coesi. Alcune scelte sono nebulose o poco convinte, come l’adesione di Caracas prima al fascismo, poi all’Islam. Numerosi e confusivi i continui passaggi di tempo e di luogo, che non aiutano la lettura della vicenda nel suo complesso. Il protagonista stesso, ben interpretato da Toni Servillo, appare volutamente confuso e spaesato. Caracas è quindi un viaggio allucinato, onirico e scomposto nel mondo dei protagonisti. Lo spettatore si interroga per cercare di decifrare ciò che ha di fronte, non riuscendo spesso a districarsi. È un viaggio nel sogno? Nelle memorie del passato? Nell’immaginazione di uno scrittore? È’ l’incontro tra due individui in un certo modo simili? Non è dato sapere, ma non si riesce neppure, da spettatori, a lasciarsi trasportare dalla dimensione immaginifica della vicenda, dal suo caos onirico, surreale. Si viene piuttosto allontanati e confusi. Complici anche certi dialoghi dagli accenti retorici, affermazioni esistenziali solo in alcuni casi appropriate, che più spesso paiono cadere dall’alto, come fuori contesto rispetto al momento.

Estetica e fotografia di Caracas

La città di Caracas è quasi sempre buia, notturna, accesa solo di fuochi e luci gialle, e scandita dalla pioggia. Ci si muove tra i vicoli nell’oscurità. Rare le scene diurne, come anche gli spazi aperti, non angusti. La fotografia di Stefano Meloni non riesce però a conquistare davvero l’occhio dello spettatore.

Gli interpreti

Caracas ha un cast di tutto rispetto. A partire da Toni Servillo, che riesce a rendere il personaggio di Giordano Fonte spaesato e malinconico. Anche Marco D’Amore si mette alla prova e si trasforma, in accordo con il suo personaggio dalle mille anime. Accanto a lui ci sono la bella e talentuosa Lina Camélia Lumbroso, che interpreta Yasmina, e il piccolo Brian Parisi, un ragazzino che è tra gli incontri fatti da Fonte. Vi sono anche Mario Pirrello, il direttore d’hotel, e Veronica d’Elia – entrambi visti ne Il commissario Ricciardi. Senza dimenticare Marco Foschi, nel ruolo del capo fascista.

D’Amore regista

Con Caracas si ha l’impressione che D’Amore regista si sia lasciato prendere la mano, perdendo di vista l’unità del lavoro. Peccato, perché mette sul piatto spunti anche interessanti. Parla di immigrazione, ma anche di religioni e ideologie, cercando di smascherarne la fallacia. Affronta solitudine ed emarginazione, contrapponendovi una sua idea di integrazione. Nella ricerca di una via originale al racconto per immagini, il film resta però un tentativo non troppo riuscito di coniugare un action movie notturno a un’ambizione più autoriale e raffinata. Prodotto da Picomedia, Mad Entertainment e Vision Distribution, Caracas è nelle sale dal 29 febbraio.

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