Chiamami col tuo nome: recensione del film

Chiamami col tuo nome gotham

Acclamato, esaltato, accolto come il capolavoro di Luca Guadagnino, italiano amato più all’estero che a casa sua, Chiamami col tuo nome arriva in sala il 25 Gennaio prossimo, distribuito da Warner Bros.

 

Chiamami col tuo nome, e io ti chiamerò col mio

“Chiamami col tuo nome, e io ti chiamerò col mio”. Luca Guadagnino prende il romanzo omonimo di André Aciman e lo affida alle sapienti mani di James Ivory per realizzare un film che ricorda da vicino Io Ballo da Sola di Bernardo Bertolucci, per evocazione di immagini e tema principale: l’educazione sentimentale, e sessuale, di un adolescente.

esplorazione, ragazze, corpi, desiderio

L’ingenua e avvenente Lucy (Liv Tyler) viene sostituita da Elio (Timothée Chalamet), un diciassettenne pelle e ossa, alle prese con l’estate più calda della sua vita: esplorazione, ragazze, corpi, desiderio, ma anche libri e cultura, nell’ambito di una famiglia alto borghese che gli consente l’accesso a un’educazione privilegiata, una moltitudine di lingue e un’apertura mentale propria di chi cresce in un ambiente così stimolante.

Questo idillio estivo, immerso nella luce gialla di agosto e nell’afa dei lunghi pomeriggi nelle campagne lombarde, viene interrotto da Oliver (Armie Hammer), avvenente stagista che arriva nella villa dei genitori di Elio per seguire gli studi del padre. Gioco, attrazione e rivelazione vengono accolti, con i dovuti preamboli, con divertimento e naturalezza, confermando che l’apertura mentale di cui i protagonisti godono, grazie alla loro educazione, in Elio, giovane alle prese con la costruzione del se stesso adulto, si tramuta in un’apertura anche emotiva, che gli permette di tuffarsi completamente in questa relazione segreta ma non clandestina.

Chiamami col tuo nome

Fluidi e movimenti dei corpi     

Oliver e Elio si nascondono, non come come due omosessuali il cui rapporto è considerato “peccaminoso”, ma come due amanti segreti, completamente presi dal corpo dell’altro. E Guadagnino ci permette di farci raccontare l’amore proprio da questi due corpi, diversi ma vicini, attraverso fluidi e movimenti che si mostrano senza spavalderia, con delicatezza e onestà, alla luce di una relazione tanto passeggera, finirà con l’estate, quando profonda, sconvolgerà completamente Elio.

Chalamet, giovanissimo eppure già maturo da un punto di vista artistico, ci consegna il ritratto di un adolescente perfettamente a proprio agio con il suo corpo scheletrico; vive con naturalezza la sua attrazione e la sua passione ma, e qui pesa la sua inesperienza da diciassettenne, viene totalmente sopraffatto dall’enormità dei sentimenti da cui è travolto. Elio sente con ogni sua fibra, del corpo e dello spirito.

un viaggio attraverso la ferocia dei sentimenti

Per questo motivo, Chiamami col tuo nome non è un racconto di formazione vero e proprio, dal momento che il protagonista è già consapevole dei suoi mezzi e della sua sessualità, ma più un viaggio attraverso la ferocia dei sentimenti. Il monologo finale di Michael Stuhlbarg, che interpreta il papà di Elio, è illuminante e struggente; offre una lezione, un consiglio non solo a chi, adolescente, si affaccia alla propria vita interiore, ai sentimenti, ma a ogni spettatore disposto a lasciarsi travolgere dal proprio sentire.

Con l’adattamento di Aciman, Luca Guadagnino realizza il suo film più maturo e personale, cospargendo di una estrema delicatezza ogni situazione, dalle discussioni politiche nell’Italia di Craxi, alle scene d’amore tra Oliver e Elio, fino alle corse in bicicletta sullo sterrato, raccontando quel mondo ricco e borghese che tanto ama e che diventa la location perfetta per questa storia. Contemporaneamente non rinuncia alla carnalità, raccontata nella sua sacralità, naturalezza e bellezza.

Chiamami col tuo nome trailer

Nell’universalità del suo messaggio, il film si chiude su uno struggente primo piano di Elio: la sua estate volge al termine, il suo amore brucia forte, la sua irruenza nel buttarsi a capofitto in questa storia gli costa la sofferenza che prova adesso, eppure non esiterebbe (e noi con lui) a rifare tutto dall’inizio. Perché, piuttosto che non sentire nulla, è molto meglio sentire, dolore e passione, con questa forza, con questa violenza; il dolce e l’amaro insieme.

Aciman, Ivory, Guadagnino, Chalamet ci insegnano ad abbracciare il dolore allo stesso modo con cui si accoglie la gioia, perché è solo “sentendo” che si cresce davvero, nello spirito.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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