Civiltà perduta: recensione del film con Charlie Hunnam

Civiltà perduta

Arriva in sala il 22 giungo Civiltà perduta, il nuovo film di James Gray con protagonisti Charlie Hunnam, Sienna Miller, Robert Pattinson e Tom Holland. Nel 2005, il New Yorker ha pubblicato un articolo in cui David Grann ripercorreva i passi dell’esploratore inglese, Percy Fawcett. Quattro anni dopo, Grann, ancora ossessionato dal mistero che avvolge la vita dell’inglese di inizio Novecento, approfondisce la vicenda in un libro, intitolato La città perduta di Z. Il romanzo è stato un enorme successo, tanto da essere nominato dal New York Times come uno dei dieci libri migliori dell’anno. Poco dopo, la società di produzione co-fondata da Brad Pitt ha opzionato il libro, invitando James Gray ad adattarlo per il grande schermo.

 

Civiltà perduta, il film

Civiltà perduta narra la storia del maggiore inglese, Percy Fawcett (Charlie Hunnam), che viene incaricato dal governo a mappare i territori ancora inesplorati tra Brasile, Bolivia e Perù. Durante questo primo viaggio insieme al biologo Henry Costin (Robert Pattinson), Fawcett trova nel bel mezzo dell’Amazzonia resti di terracotta che lo inducono a ipotizzare l’esistenza di un’antichissima civiltà che Fawcett chiama Z. Entusiasta della scoperta e appoggiato dalla moglie Nina (Sienna Miller), che rintraccia un documento portoghese in cui si ipotizza una teoria simile, l’esploratore informa la Royal Geographical Society a Londra, dove le sue ipotesi incontrano risa e scherno dei membri della società.

Le teorie di Fawcett incontrano l’appoggio dell’esploratore polare, James Murray (Angus Macfayden), che spinge il maggiore a organizzare una nuova spedizione. Si tratta, tuttavia, di una missione fallimentare: Murray non è affatto preparato per la vita nella giungla, è pieno di pregiudizi nei confronti degli indiani e finisce col mettere in pericolo la vita degli altri membri del gruppo. Fawcett torna in Inghilterra e viene chiamato alle armi. Siamo, infatti, agli albori della Prima Guerra Mondiale. Durante il conflitto, il maggiore subisce un danno alla vista che gli fa guadagnare il titolo di colonnello. Passano cinque anni e il figlio maggiore Jack (Tom Holland) spinge il padre a organizzare un’ultima, fatale spedizione. Infatti, i due scompaiono nel maggio del 1925 nella foresta e non vengono mai ritrovati, nonostante le numerose spedizioni di ricognizione per rintracciarli.

La pellicola si svolge su due piani emozionali: quello del fascino esercitato dall’Amazzonia sul protagonista e quello della famiglia. L’Amazzonia incanta il colonnello a tal punto che non riesce a pensare ad altro che a Z e a come trovarla. Grazie alla fotografia di Darius Khondji, la foresta di James Gray è lussureggiante, quasi terrificante: il paesaggio disabitato e selvaggio buca lo schermo e spinge lo spettatore a calarsi completamente in questa avventura misteriosa e senza fine. Ma James Gray non ci racconta soltanto una bella avventura; anzi, riesce ad addentrarsi perfettamente nella società edoardiana e coglie in modo certosino la peculiarità della famiglia Fawcett e le difficoltà di Percy nel convincere una società colonialista delle sue idee.

Una famigli atipica

La famiglia di Percy è una famiglia atipica: sua moglie, Nina, non è affatto la classica casalinga di inizio Novecento ma è una donna intelligente e in grado di condividere le teorie del marito. Sienna Miller riesce perfettamente a trasmettere questo senso di lungimiranza: Nina Fawcett è impavida, energica e tenace in tutte le scene del film. Anche quando Percy e Jack sono ormai scomparsi, Nina Fawcett non perde la speranza e rimane convinta delle idee del marito.

Nonostante l’eventuale conquista di un territorio economicamente fruttuoso possa portare gloria al Regno Unito, Fawcett si scontra con lo scherno e il riso di una società colonialista, che viene dipinta in tutte le sue controversie da James Gray. L’uomo bianco di inizio Novecento non credeva assolutamente nell’uguaglianza fra le razze: gli indiani d’America erano stati ridotti a schiavi ed era assolutamente impensabile che una razza inferiore come la loro potesse colonizzare un’area che l’uomo bianco non era riuscito nemmeno ad esplorare per intero.

Era difficile fare un pessimo film su Percy Fawcett, perché la sua storia ha tutti gli ingredienti per creare una pellicola di successo. Tuttavia, James Gray la arricchisce con un affresco sociale e una profondità emozionale tali da rendere questo film qualcosa in più. Civiltà perduta è anche un meraviglioso affresco sociale e non solo un semplice racconto d’avventura.

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civilta-perduta-di-james-grayEra difficile fare un pessimo film su Percy Fawcett, perché la sua storia ha tutti gli ingredienti per creare una pellicola di successo. Tuttavia, James Gray la arricchisce con un affresco sociale e una profondità emozionale tali da rendere questo film qualcosa in più. Civiltà perduta è anche un meraviglioso affresco sociale e non solo un semplice racconto d’avventura.