Crimes of the Future, recensione del film di David Cronenberg

Dal 24 agosto al cinema, il film di David Cronenberg vede il regista tornare ad un immaginario che aveva fatto grande la sua prima produzione.

Crimes of the Future

Crimes of the Future è il nuovo film di David Cronenberg, presentato in anteprima in concorso al Festival di Cannes del 2022, arriva con uno stacco di otto anni da Maps to the Stars del 2014 e ha lo stesso titolo di un altro film che il regista aveva girato nel 1970, ma di cui non riprende praticamente nulla, se non qualche elemento riguardante la chirurgia e la manipolazione anatomica.

 

Per la quarta volta, Cronenberg sceglie nuovamente Viggo Mortensen come suo protagonista, che stavolta interpreta il ruolo del performer artistico Saul Tenser, un uomo il cui corpo genera continuamente nuovi organi, che devono essere velocemente rimossi in quanto potenzialmente pericolosi. Questo avviene grazie all’aiuto della sua partner Caprice (Léa Seydoux) davanti allo sguardo estasiato di decine di spettatori.

Crimes of the Future, la trama

Siamo infatti in un non meglio identificato futuro, nel quale le persone non provano più dolore e chi ancora ci riesce desta un’ammirazione che tende all’adorazione. Le interiora della specie umana stanno iniziando a subire delle mutazioni che allarmano chi detiene il potere perché, pare, sta iniziando a diventare possibile nutrirsi di plastica. Infatti, accanto alla coppia di performer, gravitano due figure (Kristen Stewart e Don McKellar) ammaliate dal fascino delle esibizioni artistiche di Saul Tenser, ma che devono supervisionare e monitorare tali estrazioni.

In un intricato e cupo intreccio di storie, vite e personaggi dall’aria vacua, Crimes of the Future è una creatura molliccia che David Cronenberg plasma e maneggia soddisfatto, inoculando continuamente angoscia e delirio, dati da ogni perdita di senso. Proprio come lo strumento con il quale vengono effettuati gli interventi chirurgici da parte di Caprice: un macchinario dotato di tentacoli ossei che terminano con dei bisturi, manipolato a distanza da un piccolo strumento gommoso, che s’illumina e sembra trasmetta emozioni in chi viene vivisezionato.

Un mondo folle e smarrito

Il regista descrive un mondo folle e smarrito, dove l’arte e la percezione del bello si sono capovolti così tante volte da diventare orripilanti. Non è certo nuovo a tali tematiche, David Cronenberg, ma questa volta l’aspetto affascinante è come il grottesco abbia abbracciato a piene mani il senso estetico e ne voglia decantare la ripugnanza nelle derive che può prendere. In Crimes of the Future il corpo ha iniziato ad essere estraneo e pericoloso all’uomo stesso, che lo cava, lo seziona, lo perfora, restandone addirittura eccitato, non (ri)conoscendosi più in esso. Poiché, è proprio quando non c’è più significato che, ad assumerne uno, seppur micragnoso e idiota, sono le cose più estreme.

Cronenberg si diverte a ridicolizzare i suoi protagonisti – che riescono perfettamente nel progetto  – rendendoli il veicolo della rappresentazione di una borghesia del futuro ingrigita, goffa, al limite del tragicomico, che pigramente s’intrattiene con spettacoli agghiaccianti e mortiferi, ma nei quali sguazza nutrendosene con voracità erotica. A fare capolino, a margine, è proprio l’allarme sull’inesorabilità del cambiamento fisiologico a cui l’uomo sta andando incontro e che, probabilmente, rimanda davvero ad un’autenticità perduta. La possibilità di poter mangiare la plastica, dopotutto, renderebbe le persone come degli smaltitori di quei rifiuti con cui è stato intossicato il pianeta. Ma in fondo, qualunque soluzione si possa vagliare, ad essere evidenti nell’ultima opera di David Cronenberg sono la sua esasperazione e la stanchezza davanti ad un certo mondo (e modo) di vivere la realtà, di giudicare la bellezza e chiamarla tale e, forse più di tutto, davanti agli stessi esseri umani che tanto declamano tesi, teorie e retoriche vuote.

Crimes of the Future è un film molto affaticante, è precisamente ciò che il suo autore vuole che sia: una diretta espressione della sua osservazione degli eventi e dell’andamento dei fatti oggi e fino ad oggi. È il commento di David Cronenberg su come stanno andando le cose.

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