Di noi 4: recensione della commedia di Emanuele Gaetano Forte

Quattro amici precari e il sogno di diventare genitori in un’epoca in cui costruire una famiglia è un lusso che pochi si possono permettere.

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A dieci anni ti chiedi cosa scrivere nella letterina di Natale. A venti quale strada seguire per dare un senso al futuro. A trenta cerchi un lavoro che non sia solo uno stipendio, ma anche una direzione. Poi si avvicinano i quaranta, e con loro il tempo che accelera, insieme alla consapevolezza che costruire qualcosa di autentico, magari una famiglia, è ormai più un desiderio che un progetto. È a questa fase della vita che guarda Di noi 4, una commedia delicata e profonda, al cinema dal 31 marzo.

 

Diretto da Emanuele Gaetano Forte, al suo secondo lungometraggio, Di noi 4 è un’intensa opera indipendente, nata da un processo creativo collettivo e partecipato. La scrittura e il lavoro sul set hanno coinvolto anche gli attori-autori Giovanni Anzaldo e Giulia Rupi, che insieme a Forte compongono il collettivo MUMBLE GROUP. Insieme, hanno dato vita a un ritratto sincero e commovente della generazione millennial italiana: sospesa tra aspettative ereditate e sogni propri, tra un’infanzia che resiste nei ricordi e un’età adulta che incalza senza più attendere.

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Foto tratta dal film Di Noi 4 di Emanuele Gaetano Forte.
Foto tratta dal film Di Noi 4 di Emanuele Gaetano Forte.

Cosa racconta Di noi 4?

Le feste di compleanno possono essere momenti imbarazzanti e persino angoscianti, sia per chi deve spegnere le candeline, sia per chi si ritrova a cantare Happy Birthday con un sorriso di circostanza. Alda (Giulia Rupi), Pier (Elio D’Alessandro), Giamma (Giovanni Anzaldo) e Rachel (Roberta Lanave) sono due coppie di amici storici che si riuniscono una sera per cena, proprio in occasione del compleanno di Alda. Tra una bottiglia di vino e l’altra, la conversazione si sposta presto su sogni e desideri, come quello, semplice eppure oggi complicatissimo, di avere un figlio.

Un desiderio che, nella loro realtà fatta di precarietà e instabilità economica, sembra sempre più lontano. I quattro, trentacinquenni e disillusi, vivono in una società che non li sostiene, anzi, spesso li respinge, lasciandoli sospesi in un limbo di insoddisfazione, frustrazione e sogni infranti. Eppure, in mezzo a tutto questo, c’è qualcosa che resiste: la loro amicizia, così solida e profonda da sembrare una famiglia… una famiglia alternativa, rivoluzionaria, costruita da quattro genitori e, forse, un unico possibile figlio.

Di noi 4 - In foto a sinistra Alda (Giulia Rupi) e a destra Rachel (Roberta Lanave).
Di noi 4 – In foto a sinistra Alda (Giulia Rupi) e a destra Rachel (Roberta Lanave).

Il ritratto di una generazione, davanti e dietro la macchina da presa

In una società che ci chiede di essere sempre più veloci e prestanti, cosa richiede davvero più coraggio: accontentarsi di un lavoro che non si ama, o inseguire i propri sogni nonostante la precarietà e la speranza incerta? Alda, Pier, Rachel e Giamma rappresentano una fetta consistente dei millennials di oggi: Alda fatica a ottenere finanziamenti per i suoi progetti, Pier è un musicista indipendente che non scrive tormentoni, ma poesie (e chi ricorderebbe delle poesie?); Rachel è una laureata disoccupata che disprezza i figli degli altri, nascondendo il desiderio di averne uno tutto suo; Giamma, infine, è un’aspirante giornalista che scrive articoli che a stento riescono a suscitare l’interesse della sua stessa compagna.

Per rafforzare ancora di più questo senso di precarietà diffusa e di sogni che arrancano, Emanuele Gaetano Forte trasforma la sua stessa opera in una metafora vivente: un figlio difficile da far nascere, ostacolato dalla mancanza di fondi. Di noi 4, infatti, è un film privo di colonna sonora, non per scelta estetica, ma per necessità economica. La musica è assente, se non fosse per un espediente tanto semplice quanto poetico: alcune didascalie suggeriscono la canzone che avrebbe dovuto accompagnare la scena, lasciando così spazio alla libera immaginazione dello spettatore.

Di noi 4 - In foto a sinistra Giamma (Giovanni Anzaldo) e a destra Pier (Elio D’Alessandro).
Di noi 4 – In foto a sinistra Giamma (Giovanni Anzaldo) e a destra Pier (Elio D’Alessandro).

Ma non è tutto. Come racconta lo stesso Forte, non solo i mezzi a disposizione sono stati ridotti al minimo, ma anche la troupe è stata essenziale: “un solo fonico, un direttore della fotografia che ha ricoperto anche il ruolo di operatore, un focus puller e un aiuto regista tuttofare”. E come se non bastasse, l’intero film – fatta eccezione per una breve scena finale – è stato girato all’interno di quattro mura: una piccola casa in cui lo spettatore è invitato a entrare, ad accomodarsi e a lasciarsi coinvolgere da poco più di un’ora di realtà cruda, disperata e onesta. Il tutto ripreso a camera a mano, una scelta che restituisce ancora di più l’intimità e la fragilità delle emozioni in gioco, oltre a evidenziare l’artigianalità del prodotto.

La forza e i limiti di Di noi 4

Con originalità, autoironia e dolcezza, Di noi 4 si impone come un’opera autoriale, libera e leggera che vuole dare voce ed espressione a quell’universale sentimento di inadeguatezza e insoddisfazione che accomuna la generazione dei neoadulti di oggi; quella che vede la propria vita come una perenne corsa ad ostacoli in cui inciampare e indietreggiare sembra quasi inevitabile. Una generazione che vive di promesse malinconiche, asfissianti ritardi e continua ricerca di trovare il proprio posto nel mondo, oppure di inventarselo. Una generazione a cui sono più le possibilità negate che quelle date.

È così che Alda, Pier, Rachel e Giamma divengono l’incarnazione delle paure, delle frustrazioni, delle illusioni e disillusioni di tutti i millennials. Sono i volti di una generazione che, nonostante tutto, continua a coltivare speranze e attese, anche quando sembrano sfuggire di mano. Quelli che, di tanto in tanto, aprono ancora il cassetto dei sogni non del tutto dimenticati, cercando di non lasciarli andare, pur sapendo che il mondo che li circonda spesso non offre le risposte e le possibilità sperate.

Forte firma quindi una pièce teatrale per il grande schermo che cattura inevitabilmente l’attenzione del pubblico, riuscendo a trasmettere con decisione i sentimenti dei suoi personaggi. Sentimenti che non si limitano al desiderio di genitorialità, ma che abbracciano anche il più profondo bisogno di costruire sé stessi, di trovare un senso e un ruolo all’interno della società che li circonda.

Di noi 4. In foto (da sinistra a destra) Alda (Giulia Rupi), Giamma (Giovanni Anzaldo), Rachel (Roberta Lanave) e Pier (Elio D’Alessandro).
Di noi 4. In foto (da sinistra a destra) Alda (Giulia Rupi), Giamma (Giovanni Anzaldo), Rachel (Roberta Lanave) e Pier (Elio D’Alessandro).

Al di là della travolgente recitazione, degli apprezzabili espedienti tecnici e narrativi, che emergono dalla necessità di lavorare con un budget limitato e dalla scelta di raccontare una storia originale e autentica, Di noi 4 manca però di quel pathos travolgente o di quella spigliata dose di ilarità che avrebbero potuto trasformarlo in un’opera davvero indimenticabile. Il film, pur restando un prodotto interessante e con una forte capacità di comunicare il suo messaggio, non riesce a raggiungere quell’intensità emotiva che avrebbe dato la spinta per diventare veramente incisivo e memorabile.

L’opera di Forte si configura come un film dalla forte essenza e dal messaggio resiliente, capace di trattare temi universali con sincerità e chiarezza, ma che, purtroppo, non riesce a scalfire davvero le emozioni più profonde dello spettatore.

Di noi 4
3.5

Sommario

Di noi 4 racconta il desiderio di costruire una famiglia in una generazione precaria. Un film che, con sincerità e autenticità, esplora la ricerca di sé e il bisogno di trovare un posto nel mondo. Ma nonostante un messaggio forte e originale, manca quel pathos che lo renderebbe davvero indimenticabile.

Annarita Farias
Annarita Farias
Nata nel 1996, laureata in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee presso l'Università Federico II di Napoli e attualmente laureanda in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all'Università di Roma Tre, dove approfondisce la settima arte per scrivere di critica cinematografica con maggiore consapevolezza e passione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania come giornalista pubblicista dal 2022, ha collaborato per due anni con la testata online Ambasciator.it e attualmente scrive di cinema per Cinefilos.it e Scuola Consulting.

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