Arriva al cinema Django Unchained il film scritto e diretto da Quentin Tarantino, con protagonisti Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson e Kerry Washington.
Django Unchained, la trama
Ambientato nel sud degli Stati Uniti nel 1858 in Django Unchained King Schultz (Christoph Waltz), improbabile dentista tedesco che si guadagna da vivere come cacciatore di taglie, decide di liberare lo schiavo Django (Jamie Foxx), l’unico in grado di riconoscere i ricercati che gli varranno la lauta ricompensa.
Terminata la missione, Django accetta di affiancare Schultz nel suo lavoro ancora per un po’, mentre il dottore si impegna ad aiutarlo a ritrovare la moglie Broomhilda (Kerry Washington), venduta anni prima come schiava. L’insolita coppia affronterà quindi un lungo viaggio attraverso il Paese che, taglia dopo taglia, li condurrà fino a Candyland, la piantagione del perfido Calvin Candie (Leonardo Di Caprio). Ora Schultz e Django dovranno vedersela con lui. E col suo spietatissimo servitore, Stephen (Samuel L. Jackson).
Tarantino is back
Tarantino is back. Al suo ottavo lungometraggio (in sala il 17 gennaio, distribuito da Warner Bros. Pictures Italia), il regista si cimenta qui con lo spaghetti western, genere cui ha reso omaggio più volte, disseminando citazioni e inconfondibili melodie in tutti i suoi lavori. In questo caso, però, si tratta più che altro di un “southern”, essendo la storia ambientata nel Sud degli Stati Uniti, in un periodo assai doloroso per il Paese. Django Unchained, infatti, affronta il tema della schiavitù, pagina incancellabile della storia americana già rievocata in una miriade di pellicole, sì, ma sempre in versione più o meno “soft”. Con Quentin, invece, tutto diventa estremo.
Ecco quindi la schiavitù alla Tarantino: una storia d’amore (Django è disposto a tutto pur di salvare la sua Broomhilda), di amicizia (il dottor Schultz diventa un mentore e un compagno fidato per l’ex schiavo) e, ovviamente, di vendetta (Calvin Candie è solo uno dei tanti “cattivi” che meritano una punizione per i loro soprusi). Questi gli ingredienti chiave dei western tanto amati dal regista, che li ha semplicemente “rivisitati”, col suo personalissimo – e famigeratissimo – tocco. Stavolta, però, la violenza “eccessiva” di cui viene spesso accusato è tutt’altro che gratuita, perché connaturata alla schiavitù stessa. Tarantino non ci gira tanto intorno e ci mostra in modo diretto, immediato, tutta la malvagità e la perversione di certi esseri umani nei confronti dei loro simili, considerati alla stregua di bestie. La crudezza di certe immagini è tanto disturbante quanto necessaria: l’impatto visivo è pari all’impatto emotivo. E lascia il segno.
Django Unchained, tra omaggi e citazioni
Certo, non mancano i
momenti splatter, ma i bagni di sangue qui sono quasi un
“sollievo”, una parentesi larger than life (“esagerata”) che
sdrammatizza la terribile realtà (tanto più dolorosa perché
verosimile) vissuta dai personaggi. Una “leggerezza” offerta anche
da alcuni dei dialoghi, specialità di QT. Oratore indiscusso è qui
l’immenso Christoph Waltz, bounty hunter
dal linguaggio forbito e dall’animo gentile, grazie al quale Django
non imparerà solo a sparare come un vero cowboy: imparerà a vivere
da uomo libero, diventando sempre più consapevole di sé, fino ad
essere totalmente padrone del proprio destino.
Trasformazione resa magnificamente da Jamie Foxx: dapprima umile e remissivo, il suo Django si fa davvero sempre più s-catenato. E che dire di Calvin Candie/Leonardo DiCaprio? Mai stato così cattivo, con quel ghigno sadico e compiaciuto. Un lucidissimo folle. Anche se Samuel L. Jackson riesce ad essere perfino più disgustoso nei panni dello schiavo travestito da maggiordomo che mente a se stesso da tutta una vita. Completano il quadro un Don Johnson di bianco vestito e Franco Nero, il Django originale del film di Corbucci, che regala a Tarantino un divertentissimo (e autoreferenzialissimo) cameo.
Un altro regalo in Django Unchained è il brano Ancora qui, interpretato da Elisa e firmato Morricone. Dopo innumerevoli “prestiti”, il Maestro ha finalmente creato un pezzo ad hoc per Quentin che impreziosisce una colonna sonora strepitosa e assolutamente eclettica, in puro stile Tarantino. Chissà cosa direbbe Sergio Leone…