End of Justice – Nessuno è innocente, la recensione del film di Dan Gilroy

End of Justice

Esce in sala il 31 maggio End of Justice – Nessuno è innocente, il nuovo film di Dan Gilroy con protagonista Denzel Washington, che per questa performance ha guadagnato una nomination agli oscar 2018.

 

Los Angeles, giorni nostri. L’avvocato Roman J. Israel (Washinghton), ex attivista dei diritti civili nei turbolenti anni ’60 e ’70,  è il prezioso collaboratore ombra di William Jackson, celebre avvocato da sempre schierato dalla parte dei più umili. Quando il suo socio viene ricoverato d’urgenza per un infarto fulminante, Roman si trova di fronte alla necessità di gestire in prima persona le varie cause legali, incombenza che aveva sempre evitato per il suo carattere ingestibile, quindi a dover affrontare la liquidazione dello studio legale stesso. Il gestore fallimentare però, George Pierce (Colin Farrell), vede in quell’eccentrico e goffo avvocato un vero genio della giurisprudenza così gli offre un impiego nel proprio rinomatissimo studio. In un primo momento riluttante all’idea, Roman si farà convincere dalla necessità di lavorare, sino a farsi poi ammaliare dalle abbaglianti tentazioni che quella nuova vita gli prospetta.

Dan Gilroy ha scritto e diretto questo film che a noi giunge come End of Justice – Nessuno è innocente ma che negli USA si intitola semplicemente Roman J. Israel Esq. Il film è un film che racconta la storia di un avvocato, un avvocato che vive ancorato ai suo principi e ai suoi ideali, gli stessi che gli hanno impedito di avere una carriera brillante per combattere sempre e comunque dalla parte dei più deboli, dei più umili. Una battaglia che ha potuto portare avanti al fianco dell’amico e mentore William Jackson, l’uomo di facciata a cui egli forniva tutte le documentazioni legali utili per risolvere i casi. Sempre nell’ombra, sempre dietro le quinte, totalmente incapace di relazionarsi con gli altri per il suo carattere schivo e schiavo di uno zelo quasi maniacale, un rispetto delle leggi e della legge che è in totale contrasto con tutto il mondo che lo circonda. Roman, che nella valigia porta con se, sempre ed immancabilmente, tutto il carteggio su cui lavora da una vita, la pratica delle pratiche, una proposta di riforma del sistema giuridico americano finalizzata ad annullare quell’odiosa prassi del patteggiamento pre-processuale che è, a suo avviso, un becero ricatto per i più indifesi, i poveri.

Un moderno Don Chisciotte fuori dal tempo, ancora legato a quelle lotte per i diritti civili per cui aveva sempre speso tutto se stesso quarant’anni prima. Ma la vita chiede il conto, e di fronte alla disoccupazione imminente, all’affitto e le bollette da pagare, Roman cede alle lusinghe di George/Farrell, classico avvocato di successo che da tempo ha preso la strada del denaro ad ogni costo. Il goffo e impacciato Roman, Roman l’idealista, l’uomo capace di citare tutti i codici a memoria, si trova di fronte al caso più difficile della sua vita, in cui l’imputato è proprio se stesso. Vendutosi e vinto dalla prospettiva di una vita più agiata e meno solitaria, Roman si troverà presto a dover rendere conto alla propria coscienza e a tutto ciò per cui aveva sempre creduto e lottato.

Retto da uno straordinario Denzel Washington, nomination agli Oscar come miglior attore,  End of Justice è un film coinvolgente e carico di spunti di riflessione. Quando sembra perdersi in se stesso ed in una sceneggiatura che pare dirigersi verso acque stagnanti, il film si riprende in una parte finale sorprendente in cui la tensione emotiva va in continuo crescendo. Il film di Dan Gilroy è indubbiamente ben diretto, molto ben interpretato, impreziosito da una colonna sonora molto ricercata, un film che ci sentiamo di consigliare.

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