Enola Holmes 2, la recensione del film su Netflix

Enola Holmes 2 recensione film

Mistero. Femminismo. Epoca vittoriana. Questi gli ingredienti del sequel Enola Holmes 2, trasposizione dei libri young adult The Enola Holmes Mysteries di Nancy Springer. Il mystery crime segue le vicende della sorella minore del celebre Sherlock Holmes, alle prese con un’enigma ancora più intricato rispetto a quello proposto nel primo film, a cui segue anche un glow up della frizzante protagonista.

 

In cabina di regia per il lungometraggio torna Harry Bradbeer, e il cast di base si riempie di altri attori di livello, uno fra questi David Thewlis, conosciuto soprattutto per essere il Professor Lupin nella saga di Harry Potter. Enola Holmes 2 è un prodotto originale della piattaforma Netflix, approdato sul colosso streaming il 4 novembre.

Enola Holmes 2, la trama

A seguito della sua ultima avventura investigativa, Enola (Millie Bobby Brown) decide di aprirsi una sua agenzia investigativa per poter continuare ufficialmente il suo lavoro. Il pregiudizio della gente che non riesce a darle fiducia considerandola troppo giovane, la spinge a gettare la spugna e abbandonare il suo desiderio di avere un’attività in proprio. L’arrivo di una giovane ragazzina cambia però le carte in tavola. La piccola fiammiferaia Bessie (Serrana Su-Ling Bliss) le chiede aiuto per ritrovare sua sorella Sarah Chapman, scomparsa misteriosamente sia dal loro dormitorio che dalla fabbrica.

La fiducia di Bessie sprona Enola ad accettare il caso e mettersi all’opera per risolvere il caso. Mentre investiga sull’accaduto, il mistero sulle fiammiferaie si infittisce: la loro morte non sembra essere provocata dal tifo, ma da qualcosa che si nasconde dentro la fabbrica. Compito di Enola è scoprire cosa si cela dietro la fuga di Sarah strettamente collegata alle operaie. E mentre cerca di avere delle risposte, il suo caso si intreccia improvvisamente con quello del fratello Sherlock costringendola a cambiare rotta (Henry Cavill).

Fra femminismo e investigazione

Ogni donna dovrebbe avere una stanza tutta per sé in cui avere il proprio e unico spazio e poter esercitare il suo lavoro. È il messaggio d’indipendenza che Virginia Woolf lancia nel suo saggio femminista Una stanza tutta per un sé del 1929. Questo forte concetto di rivoluzione e sradicamento dall’assoggettamento allo status sociale imposto impiatta l’incipit di Enola Holmes 2, in cui la sorella di Sherlock, per l’appunto Enola, decide – a discapito dei dettami e dei pregiudizi dell’epoca – di aprire una propria agenzia investigativa. La struttura narrativa si modella sul filone del femminismo sin dal suo primo sguardo in camera, e prosegue seguendo le tracce di un evento storico realmente accaduto nell’Inghilterra vittoriana, lo sciopero delle Matchgirls del 1888, la cui “marcia” fuori la fabbrica di fiammiferi cambiò il corso della storia del lavoro inglese. La voce delle donne nel film è forte e struttura tutta la diegesi, rompe lo schermo e veicola un chiaro messaggio: bisogna combattere, anche quando sembra impossibile, poiché vivere nell’ombra o in uno mondo patriarcale equivale a non vivere affatto.

Seppur il montaggio non eccella in tecnica, la sceneggiatura è pregna di tutti gli elementi essenziali affinché la narrazione progredisca con un ritmo incalzante. Il brio e l’esuberanza di Enola, poi, contribuiscono a dare un’impronta fresca e giovanile, senza cadute di stile o sprofondamenti nella noia e nella piattezza. La scelta di rompere ancora la quarta parete e coinvolgere lo spettatore a cui Enola – con fare magnetico e fiuto da segugio – espone schemi e pensieri più profondi, è il giusto stratagemma che non permette mai alla soglia d’attenzione di vacillare. Anzi, questo “modus operandi” non solo garantisce dinamicità al racconto e tridimensionalità al personaggio, ma invoglia lo spettatore a elaborare anch’egli delle congetture per risolvere il caso. Come se questi, in qualche modo, diventasse il John Watson della piccola Holmes.

L’importanza del “l’unione fa la forza”

La versatilità di Enola, interconnessa a quella della sua interprete Brown, si incastra perfettamente nel caso che la giovane prende in carico, anche se ad un certo punto ne costituisce il “punto di rottura” del film. Si è a meta del secondo atto quando Enola Holmes 2 intraprende due cammini diversi. Il primo, come si è visto, è quello della lotta della classe operaia a cui è intrinseca quella delle donne per avere una loro posizione sociale. Il secondo è quello dell’unione familiare e in senso più largo degli affetti che si hanno attorno. È grazie alla spinta della madre Eudoria che Enola comprende che il miglior modo per affrontare le difficoltà e svelare i misteri è affidarsi – oltre che a se stessi – alla propria famiglia e alle persone che si amano.

Optare per questa sub-trama è stata, a livello significativo, una scelta interessante nell’esposizione della condizione delle donne all’epoca. Il doversi emancipare, correlato al dover combattere per essere viste, non poteva avere il successo sperato se Enola non avesse avuto fiducia nell’aiuto che le persone accanto a lei potevano darle. E nel suo caso questo è servito anche alla risoluzione del caso. Affidarsi a chi si ama è un gesto d’amore verso se stessi, da cui scaturisce una forza maggiore talmente potente in grado di raggiungere molto più in fretta l’obiettivo finale.

Enola Holmes 2 diventa così sia manifesto femminista che grande esempio di senso di appartenenza alle proprie radici, in questo caso rappresentato dall’unione ultima di Enola e Sherlock, i quali decidono di far squadra nel bene comune. La pellicola risulta perciò un atto d’amore verso le donne in primis e verso la propria famiglia in secundis, oltre che un caso alla Poirot di Agatha Christie ben infiocchettato. La leggerezza e l’energia sprigionate contribuiscono solo a renderlo al meglio fruibile, e non si può non dire che tutti i tasselli sono stati posizionati al posto giusto per far ben sperare in un Enola Holmes 3.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
enola-holmes-2Il sequel di Enola Holmes è un manifesto femminista per eccellenza, che porta in vita l'evento storico dello sciopero delle Matchgirls, inserendo al suo interno la trama frizzante e giovanile del mistero a cui la sorella di Sherlock deve venire a capo. Costruito in maniera leggera, si assiste spesso alla rottura della quarta parete, un escamotage grazie a cui lo spettatore può seguire in prima persona l'enigma.