Evil Eye

Si intitola Evil Eye il terzo film della nuova serie tematica di Jason Blum che il famoso produttore ha realizzato con la sua casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.

 

La storia racconta una storia d’amore apparentemente perfetta, ma che presto si trasforma in un incubo, quando la madre di lei si convince che il suo futuro genero abbia connessioni oscure con il suo passato, un passato macabro e inconfessabile.

Il film è stato diretto da Elan e Rajeev Dassani, basato su uno spettacolo audio di Madhuri Shekar, che ha anche contribuito firmando la sceneggiatura. Nel cast del film compaiono la sempre meravigliosa Sarita Choudhury,Sunita Mani che interpreta la ventinovenne protagonista e Omar Maskati, il misterioso fidanzato perfetto che forse nasconde un segreto. Alla produzione, per il progetto Welcome to the Blumhouse, Jason Blum si è fatto affiancare da Priyanka Chopra, attrice sempre più lanciata nel mondo delle imprese di moda e cinematografiche, che ha firmato il film con la sua casa di produzione Purple Pebble Pictures.

Evil Eye, la recensione

Evil Eye recensioneEvil Eye si basa su una serie di archetipi del cinema dell’orrore che però non sono sfruttati al meglio. La suspance, la sospensione dell’incredulità, il dubbio, il mistero che dovrebbero aggirarsi intorno alla storia principale vengono appianati con l’immediata chiarezza che ad oltre metà film ci viene messa davanti da scene e dialoghi. In altre parole il dubbio sulla natura della relazione romantica messa in scena non viene costruito poco a poco, ma esplode d’improvviso e allo stesso modo viene sciolto, lasciando che i giocatori giochino a carte scoperte per tutto il resto del film.

Probabilmente l’intenzione non era affatto di stupire, ma Evil Eye fallisce l’impresa di intrattenere con gusto anche a fronte di mezzi essenziali e di una storia che pure aveva degli spunti forti per una buona costruzione della tensione. A questa regia acerba fa eco però un cmparto di attori davvero splendidi. I volti, i tratti, le tradizioni che il film racconta cominciano a sembrare familiari anche ad un occhio occidentale. Il lavoro di rappresentazione e inclusività etnica che il cinema principalmente indipendente sta portando avanti da qualche anno comincia a diventare quella normalizzazione auspicata di fronte a personaggi non caucasici.

Evil Eye paga il prezzo di una regia poco attenta alla costruzione di atmosfere e suspance e non si gioca bene gli assi che la storia poteva avere nella manica.

Welcome to the Blumhouse:

The Lie – recensione

Black Box – recensione

Evil Eye – recensione

Nocturne – recensione

- Pubblicità -