Black Box è il secondo film della nuova serie tematica di Jason Blum che il famoso produttore ha realizzato con la sua casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
Scritto e diretto da Emmanuel Osei-Kuffour Jr., che condivide i crediti di sceneggiatura con Stephen Herman, anche autore del soggetto, Black Box è un thriller che si muove nel territorio più oscuro e insidioso di tutti, la mente umana. La storia è quella di un padre di famiglia che, a seguito di un terribile incidente d’auto, ha perso la memoria. Nell’incidente ha perso la vita sua moglie, e lui adesso si trova a dover crescere una figlia senza riuscire a recuperare la memoria. Proprio per far fronte a questa sua incredibile difficoltà , si sottopone ad una cura molto dolorosa che dovrebbe aiutarlo a recuperare la memoria persa, ma che avrà degli effetti collaterali devastanti.
La recensione di Black Box

Black Box è la storia di un padre che si sottopone ad una vera e propria tortura per il bene della figlia, ma è anche la storia di una madre che usa ogni suo strumento, lecito e non, per aiutare il figlio e dargli un’altra possibilità con quella vita che ha sprecato. Il film mette in modo sentimenti primordiali e viscerali, che da qualunque parte si racconti la storia sono in qualche modo validi e condivisibili, anche se violenti o radicali.
Proprio in questa capacità di raccontare una storia in cui “tutti hanno ragione” è il pregio principale di Black Box, che non rischia troppo da un punto di vista narrativo, muovendosi a cavallo tra la fantascienza e il thriller, con punte di horror, ma che riesce comunque a dare dignità alle ragioni di tutti i personaggi.
