Falcon Lake, recensione del film di Charlotte Le Bon

Dopo la presentazione al Festival di Cannes 2022 e al Toronto Film Festival, il film è passato anche per il Torino Film Festival.

Falcon Lake, una scena

Presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2022, Falcon Lake è l’esordio alla regia dell’attrice canadese Charlotte Le Bon, che si colloca a metà strada tra una storia d’amore adolescenziale e un film fantastico, quasi horror. Tratto da una graphic novel francese, il film di Le Bon – in sala dal 29 giugno – si prende il rischio di navigare tra questi due generi e lo fa con una saggezza che si addice a registi esperti.

 

A (Canadian) ghost story

Coming-of-age e fantastico spesso sono intrecciati assieme, ma in genere è la suspense a prevalere, lasciando in secondo piano le relazioni tra i personaggi, che tendono a disperdersi una volta che compare l’elemento soprannaturale. In Falcon Lake, al contrario, l’orrore sembra essere più che altro un gioco, un ammiccamento tra i protagonisti e tra il regista e lo spettatore. Qualcosa che intuiamo fin dai titoli di testa, quando compare davanti a noi l’immagine di una ragazza che sembra galleggiare morta in una laguna, ma che successivamente riprende a nuotare. Le Bon dà l’impressione di giocare con i tropi del genere, cosa che continuerà a fare per tutto il film, con inquadrature che si prolungano più del solito, in attesa di qualcosa che non accade mai, o personaggi che indossano maschere, si travestono da fantasmi o fingono di essere morti. Esiste una leggenda secondo cui un ragazzo sarebbe annegato in quel luogo, ma non ci sono prove se non quelle che racconta Chloé (Sara Montpetit), un’adolescente di 16 anni che ha una casa in questa zona lacustre del Quebec.

L’altro grande protagonista di Falcon Lake è Bastien (Joseph Engel), un tredicenne ma, attenzione, “quasi quattordicenne“, che va con la famiglia a trovare gli amici che vivono lì, di cui Chloé è figlia. Bastien è accompagnato dal fratello minore, Titi, e dai genitori. Il ragazzo deve dividere la stanza con Chloé, che ha solo due anni più di lui ma è in piena adolescenza, fase della vita che Bastien sta scoprendo poco a poco. È ovvio che il ragazzo si innamorerà di lei e Chloé, sorprendentemente, prima nutrirà nei suoi confronti una tenera simpatia intervallata da momenti in cui la ragazza mette in mostra tutta la sua presunzione da “più grande”, poi si renderà conto che a volte si trova meglio con il ragazzo simpatico e particolare che con i suoi pretendenti un po’ più aggressivi e “sviluppati”.

La relazione tra i due – e il resto degli adolescenti, che fanno feste, bevono e fumano, portando Bastien a provare cose nuove, non sempre con risultati incoraggianti – comincia ad avere un certo contenuto sessuale, gestito il più delle volte con umorismo dalla regista, comprese un paio di gag eccellenti. Nonostante ciò, prevale in Falcon Lake il tono cupo, da ghost movie, lontano dall’impostazione romantica, luminosa o nostalgica con cui di solito vengono dipinte queste storie d’amore adolescenziale.

Falcon Lake, Charlotte Le Bon

L’estate di Bastien e Chloé

La storia di Falcon Lake è circoscritta (vi si entra ed esce attraverso il viaggio in auto che segna l’inizio e la fine della vacanza) in un formato di 1:37, per entrare in contatto con l’intimità, la fragilità, i dubbi e l’insicurezza di questo adolescente che si sta svegliando alla vita. Come dicevamo, l’esordio di Charlotte Le Bon è un adattamento libero della graphic novel Une Soeur (Bastien Vivés), che sposta l’azione dal bordo del mare in Francia alla riva di un lago in Quebec. E lo fa perché il protagonista è francese e in quell’ambiente estraneo il suo senso di solitudine, di alterità e di incomprensione si accentua. Perché Falcon Lake è un coming of age incentrato su Bastien, un ragazzo di quattordici anni che va in vacanza con i genitori in una casa di legno sperduta nella foresta, accanto a questo grande lago.

Chloe è già nella fase della vita in cui rientra tardi la sera, mentre Bastien non ha ancora neanche un telefono: agli occhi di lei, il ragazzino è nel pieno dell’ingenuità. “Tu conosci troppe cose strane“, le dice Bastien: si tratta delle cose dell’adolescenza, quelle a cui Bastien inizia ad avvicinarsi ma che ancora non sa bene decifrare. Di fronte a questa dolce inesperienza, Chloe pensa di poter essere in grado di manipolare la mente del ragazzo: lei si trova sul confine tra il credere ancora alle favole e il poter essere abbastanza grande da crearne di nuove, così tramanda – o si inventa – queste ghost story. Il loro è un rapporto molto ambiguo, a metà tra il fare parte della stessa famiglia e la prima cotta estiva. Chloe si sveste davanti a Bastien, nella camera che condividono come se fossero fratelli e a un certo punto qualcuno glielo farà anche notare. D’altro canto, c’è chi è convinto che tra i due sia sbocciato qualcosa, chi chiede se abbiano addirittura fatto sesso. Chloe stessa fa capire a Bastien, che la guarda un po’ con timore reverenziale, un po’ con il fervore dei primi innamoramenti, che l’affrontare le proprie paure ha anche a che fare con la scoperta del se come soggetto sessuale.

Falcon Lake

Avrai sempre il tuo fantasma

L’aspetto più sorprendente di Falcon Lake è il modo in cui riesce a giocare e ad appropriarsi dei tropi del genere horror. Lo fa, da un lato, attraverso una colonna sonora che introduce ambiguità e allontana le situazioni dal rischio, tipico di questo tipo di storie, di cadere nell’idealizzazione e nella nostalgia (la tipica sequenza, ad esempio, della corsa in bicicletta, non è qui da intendere in chiave bucolica, quanto piuttosto come un modo necessario per sfogare l’angoscia di un’estate che sta volgendo al termine). In secondo luogo, il concetto di terrore è veicolato da queste leggende dei fantasmi di Falcon Lake che fanno da sfondo all’intera narrazione. Pur non essendo altro che dicerie o semplicemente il punto di partenza perfetto per dei giochi di paura, stabiliscono una profonda eco simbolica con i timori che l’adolescenza implica rispetto a se stessi, all’amore e all’amicizia, ai ruoli di genere, a quell’universo sconosciuto che appartiene agli adulti e che, senza dubbio, spaventa.

Tutte le paure di Bastien, però, trovano un’eco ancora più profonda in Chloé, di tre anni più grande di lui, con la quale, come dicevamo, instaura un rapporto che oscilla tra un’amicizia ancora infantile, le cure materne, la sensualità e il risveglio sessuale, e che trasmette un magnetismo ineluttabile. È interessante in questo senso il collegamento con il modo in cui Falcon Lake riflette sull’amore (più o meno corrisposto) come meccanismo per superare le proprie paure e crescere.

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