Gli amori di Anaïs, recensione del film con Valeria Bruni Tedeschi

Una commedia dinamica e garbata sull'amore, la libertà e la giovinezza, con le musiche di Nicola Piovani.

Gli amori di Anaïs recensione

Presentato in anteprima in Italia alla XIII edizione del Festival fiorentino France Odeon, Gli amori di Anaïs di Charline Bourgeois-Taquet era già stato selezionato per la Semaine de la Critique a Cannes, approdando poi a Roma lo scorso 8 febbraio, all’Accademia di Francia. Qui ha ricevuto dal France Odeon il Premio per la Miglior colonna sonora, opera del Maestro Nicola Piovani. Dal 28 aprile fa il suo ingresso nelle sale cinematografiche. 

 

La trama di Gli amori di Anaïs

Anaïs, Anaïs Demoustier, è una ricercatrice universitaria trentenne. La sua vita è una continua corsa, con cui cerca di districarsi tra mille impegni, una madre malata, Anne Canovas, e un fidanzato col quale è in crisi. È giovane e non vuole rinunciare a vivere la sua vita pienamente. Una sera incontra Daniel, Denis Podalydès, un editore, più grande di lei, che subito viene attratto dalla sua freschezza ed eccentricità. Tra i due inizia una storia, ma Daniel è sposato con Emilie, Valeria Bruni Tedeschi, una scrittrice di successo, colta e affascinante. Anaïs resta subito colpita da Emilie, e pian piano scopre di provare per lei qualcosa che non aveva mai provato prima. 

Gli amori di Anaïs sono un invito al carpe diem e a vivere in piena libertà

Gli amori di Anaïs è il primo lungometraggio dell’attrice e regista Charline Bourgeois – Tacquet, qui anche sceneggiatrice. Il film ha un buon ritmo, è ironico ed ha un piglio piuttosto scanzonato. Ciò fa si che lo spettatore lo segua con piacere. Non è sdolcinatamente romantico, o melò, pur essendo una commedia sentimentale. Tratta l’amore tra due donne in modo delicato, garbato ed anche naturale, senza retorica o voyeurismo. Inoltre, non è questo l’unico tema del lavoro.

Al centro di Gli amori di Anaïs c’è la storia di una ragazza che sta cercando la propria strada, il proprio posto nel mondo, che ancora è confusa su ciò che vuole fare, come confusi sono la sua vita e la sua quotidianità, che sembrano un gran caos. Anche se in questo caos lei pare destreggiarsi benissimo. Forse vuole anche lei fare la scrittrice, come le consiglia la stessa Emilie: raccontare la sua vita, farne qualcosa di importante, non laciarla passare così. Forse Anaïs vede in Emilie tutto quello che vorrebbe essere: una donna colta, elegante, una scrittrice affermata, ma anche una persona che sa godersi la vita e non si lascia imprigionare da steccati ideologici o gabbie sociali.

C’è poi la dicotomia tra passione e ragione. Evidentemente, la bilancia della regista e il suo sguardo pendono dalla parte della prima, come dimostrato dalla scelta di un personaggio impulsivo, che segue l’istinto e vive alla giornata, quale è la protagonista. La cosa più importante, sembra dire Bourgeois Tacquet, è sentirsi liberi di vivere la propria vita come si vuole e a pieno. Emilie, nonostante una personalità decisa e libera da schemi, non lo fa da un po’. Anaïs riporta nella vita della scrittrice una ventata di freschezza e le ricorda ciò che vuole e di cui ha bisogno. Le ricorda di non accontentarsi. 

Il film ha la caratteristica di planare leggero sulle cose, senza essere superficiale. Gode di quella leggerezza, che non è frivolezza, di quel brio che alcuni film francesi sanno avere, come spesso succede ad esempio con i lavori di Valeria Bruni Tedeschi regista. Qui, da attrice, riesce a creare un bel contrappunto con Demoustier. Entrambe valorizzano la propria femminilità, interpretano con spontaneità e aderenza i rispettivi ruoli. Vestono di colori primari, una rosso e l’altra blu, ad indicare le loro personalità forti e differenti, ma anche complementari. Demoustier  – Miglior attrice emergente a Berlino 2010, Premio Cesar 2020 per Alice e il sindaco di Nicolas Pariser – ha debuttato con Michael Haneke ne Il tempo dei lupi del 2002 e aveva già lavorato con Bourgeois Tacquet nel cortometraggio Pauline asservie.  Qui interpreta un personaggio che ha il suo stesso nome e qualche tratto caratteriale in comune.  La protagonista è sconclusionata e vitale, come sono le scenografie in cui si muove, curate da Pascale Consigny, come lo è la sua casa. L’andare sempre veloce, macinando piani di scale a piedi, che la contraddistingue, è accompagnato in maniera impeccabile dalla musica di Nicola Piovani: briosa quando occorre, e delicata invece nei momenti più romantici. Anche i brani non originali della colonna sonora si adattano molto bene ai momenti che accompagnano. Al ritmo controbuisce l’efficace montaggio di Chantal Hymans.

Dove vedere Gli amori di Anaïs

Prodotto da Année Zéro e Les Films Pelléas, e distribuito da Officine Ubu, Gli amori di Anaïs si può vedere in sala  dal 28 aprile 2022.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
gli-amori-di-anaisIl film ha la caratteristica di planare leggero sulle cose, senza essere superficiale. Gode di quella leggerezza, che non è frivolezza, di quel brio che alcuni film francesi sanno avere, come spesso succede ad esempio con i lavori di Valeria Bruni Tedeschi regista.