GOYO: recensione del romance argentino di Netflix

Il dramma romantico di Marcos Carnevale che esplora con sincerità l'amore e la bellezza della diversità.

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Sensibile, gentile, intelligente, bello, esperto di storia dell’arte – con una grande passione per Van Gogh – e dotato di un sorprendente talento per la pittura. Gregorio Villanueva, chiamato affettuosamente da tutti Goyo, è davvero speciale. Non sembra affatto come tutti gli altri uomini comuni… perché effettivamente non lo è.

 

GOYO, la trama del romance argentino di Netflix

Goyo, interpretato dall’affascinante attore uruguaiano Nicolás Furtado (Bandidos, Felices los 6), è un giovane affetto dalla sindrome di Asperger che lavora come guida presso il Museo Nacional de Bellas Artes a Buenos Aires, distante pochi minuti dalla casa in cui vive con i suoi due bizzarri fratelli maggiori: il cuoco Matute (Pablo Rago), che lo incoraggia a vivere la sua normalità senza rimorsi o limiti, e la sorella Saula (Soledad Villamil), un’affermata pianista che si prende cura di Goyo con il tipico apprensivo istinto materno.

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La sua equilibrata e monotona quotidianità, condivisa solo con i due fratelli, viene improvvisamente sconvolta dall’arrivo di una nuova addetta alla sicurezza, la cinquantenne Eva Montero (Nancy Dupláa). Dal momento in cui lo sguardo di Goyo si posa sulla irrequieta e affascinante donna, la sua vita assume le tinte e le forme del più bel quadro di Van Gogh. Mentre Goyo si innamora giorno dopo giorno, Eva è però impegnata a rimettere a posto la sua famiglia e a fare i conti con un matrimonio al capolinea a causa del marito violento.

Questa è la storia di Goyo, il tenero e commovente dramma romantico argentino – disponibile dal 5 luglio su Netflixscritto e diretto dal regista Marcos Carnevale (Grandine, Crazy Heart).

Goyo. In foto (da sinistra a destra) gli attori Nancy Dupláa (Eva) e Nicolás Furtado (Goyo). Cr. Cleo Bouza. Netflix ©2024
Goyo | In foto (da sinistra a destra) gli attori Nancy Dupláa (Eva) e Nicolás Furtado (Goyo). Cr. Cleo Bouza. Netflix ©2024

Un altro modo di amare ed essere amati

Con toni delicati e semplici, Goyo racconta una storia autentica e sincera di un amore che non è poi così diverso da quelli narrati da Nicholas Sparks. Pur non avendo lo stesso immancabile pathos e passione del celebre scrittore, Carnevale si propone di esplorare l’amore di un uomo affetto da sindrome di Asperger nelle sue fasi di infatuazione, desiderio e ossessione, dimostrando come la diversità sia un concetto che risiede più negli occhi di chi la osserva che in quelli di chi la vive.

Goyo ed Eva sono accomunati dalla stessa profonda solitudine e dal bisogno di comprensione, sentimenti che diventano, fin dal loro primo incontro, il filo rosso che lega le loro anime. Goyo, nonostante il suo impegno a vivere una vita normale, è visto dagli altri principalmente come un uomo affetto da autismo, meritevole più di compassione che ascolto. Nel frattempo, Eva cerca di proteggere i suoi due figli adolescenti e se stessa da un matrimonio malato e tossico, che provoca loro solo dolore e sofferenza.

Goyo. In foto l'attore Nicolás Furtado nei panni di Goyo. Cr. Cleo Bouza. Netflix ©2024
Goyo | In foto l’attore Nicolás Furtado nei panni di Goyo. Cr. Cleo Bouza. Netflix ©2024

Con una narrazione delicata e toccante, Carnevale riesce a mostrare chiaramente allo spettatore le varie sfumature delle intense emozioni di Goyo, emozioni così forti e irruente che quando le si incontra nella vita reale (come in soggetti con disturbi neurologici) spesso risultano difficili e faticosi da interpretare. Grazie al suo personaggio – reso magnificamente dalla intensa e nobile interpretazione di Nicolás Furtado – il regista dimostra dunque come l’amore possa sbocciare anche nei contesti più inaspettati e complessi, anche tra persone apparentemente distanti anni luce l’una dall’altra. Ma la storia di Goyo ed Eva non è solo una storia d’amore, è anche una riflessione sulla capacità e la sensibilità di trovare bellezza e speranza nelle circostanze più difficili. Attraverso le loro esperienze ed emozioni, il regista invita gli spettatori a guardare oltre le apparenze e a riconoscere la forza dell’empatia e della comprensione reciproca.

Un romance semplice dalle nuance profonde

Oltre alla trama e ai dialoghi molto semplici ed essenziali, il romance di Carnevale si regge su simbologie e metafore che creano un costante parallelismo tra arte e vita, binomio chiave attraverso cui lo spettatore può vedere (almeno in parte) il mondo come lo vede Goyo. Questo si nota soprattutto nella scena onirica che apre e chiude il film, realizzando un cerchio perfetto in cui le emozioni di Goyo trovano la loro massima espressione. In questa scena, Goyo cammina felice con tela e cavalletto alla mano attraverso un immenso campo di grano, che richiama i paesaggi dei celebri quadri vangoghiani. Il caldo del giallo si alterna poi, nel corso della storia, al freddo del blu, espresso particolarmente nelle scene in cui Goyo appare in apnea sul fondo di una piscina, come se cercasse di estraniarsi dal mondo per poter “riprendere fiato”. Ma l’utilizzo del giallo e del blu non sono gli unici elementi ricorrenti che alludono all’iconica ed emozionante arte di Van Gogh: Carnevale, infatti, introduce alcune ripetitive scene emblematiche in cui Goyo, guardando Eva, ridipinge la vita e ciò che lo circonda proprio come farebbe il pittore olandese.

GOYO
Goyo. (L to R) Nicolás Furtado as Goyo, Cecilia Roth as Magda in Goyo. Cr. Cleo Bouza/Netflix ©2024

Inoltre, il nome dato al protagonista e al film stesso potrebbe essere un ulteriore rimando alla sfera artistica: l’abbreviativo “Goyo”, infatti, ricorda il celebre artista Francisco Goya, considerato uno dei più importanti pittori e incisori spagnoli.

Tenero e speciale come Goyo

Nonostante alcune forzature dialogiche e cliché tipici del melodramma romantico, Goyo è un film che si fa apprezzare per la sua straordinaria delicatezza e onestà. Carnevale, infatti, non cerca di intrattenere il pubblico con colpi di scena e amori travolgenti, ma tenta piuttosto di offrire una riflessione semplice e chiara, mostrando un punto di vista differente e talvolta scomodo che non sempre si è disposti a comprendere. Invitando gli spettatori a guardare il mondo con gli occhi di Goyo (e di chi gli sta intorno) e a riconoscere la bellezza nelle piccole cose e nelle diversità, Goyo si afferma come un film che ricorda quanto l’amore e la connessione umana possano emergere come le forze più potenti, capaci di legare e trasformare vite, dando colore e valore anche ai momenti più bui.

Sommario

Nonostante alcuni difetti dovuti all'uso di cliché del melodramma romantico, Goyo si distingue come un film delicato e onesto, che offre una profonda riflessione sulla bellezza delle piccole cose e della diversità attraverso gli occhi del suo tenero e ingenuo protagonista.
Annarita Farias
Annarita Farias
Nata nel 1996, laureata in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee presso l'Università Federico II di Napoli e attualmente laureanda in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all'Università di Roma Tre, dove approfondisce la settima arte per scrivere di critica cinematografica con maggiore consapevolezza e passione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania come giornalista pubblicista dal 2022, ha collaborato per due anni con la testata online Ambasciator.it e attualmente scrive di cinema per Cinefilos.it e Scuola Consulting.

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