Heart of Stone, recensione del film con Gal Gadot

Nel nuovo action thriller Netflix, Gal Gadot è un'agente di un'organizzazione segreta che deve impedire che un importante sistema di intelligenza artificiale cada in mani pericolose.

Heart of Stone (2023)

Arriva oggi su Netflix l’atteso Heart of Stone, il nuovo popocorn movie che si aggiunge al catalogo della piattaforma, con Gal Gadot alla guida di una trama che unisce azione sfrenata al thriller spionistico e che aspira a diventare un nuovo grande successo al pari di Tyler Rake. In quello che ormai potremmo definire Netflix Cinematic Universe non ci sono supereroi in senso letterale. Ci sono eroi action: estrattori, super-spie, agenti top-secret, e altri ancora più segreti. Saltano dagli aerei e atterrano seduti. Attraversano città distruggendole e ne escono più o meno interi. Affrontano centinaia di cattivi e in qualche modo riescono a fuggire con un calcio ben assestato, di solito operano nel sud-est asiatico o nell’Europa dell’est e, in tutti i casi, sembrano modelli pubblicitari.

 

In questo senso, Heart of Stone non è né più né meno, né migliore né peggiore di tutti gli altri film di questo ormai ricchissimo catalogo. Tutti sono realizzati con un grande budget, in location internazionali, con scene d’azione violente e con doppi e tripli tradimenti. L’universo in cui si muove Gal Gadot ha le sue regole – un po’ James Bond, un po’ Jason Bourne, un po’ la saga di Mission: Impossible – e tutto sembra indicare che avremo sequel per un po’.

Heart of Stone, la trama: da Wonder Woman ad agente segreto

Almeno per la prima ora, Heart of Stone è un thriller d’azione efficace e abbastanza intenso su spie internazionali in difficoltà. In una scena che sembra uscita dall’universo di Ethan Hunt, il film si apre in una località invernale svizzera dove un gruppo di spie dell’MI6 è impegnato a catturare un trafficante d’armi. Guidato da un certo Parker (Jamie Dornan), il gruppo comprende anche Rachel Stone (Gadot), che è quella che di solito rimane nel furgone, armeggiando con i computer, sbloccando le password, aprendo le porte di sicurezza e così via. Non è il tipo di agente che lavora sul campo, ma dietro le quinte, con le macchine. Tuttavia, qualcosa si complicherà in questa operazione, Stone dovrà entrare nel vivo dell’azione e si dimostrerà anche molto brava. Il segreto viene presto svelato: la ragazza non è chi dice di essere, ma in realtà lavora per The Charter, che è il nome di un’agenzia di sicurezza che sta al di sopra delle altre agenzie nazionali, una sorta di gruppo mitologico di superagenti (ad ognuno viene assegnato un numero, Stone è il numero 9) che rispondono a un quartetto di capi che stanno al di sopra, o almeno così si intende, delle autorità nazionali di ogni paese.

Il problema principale non è questo, bensì quello che chiamano Il Cuore, un programma cibernetico che ha accesso praticamente a tutto il mondo – una potente intelligenza artificiale – e che, visivamente, è dislocato nello spazio come una versione gigante di quel pannello controllato da Tom Cruise in Minority Report. È gestita da un certo “Fante di cuori” (il tedesco Matthias Schweighöfer) ed è l’entità che aiuta gli agenti di The Charter a farla sempre franca perché “collabora” dicendo loro dove muoversi, chi sta attaccando alle loro spalle e una serie di altre funzioni incomprensibili. Controllato dai “buoni”, il Cuore sembra essere un aiuto fondamentale per non far cadere il mondo nel caos: ma questa è una saga d’azione e non tutti sono buoni. Diventa presto chiaro che c’è un gruppo pericoloso – altrettanto segreto e misterioso dei membri di The Charter – che sta cercando di impadronirsi del Cuore in questione. E il film narrerà la lotta per il possesso di questa IA in grado di controllare il mondo, che prevede scene d’azione in diverse città europee (una a Lisbona è la meglio realizzata, ce ne sarà un’altra in Islanda più avanti), altre nel deserto africano e  così via.

Gal Gadot in Heart of Stone

L’action ai tempi del Netflix Cinematic Universe

La scena d’apertura prepara tutta l’azione che i fan possono aspettarsi nelle due ore successive. In pochi minuti, Rachel Stone (Gadot) si lancia in un’azione di hacking tecnologico, si lancia con il paracadute, ruba una motocicletta nella neve e fa fuori diversi scagnozzi con colpi di pistola e agili mosse di combattimento. Tutto, dinamiche, storytelling, presentazione dei personaggi, è intenso fin dall’inizio per consolidare un ritmo che non permette allo spettatore di pensare troppo alla storia: dopo tutto, chi è questa agente Stone? Qual è la sua origine? E come ha fatto l’agenzia speciale per cui lavora a costruire una tecnologia così bizzarramente potente, in grado di accedere a qualsiasi sistema del mondo? Non viene spiegato nulla e in realtà potrebbe anche andare bene così: Heart of Stone non pretende di essere un film che non è, e tale consapevolezza aiuta la produzione a concentrarsi sui suoi punti di forza.

Uno di questi, è proprio Gal Gadot. Appeso momentaneamente il mantello della supereroina DC Diana Prince/Wonder Woman, l’attrice interpreta in Heart of Stone una protagonista molto forte, ma che soffre anche, si fa male, viene picchiata e ha bisogno di qualche antidolorifico qua e là per sopportare il dolore. L’attrice israeliana risulta convincente in questo ruolo action, dimostrando che un cambio di scenario può fare bene alla carriera di qualsiasi star di Hollywood. Senza troppe sorprese, Heart of Stone ricalca diversi cliché del genere, non lasciando da parte i colpi di scena su chi sta dalla parte di chi, i personaggi che tradiscono gli altri “inaspettatamente” e un cattivo (Alia Bhatt) dalla backstory appena sfiorata, ma che non convince trasformandosi rapidamente da persona ragionevole a “genio del male che vuole vendicarsi e conquistare il mondo”. A un certo punto, Heart of Stone abbandonerà ogni logica e passerà dal terreno di Bond-Bourne-Hunt a quello più supereroistico, dove i personaggi sembrano in grado di resistere a qualsiasi incidenti uscendone con pochi graffi e la spettacolarità visiva andrà contro l’ampio livello di credibilità che il film offre: il prezzo da pagare per un film che andrà in tendenza sul catalogo, ma non si imporrà nella memoria dello spettatore.

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