I Baci Mai Dati: recensione del film di Roberta Torre

I Baci Mai Dati

Una serie di sospiri accompagnano la soggettiva offuscata della statua della Madonna che apre il film premio Brian a Venezia 2010  come miglior film “che evidenzi ed esalti i valori del laicismo”. I Baci Mai Dati di Roberta Torre arriverà venerdì 29 nelle sale italiane a due anni dalla sua realizzazione e con due importanti festival alle spalle: Venezia (nella sezione Controcampo italiano) e il Sundance Film Festival.

 

I Baci Mai Dati narra le vicende di Manuela (Carla Marchese), una ragazza di tredici anni che, stanca dei disordini familiari, decide un po’ per gioco, un po’ per provocazione e un po’ per una qualche forma di convinzione di far credere agli abitanti del quartiere di aver parlato con la Madonna. Dopo lo scherno iniziale dei genitori che iniziano a rinfacciarsi le responsabilità per aver dato alla luce due figlie: una che “parla con la madonna” e l’altra che “sembra la figlia di Paris Hilton” la madre inizia a fiutare l’affare e mette in moto un grande business attorno alla presunta santità della figlia. La gente ha bisogno di sperare, ma la speranza è diversa dal “farsi prendere per il culo” come osserva la protagonista.

Il quartiere catanese di Librino fa da sfondo alla vicenda. Una vicenda siciliana ma non solo in cui i personaggi sono al tempo stesso tipici di una realtà locale (come il “biondo Librino” che caratterizza i capelli di Donatella Finocchiaro) ma anche stilizzati, personaggi fumetto, come stilizzate ed esagerate sono le scelte formali della regista. Il kitsch caratterizza oggetti e arredi legati al mondo della fede: una chiesa ridipinta di un blù elettrico in cui troneggiano statue e dipinti di dubbio gusto, cui fanno eco i gadget con la faccia della bambina “santa” voluti dalla madre.

Il colore è un tratto esuberante che caratterizza il film e che trova la sua massima espressività antinaturalistica nel salone della parrucchiera-fattucchiera interpretata da Piera Degli Esposti. Una parrucchiera che non si limita a curare l’estetica delle teste, ma che agisce magicamente anche sul loro contenuto, un’altra “spacciatrice di speranza” che viene messa in diretta relazione con la bambina. Nel finale il miracolo accade, o meglio, i miracoli accadono. Il primo è nel riavvicinamento tra madre e figlia, coronato da quei “baci mai dati” cui accenna il titolo. Il secondo apparentemente più inspiegabile è lasciato in sospeso e sorprende la stessa protagonista stanca del suo bluff.

In questo film delicato ma anche graffiante la regista (anche sceneggiatrice con Laura Nuccilli e anche produttrice con Amedeo Bacigalupo) si è avvalsa della collaborazione di attori di chiara fama e collaudatissimo mestiere come Piera Degli Esposti, Pino Micol, Donatella Finocchairo e Giuseppe Fiorello ma anche di due attrici giovanissime: Carla Marchese e  Martina Galletta al loro esordio cinematografico.

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